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L’Antitrust: professionisti troppo cari

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L’Autorità per la concorrenza invoca la riforma: «Abolire vincoli e privilegi»

ROMA «Ingiustificati privilegi». Non si dilunga in perifrasi l’Autorità per la concorrenza e il mercato: i professionisti in Italia sono privilegiati e bisognerebbe approvare al più presto una riforma. Così è scritto nella relazione dell’Antitrust sulle professioni inviata al Parlamento e al governo. La relazione segnala che sono passati ormai dieci anni da quando la questione è stata posta per la prima volta dall’Antitrust. Nel frattempo ben poco è cambiato.
La questione è quella, ben nota, degli ordini professionali e delle regole che impedirebbero la concorrenza fra avvocati, notai, commercialisti, architetti e altre categorie di liberi professionisti. Secondo l’Autorità, «in Italia esiste una regolamentazione normativa in molti casi sproporzionata», che «limita l'accesso al mercato» e « ne riduce l'efficienza complessiva a danno dei consumatori».Anzi, i codici che regolamentano il settore contengono norme in cui «la concorrenza viene vietata ovvero considerata un disvalore». Conclusione: una riforma è ormai «improcrastinabile».
La relazione del Garante antitrust è frutto di due anni di lavoro, compresa una serie di incontri con i rappresentanti degli ordini professionali. Ne è emersa, in molti casi, la disponibilità dei professionisti a modificare le regole ritenute obsolete: più che gli ordini, a quanto pare, sono i legislatori a dimostrare una tendenza alla conservazione e alla difesa di rendite di posizione.
Scrive l’Autorità presieduta da Antonio Catricalà: «Occorre uno sforzo in termini di dialogo da parte di tutti i soggetti interessati. Ma se l'attività di confronto non dovesse condurre a risultati soddisfacenti, l'Autorità potrà valutare la possibilità di utilizzare, nelle ipotesi di lesione della concorrenza, i poteri di intervento istruttori che la legge le riconosce». L’Antitrust cioè potrebbe arrivare a un intervento di forza, ordinando la «disapplicazione» di norme che contrastano con il diritto comunitario.
Ma quali sarebbero i «privilegi» da abolire? Vediamoli.
Le tariffe minime. Secondo l’Antitrust bisogna eliminare le «tariffe predeterminate inderogabili». Cioè i prezzi minimi fissati dagli ordini e sotto i quali i professionisti non possono scendere. Un sistema che evidentemente riduce la concorrenza e impedisce una riduzione dei prezzi per i cittadini e le imprese. Qualche anno fa l’Antitrust ha calcolato che in Italia la spesa per le prestazioni dei liberi professionisti rappresenta il 6% (con picchi del 9%) dei costi sostenuti dalle imprese che esportano e penalizzano la competitività dei nostri prodotti sui mercati internazionali.
Vincoli normativi . L’Autorità denuncia l’eccesso di regolamentazione. La casistica è molto varia: si va dalla certificazione obbligatoria di certi atti notarili al divieto di vendere medicinali da banco (quelli che non richiedono ricette) fuori dalle farmacie.
Accesso alla professione. Il Garante sottolinea che diventare notaio, avvocato, architetto o ingegnere è troppo difficile. Si sa che per alcune professioni l’iscrizione all’albo diventa spesso un sistema per instaurare un implicito numero chiuso: gli esami d’ingresso respingono talvolta anche gli idonei mantenendo così costante il numero dei nuovi iscritti (fenomeno diffuso soprattutto in alcune città). Nella relazione dell’Antitrust si sollecita inoltre l’eliminazione dei vincoli che limitano la nascita di grandi studi professionali in forma societaria.

di PIETRO PIOVANI

Data: 
Domenica, 20 November, 2005
Autore: 
Fonte: 
IL MESSAGGERO
Stampa e regime: 
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