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«Manderò i carcerati a lavorare nelle strade»

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L'idea è del direttore-assessore Sbriglia: «Potrebbero imparare un mestiere»

Squadre di detenuti al lavoro nelle strade cittadine. L'idea è di Enrico Sbriglia, direttore della casa circondariale del Coroneo nonché assessore comunale alla Sicurezza e all'ordine pubblico, che intende offrire così un possibile sbocco alla protesta dei carcerati che è continuata anche ieri. Non si tratta, ovviamente, di mandare i detenuti ai lavori forzati per punizione.
Al contrario Sbriglia vorrebbe offrire maggiori opportunità di formazione professionale di quante ne possa concedere oggi. «L'impossibilità - spiega il direttore del carcere - di soddisfare tutte le richieste di corsi interni di qualificazione professionale è, insieme al sovraffollamento delle celle, il maggiore problema che abbiamo nella casa circondariale triestina». Da qui l'intenzione di Sbriglia di «indire nuovi corsi interni per muratori e manutentori, e di chiedere a Comune, Provincia e agli altri enti interessati di poter utilizzare squadre di manodopera carceraria, sia per la manutenzione delle strade che del verde pubblico».
Intanto, come si diceva, la protesta dei carcerati cominciata martedì (come anche in numerose prigioni della penisola) per chiedere migliori condizioni di vita e la promulgazione di un decreto di amnistia e indulto è continuata anche ieri. In particolare per la seconda notte consecutiva un gruppo di detenuti ha protestato percuotendo le sbarre delle celle con le stoviglie e esponendo alcuni striscioni all'esterno delle finestre delle celle, uno dei quali è stato anche incendiato.
Alla protesta di questa notte ha partecipato un numero di detenuti superiore a quello di martedì anche se da parte della direzione del carcere non state fornite cifre precise. Non sono stati segnalati incidenti o problemi di sicurezza all'interno del carcere. Ieri, comunque, giornata di visite, i colloqui si sono svolti normalmente.
La protesta viene definita dallo stesso Sbriglia «generalizzata»: «Le rimostranze - spiega - riguardano il 41 bis e il 4 bis, assieme a motivazioni più tradizionali, dal sovraffollamento alle condizioni di detenzione fino alla richiesta di un'amnistia». «Tuttavia - continua Sbriglia - rispetto al passato l'atteggiamento, qui a Trieste, mi sembra un po' diverso: manca un coordinamento e non c'è, come accaduto altre volte in passato, una rappresentanza che si faccia portavoce della protesta avanzando richieste specifiche».
Nel carcere del Coroneo sono detenute attualmente circa 200 persone, a fronte delle 120 che dovrebbe essere in grado di ospitare. Ciò implica, a detta dello stesso direttore, numerose situazioni di disagio, con celle in cui vivono stipati fino a sei detenuti anziché i due previsti. Il 65 per cento della popolazione carceraria triestina è composta da extracomunitari, in massima parte provenienti dall'Europa dell'Est, e il restante 35% da italiani, il 20% dei quali tossicodipendenti.
«A parte il sovraffollamento - ha detto il direttore del carcere - il problema maggiore è non riuscire a soddisfare tutte le richieste di lavoro; organizziamo corsi di qualificazione in grado di fornire un impiego stabile, una volta scontata la pena, a una decina di detenuti all'anno, ma le richieste di partecipazione sono molte di più; se potessi soddisfarle le condizioni di vita dei detenuti migliorerebbero sensibilmente».
Tornando alla protesta in corso, il Libero sindacato di Polizia (Lisipo) giudica «fuori luogo ogni protesta dei detenuti per ottenere l'indulto, l'abolizione dell'ergastolo, l'abolizione del 41 bis ecc». Secondo il Lisipo «le carceri devono essere vivibili, ma chi si è macchiato di reati, soprattutto gravi, deve scontare la propria pena sino all'ultimo giorno».
p.s.

Data: 
Giovedì, 12 September, 2002
Autore: 
Fonte: 
IL PICCOLO - Trieste
Stampa e regime: 
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