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Pena di morte, critiche a Illy. Liguori: fa bene a non firmare

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In Quirinale le sottoscrizioni per salvare Stanley Tookie Williams

ROMA - Sarà consegnato al Quirinale oggi l’appello di «Nessuno tocchi Caino », contro l’esecuzione capitale di Stanley Tookie Williams, con tutte le firme dei governatori d’Italia, meno una: quella di Riccardo Illy, presidente del Friuli Venezia Giulia. L’associazione radicale intende chiedere al presidente Carlo Azeglio Ciampi di sfidare Arnold Schwarzenegger. O almeno di rafforzare la petizione all’ex attore, ora governatore della California, in favore della grazia a Tookie: fondatore 25 anni fa di una gang sanguinaria e ora simbolo della redenzione in carcere, candidato al Nobel per libri che insegnano come uscire dal crimine. All’indomani delle polemiche per il suo «no» a quell’appello, Illy non ci ripensa. Non teme le critiche. Né di Sandro Bondi (FI) che parla di una «decisione molto strana». Tantomeno di Sergio D’Elia segretario di «Nessuno Tocchi Caino » che lo accusa di conflitto di interessi ( Illy caffè è venduto anche in Usa). E, anzi, trova un alleato nel direttore di Tgcom , Paolo Liguori: «Se uno vuole firmare firma, se non vuole non è detto che sia a favore della pena di morte. Lasciamo la libertà a ciascuno di scegliere». E prosegue, rivolgendosi all’associazione promotrice dell’iniziativa: «Il politicamente corretto ci sta levando l’aria. Ora basta». Illy ha fatto bene, ribadisce Liguori, «perché se non se la sentiva, o era contrario, non doveva adeguarsi alla scelta degli altri. Magari io avrei firmato, ma rispetto le scelte degli altri».
Tema controverso perché, allarga il discorso il direttore di Tgcom , «c’è chi parla della pena di morte come se fosse la dimostrazione del fatto che il Paese che non la abolisce non è democratico. Soprattutto quando si parla delle esecuzioni capitali negli Usa. Ma non è così. Basti pensare alla rivoluzione francese, che viene vista come una grande svolta storica in favore della libertà. Ebbene non abolì la pena di morte. Non bisogna esagerare». E quest’ultima affermazione è rivolta proprio a « Nessuno tocchi Caino » che «spesso fa campagne coraggiose. Anche molto più coraggiose di questa contro la pena di morte negli Usa, come ad esempio quella contro le esecuzioni in Cina. Lì le fanno negli stadi. Negli Usa ci sono stati mille condannati in 29 anni, a confronto molto pochi. Ma quello che non sopporto è questo politically correct . Ormai c’è un’alluvione di campagne a basso costo».
Il giorno dopo, intanto, il presidente del Friuli Venezia Giulia, si dice «infastidito» dalle polemiche. «Ho sempre fatto e detto quello che penso - spiega -. L’azienda di famiglia non c’entra. Anche perché i boicottaggi esistono solo qui da noi». «Non ho ricevuto telefonate né di critica, né di apprezzamento - rivela -. Non muterò atteggiamento per timore di perdere voti. Sono contrario alla pena di morte, l’ho detto in tempi non sospetti, ma non amo questi metodi dirigisti. Si può anche parlare con delegazioni di quei Paesi». Il governatore dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, lo difende: «Da riformista penso che dietro il suo "no" ci sia solo un’idea diversa dalla mia».
Amareggiato D’Elia: «Noi lasciamo a tutti libertà di coscienza. Per questo a Nessuno tocchi Caino aderiscono da Pisapia di Rifondazione, al ds Salvi, a Ronchi di An. La campagna è stata coordinata da Francesca Mambro. Pietro Folena ha raccolto le firme in Parlamento. E la battaglia per Tookie non serve ad accusare gli Usa, ma a difendere i detenuti di Cina, Iran e Vietnam che insieme fanno il 98,9% delle esecuzioni».

V. Pic.

Data: 
Lunedì, 5 December, 2005
Autore: 
Fonte: 
CORRIERE DELLA SERA
Stampa e regime: 
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