Tecnicamente la direttiva Bolkestein, approvata dalla Commissione Europea il 13 gennaio 2004, è in dirittura d'arrivo: prima il giudizio della commissione per il Mercato interno, che dovrà esprimersi sulla pioggia di emendamenti e poi, a gennaio, la direttiva sarà discussa e votata dal Parlamento in sessione plenaria.
Le aspettative, le polemiche e le proteste non si placano. Per molti la Bolkestein è nei fatti un pericoloso provvedimento che attacca lo Stato sociale e i diritti dei lavoratori nell'intera Unione Europea. Un progetto, sostengono sempre i detrattori, che favorisce la privatizzazione «selvaggia» e che riduce drasticamente la possibilità di intervento e il potere delle autorità locali e nazionali, private anche della facoltà di impostare linee di politica economia e sociale.
Per i favorevoli, pur con una marea di distinguo, la Bolkestein frena la burocrazia, elimina i vincoli alla competitività e sprona la concorrenza e il bisogno di innovare. Secondo la direttiva Bolkestein chi fornisce un servizio è soggetto alla normativa del proprio Stato di provenienza anche quando opera in un Paese diverso. Ed è proprio in questo caso che molti professionisti, ingegneri in prima fila, non hanno nascosto perplessità e preoccupazioni. Per esempio, ancora non è chiaro se le tariffe professionali da applicare saranno quelle del Paese d'origine oppure quelle dove i servizi saranno erogati.
L'Europa del mercato, della competizione, delle tutele dei diritti e, soprattutto, della ricerca e formazione. Certo che vengono i brividi di fronte all'indagine dell'Università di Castel Sant'Angelo: sono quasi sei milioni (il 12 per cento della popolazione) gli italiani analfabeti o senza alcun titolo di studio e i laureati sono solo il 7,5 per cento (circa quattro milioni). «Fondamentale - ha sostenuto Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria - è una forte iniezione di concorrenza nel Paese. Concorrenza a 360 gradi nell'economia, nelle professioni, nelle banche, nelle università, nei servizi. Concorrenza che vuol dire meritocrazia di cui abbiamo tanto bisogno. Dobbiamo uscire dalle lobby delle professioni e fare sforzi per la privatizzazione e la liberalizzazione». Per imboccare questa strada occorrerà un serio ritocco alle cifre di Castel Sant'Angelo.