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Intervento integrale di Enrico Boselli al Congresso dell’Associazione Luca Coscioni

Testo: 

3-dicembre 2005

Merito dell’Associazione Coscioni è proprio quello di aver fatto comprendere meglio il rapporto che esiste tra diritti civili e questione sociale. Tutto ciò si racchiude nella dimensione umana. Questa è la lezione che ci dà lo stesso presidente Luca Coscioni che con il suo esempio ci indica la via da seguire: far sì che attraverso il contributo della scienza e della tecnica la malattia, le disabilità, la sofferenza non impediscano di potersi esprimere.
Questo è il tema dei diritti del malato, del diritto ad essere curato e a conoscere i trattamenti terapeutici cui è sottoposto come di quello di essere tutelato dal dolore, evitando di dover sopportare atroci sofferenze.

Sono i temi della vita prima che quelli della morte.
E’ il tema dell’eutanasia che viene già praticata in condizioni di clandestinità, coperta da una coltre di ipocrisie, invece di essere riconosciuta e legalizzata. Io ho apprezzato molto per le sue coraggiose prese di posizione, un grande medico, come è Umberto Veronesi, che noi avremmo voluto alla guida di Milano, che solo le resistenze - più o meno occulte - di settori conservatori anche a sinistra hanno impedito che venisse presentato come candidato del centro sinistra a sindaco di Milano e che sentiamo vicino al nostro impegno per la difesa della laicità e della libertà della ricerca scientifica.

Noi riconosciamo che il tema dell’eutanasia non sia ancora maturato nella società italiana e soprattutto nell’ambito delle forze del progresso, a differenza di quanto accade in altri paesi del Nord dell’Europa. Noi facciamo i conti con posizioni assai più arretrate. Che l’Italia non sia un paese moderno, lo dimostra il fatto che è una notizia da prima pagina, se un ministro come Stefania Prestigiacomo si dichiara favorevole all’uso e alla diffusione gratuita dei profilattici. Ciò accade perché ancora non cade nel vuoto ma viene condivisa nel mondo politico la sostanziale avversione della gerarchia ecclesiastica all’uso del profilattico.
Persino il tema del cosiddetto “testamento biologico“, cosa ben diversa dall’eutanasia, sul quale vi sono state significative aperture anche in settori dello stesso mondo cattolico e in personalità della stessa Chiesa, al solo suo apparire nel confronto politico ha subito suscitato reazioni negative all’interno del centro sinistra.
Tiziano Treu, che rappresenta la Margherita nella cabina del programma dell’Unione, come si è appreso ieri da un articolo di Francesco Verderami sul “Corriere della Sera“, ha alzato barricate sul solo fatto che su questa questione vi fosse in una bozza preparatoria di un gruppo programmatico lcuno scandalo.
Esiste ormai un fronte cattolico integralista che fa opera d’interdizione su tutto il campo delle materie eticamente sensibili, di cui ormai fa parte a pieno titolo la Margherita.
Questa formazione, guidata da Rutelli, ha scelto di rappresentare nel nostro Paese il centro cattolico nell’Unione, invece di essere - come si riprometteva alle sue origini – il prototipo dell’Ulivo, cioè il luogo politico nel quale avvenisse la contaminazione tra riformismi diversi e fosse superato l’antico e storico steccato tra laici, credenti e non credenti, e “cattolici democratici“.
A nostro giudizio, questa mutazione genetica della Margherita, accompagnata dal cambiamento della legge elettorale, ha chiuso quella finestra d’opportunità che si era aperta con la lista unitaria dell’Ulivo per la costruzione di un nuovo partito democratico.
Noi siamo tra coloro che con maggiore pervicacia perseguiamo l’obiettivo della sconfitta del centro destra e ci opporremo a qualsiasi tentazione consociativa.
La nostra solidarietà politica con Prodi è fuori discussione. Marco Pannella, con un’espressione colorita, ha detto che saremo gli ultimi giapponesi di Prodi. La “Rosa nel pugno“ è già nel centro sinistra: si tratta solo di perfezionare dal punto di vista delle forme la sua presenza.
Voi sapete che noi come Sdi, essendo nata la “Rosa nel pugno“, non parteciperemo al Seminario programmatico dell’Unione previsto qui in Umbria.
Questa decisione non ha alcun carattere polemico. . Noi, come Sdi, ci proponiamo d’incontrare Prodi per trattare il problema con spirito di amicizia e di solidarietà politica. Del resto, al fine di evitare qualsiasi interpretazione che potesse avvalorare una nostra estraneità all’Unione, abbiamo deciso che la nostra compagna Pia Locatelli, come coordinatrice del gruppo del programma sulla politica estera, partecipi al prossimo Seminario dell’Unione.
La Rosa nel Pugno non è un problema ma una risorsa per il centro sinistra.
Questo nostro atteggiamento è, quindi, positivo e costruttivo. Non vorremmo, però, che lo si interpretasse come un comportamento remissivo.
La nostra insistenza nel difendere la laicità non è dettata dal voler far prevalere un punto di vista di parte, ma dalla consapevolezza che si tratta della grande questione che le gerarchie ecclesiastiche hanno riaperto nel nostro Paese.
Questa questione della laicità non è quindi un tema che può restare ai margini nel programma dell’Unione. La laicità non può essere una parola vuota. Il primo banco di prova per il centro sinistra è rappresentato dalla difesa della scuola pubblica. Come si sa – e lo dico a coloro che hanno accusato i socialisti di essere cambiati - noi siamo stati sempre contrari al finanziamento della scuola privata che contraddice un preciso dettato della Costituzione.
Dovrebbe essere chiaro che di certo non cominceremo nel prossimo Parlamento a votare a favore della destinazione di risorse pubbliche alla scuole private.
Con lo stesso vigore – e del resto Prodi lo ha già detto – chiediamo, come “Rosa nel Pugno“, che nel programma del centro sinistra sia scritto a chiare lettere e senza alcuna ambiguità che nella prossima legislatura il centro sinistra, se avrà la maggioranza, non rimetterà in discussione la legge sull’aborto e che non consentirà di introdurre nei suoi meccanismi una sorta di tribunale ecclesiastico, rappresentato dagli esponenti del “Movimento per la vita“, per scardinarne dall’interno l’assetto. Per noi l’aborto non è un diritto. È, invece, un diritto quello della donna ad una maternità consapevole.
Non vogliamo imporre all'unione il matrimonio per i gay, ma diritti civili per le unioni di fatto, i PACS, che non riguardano solo le coppie omosessuali, ma anche – e sono in maggioranza – quelle eterosessuali e anche puri e semplici rapporti affettivi e di amicizia tra conviventi.
Non vogliamo imporre all'unione di legalizzare oggi l’eutanasia, ma di introdurre il testamento biologico, cioè la possibilità di lasciar scritte le proprie intenzioni su come comportarsi se ci si ammala gravemente e si perde coscienza.
Non vogliamo imporre all'unione a titolo sperimentale la distribuzione legalizzata e sotto controllo medico delle droghe pesanti ai tossicodipendenti, pure appartenendo a una battaglia a livello mondiale contro il proibizionismo che alimenta le multinazionali del crimine, ma la completa ed effettiva depenalizzazione dell’uso personale delle droghe che serve ad impedire carceri piene, come accade oggi, oltre che da immigrati, da tossicodipendenti.
Noi pensiamo che oggi è più che necessario varare un provvedimento di amnistia che può dare un contributo a chiudere ormai lontani e drammatici capitoli della storia del nostro Paese e a migliorare la vivibilità delle carceri.
Non ci riferiamo ad Adriano Sofri a cui auguriamo una pronta guarigione e che speriamo di vedere presto libero a discutere assieme a noi su tanti temi sui quali abbiamo opinioni comuni e convergenti.
Chiediamo di non limitare arbitrariamente la libertà della ricerca che non è solo un attentato al diritto di espressione, ma anche un colpo inferto alla possibilità di civilizzazione e di sviluppo.
Il progresso della medicina, la diffusione del benessere economico, l’avanzamento delle condizioni igieniche e ambientali sono alla base dell’abbattimento della mortalità infantile e dell’allungamento delle attese di vita. Le grandi rivoluzioni scientifiche e tecnologiche hanno generato altre rivoluzioni sul piano economico, su quello demografico e su quello della comunicazione. Sono stati messi in crisi dogmi e pregiudizi, si è diffusa l’istruzione, si sono modificati i costumi.
Questa nuova frontiera della laicità deve essere accompagnata da un forte rinnovamento, dalla conquista di nuovi livelli di efficienza, basati su uno spirito di competizione e su un impegno di cooperazione, richiede la rottura di vecchie lobbies corporative, comporta un contrasto senza tregua alle mafie e alle criminalità, impone di porre fine al clientelismo amorale. Chi pensa che sia possibile restituire all’Italia e in particolare al Sud del nostro Paese una forte capacità di sviluppo, senza una vera e propria scossa sul terreno della cultura e della scienza, s’illude. I ritorno al clima della Controriforma mal si concilia con l’epoca attuale della globalizzazione, delle società multietniche, multireligiose e multiculturali.
Ecco perché il terreno sul quale la Rosa nel pugno si è cimentata, quello della laicità, non è un angolino nel quale si sono raccolte vecchi anticlericali irriducibili ma moderni e coerenti socialisti, liberali e radicali per raccogliere una grande sfida che riguarda il futuro del nostro Paese.

Data: 
Domenica, 4 December, 2005
Autore: 
Fonte: 
WWW.SDIONLINE.IT
Stampa e regime: 
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