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De Michelis: «Il bipolarismo non c'è più»

Testo: 

«Lo capiremo tutti alle elezioni. Se il centrodestra perde, il giorno dopo svanisce la Casa delle Libertà»

Venezia
Realista, come sempre. Pragmatico, come sempre. Acuto, come sempre. Provocatore, come sempre. Gianni De Michelis, immutabilmente redivivo a una dozzina di anni dalle disavventure di Tangentopoli - un fiume di soldi e di finanziamenti illeciti - porta un garofano rosso infilato all'occhiello della giacchetta e sentenzia che il sistema bipolare in Italia è morto. Con o senza nuova legge. Basta leggere i riferimenti al "tridente" Berlusconi-Fini-Casini. Guarda nella sfera di cristallo della politica e non esclude che la Casa delle Libertà possa cambiare perfino la punta principale, ovvero il Cavaliere in vista delle elezioni. Non fa nomi, ma disegna scenari possibili che preconizzano il crollo del centrosinistra vincente ancor prima che possa essere nominato il governo. Ovvero al momento di eleggere il nuovo presidente della Repubblica. In questo mondo di macerie maggioritarie e di speranze proporzionali, il garofano che fu già di Bettino Craxi potrebbe attecchire. Da che parte, centro-destra o centro-sinistra, lo dirà solo la convenienza del Nuovo Psi. Ovvero l'interesse (politico), come sempre.

Dove condurrà il Nuovo Psi?

«La rotta non la cambio, anche perché è finito il bipolarismo bastardo all'italiana, nato dopo Mani Pulite e che è stato consustanziale alla nostra fine. Quel bipolarismo non fa bene al Paese. È una fase finita per sempre».

In che senso?

«Tutto è in movimento. Oggi leggiamo sui giornali che la Casa della Libertà è in realtà un "tridente". Ma non siamo neppure sicuri che il tridente di oggi avrà domani le stesse punte e non sono nemmeno più sicuro che non cambierà la parte più importante del tridente».

Sta dicendo che Berlusconi si farà da parte?

«Dico che con la riforma elettorale e un numero di seggi prefissato per chi vince, aumenterà anche la competizione tra Berlusconi, Fini, Bossi e Casini, ovvero tra i leader. E mentre Berlusconi era irrinunciabile quale candidato premier in un sistema bipolare, con un sistema proporzionale potrebbe fare anche qualche conto e tenersi in posizione più defilata».

Tremonti al suo posto?

«Non entro su questo terreno».

Pensa che Berlusconi potrebbe preferire il Quirinale?

«Io so che il bipolarismo non c'è più e lo capiremo tutti pochi giorni dopo le elezioni, quando si farà il presidente della Repubblica, ancora prima della formazione del nuovo governo».

Cosa accadrà?

«Se perde la coalizione del centrodestra, il giorno dopo non ci sarà più la Casa delle Libertà».

È per questo che Tremonti ha lanciato l'idea di una Grande Coalizione?

«Era un'idea di cui io parlavo da mesi, lui se ne è appropriato e l'ha rilanciata in un'intervista. Che lo dica il Numero 2 di Forza Italia mi sembra indicativo del fatto che tutto è in movimento, oltre il bipolarismo. Infatti An e i Ds si sono subito schierati contro».

Ma come fa a sfaldarsi un centrosinistra vincente?

«Voglio vedere se riuscirà a proporre per la Presidenza della Repubblica un candidato condiviso da tutti che possa reggere al voto prima ancora che sia stato formato il governo».

Insinua che servirà una Grosse Koalition sulle ceneri del bipolarismo?

«Suppongo che per eleggere il presidente della Repubblica servirà una Grande Coalizione».

Potrebbe già essere aperto al centro un tavolo di trattativa trasversale in vista dell'elezione per il Quirinale?

«Non dico questo, ma so che quella sarà la prima prova del nuovo Parlamento, dopo le elezioni politiche, prima ancora che sia nato il governo».

Pare di capire che lei si auguri allora un rimescolamento delle carte. Ma nel frattempo voi cosa farete?

«Rilanceremo con Boselli e Pannella per correre assieme con i simboli della rosa e del garofano. L'obiettivo dell'unità socialista rimane valido, come identità e possibilità di riportare il riformismo socialista al centro del sistema politico in Italia».

Da che parte?

«Anche con il centrosinistra se serve. Rispetto al bipolarismo, con il proporzionale non ha più senso una contrapposizione di campi. Ciascuno sta per sè. E si prepara, a seconda che vinca o perda uno schieramento, a fare i propri interessi».

Se Boselli dice di no?

«Allora saprà che sulla scheda ci sarà il simbolo del garofano. È un impegno che prendo formalmente in questo momento di grande confusione».

Bobo Craxi ha già fatto quella scelta.

«Lasciamo che questi compagni vadano per la loro strada. La grande maggioranza del partito è rimasta con noi. In politica mai nulla è finito, la vita continua, anche se il colpo è stato duro. A Boselli e Pannella chiediamo invece di scegliere se stare con noi. Le scelte di schieramento vanno fatte poi. È una sciocchezza chiedere oggi se stare di qua o di là».

Una sintesi?

«Né con Prodi, né con Berlusconi. Ma poi so che posso allearmi agli uni o agli altri».

Giuseppe Pietrobelli

Data: 
Lunedì, 14 November, 2005
Autore: 
Fonte: 
IL GAZZETTINO
Stampa e regime: 
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