STANZANI
ROMA - Cinquant’anni fa, come scissione delle correnti di sinistra del Partito liberale, nasceva il Partito radicale. Nella nuova formazione confluirono elementi provenienti da Unità popolare, come Leopoldo Piccardi, gli ex azionisti Leo Valiani e Guido Calogero, intellettuali di formazione liberale o socialista, tra i quali Eugenio Scalfari, e un giovanissimo Marco Pannella (25 anni) che militava al vertice dell’Unione goliardica italiana. Sono passati 50 anni - attraverso le battaglie per il divorzio e per il «No» all’abrogazione della legge sull’aborto - e ancora oggi i Radicali non hanno cambiato pelle, osserva Sergio Stanzani (nella foto) che è stato parlamentare per 5 legislature e che oggi è il presidente del Partito Radicale Transnazionale. «Piaccia o non piaccia, ma la storia radicale è l’unica storia genuina e innovativa di questo lungo periodo». Per Stanzani le mille metamorfosi del Partito Radicale nascondono una coerenza di fondo: «Libertà, diritto e democrazia sono, anche in Italia, ancora le questioni nodali che non abbiamo mai abbandonato». Oggi i radicali, che convivono sotto l’ombrello del Partito transnazionale, hanno fatto scelte diverse. Marco Pannella ed Emma Bonino si sono lanciati nell’avventura della «Rosa nel Pugno» schierata con i socialisti di Boselli e inserita nel cartello dell’Unione. Invece, Marco Taradash e Benedetto Della Vedova (Riformatori liberali) sono andati con la Cdl. E Sergio Stanzani, che osserva questa diaspora interna da tanti anni, non si scompone: «Nella nostra storia ci sono stati altri momenti in cui l’accordo non si trovava ma siamo sempre riusciti a trovare un’azione politica in comune sui filoni preminenti. Credo, però, che la «Rosa nel Pugno» sia un contributo essenziale per il nostro Paese. Tant’è che i nostri avversari stanno facendo di tutto per farla fallire».
D. Mart.