Mastella: grave piegarsi ai radicali. Diliberto: una forzatura. Casini: rigurgito laicista che non c’entra con la laicità dello Stato
«Abolirlo? Non è nel programma né lo sarà». Bertinotti: io sto con Boselli
PALERMO - Poche parole, ma nette e inequivocabili: «Il Concordato è un tema che non è e non sarà all’ordine del giorno del programma dell’Unione». Romano Prodi spazza via dall’orizzonte del centrosinistra la richiesta avanzata venerdì da Enrico Boselli: il segretario dello Sdi aveva sollecitato un «superamento» dei Patti Lateranensi, ponendolo come tema centrale non solo del nascente polo radical-socialista, ma della coalizione tutta. Dal Professore arriva però un secco altolà.
LA FESTA DC - Eppure Boselli ci aveva sperato, confidando nella vocazione «cattolico liberale» di Prodi. Lui invece ha subito depennato dall’agenda di governo una questione che nell’Unione ha sollevato un vespaio di polemiche. Vero è che ieri non avrebbe potuto pronunciare parole diverse: il Professore era infatti a Palermo per soffiare sulle cento candeline di Giuseppe Alessi, padre dello statuto autonomista siciliano ma soprattutto figura centrale della Democrazia cristiana, di cui nel dopoguerra contribuì a redarre lo statuto e a convocare il primo congresso. Il convegno è dedicato al cattolicesimo popolare e Prodi sta seduto vicino a Oscar Luigi Scalfaro e al vescovo di Monreale Cataldo Naro, in un tripudio di bandiere scudocrociate. Certo, applaude convinto quando Leoluca Orlando dice «diamo a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare» e lui stesso spiega che «il riformismo laico e quello cattolico devono unirsi per dare al Paese la forza di cambiare». Ma insomma, l’atmosfera è quella che è.
TENSIONI E PROTESTE - «Il lavoro di omogeneizzazione sta dando frutti veri e il programma dell'Unione sarà certamente comune» dichiara Prodi. Come sia possibile amalgamare le istanze radical-socialiste con quelle del resto della coalizione è però ancora tutto da capire e infatti nell’entourage del Professore le previsioni non sono affatto ottimistiche: si teme che Pannella e compagni stiano «cannibalizzando» lo Sdi per far saltare ogni ipotesi di accordo e terremotare l’Unione. Clemente Mastella lo dice chiaro e tondo: «È grave che la nobile tradizione socialista si pieghi ai Radicali e al loro anticlericalismo» si legge in una nota dell’Udeur e persino Oliviero Diliberto parla di «forzatura per seminare zizzania». La Margherita marcia compatta contro Boselli e pure i Ds ribadiscono la loro netta opposizione, solo Fausto Bertinotti abbraccia la richiesta dello Sdi: «Io dico libera Chiesa e libero Stato, perché ognuno possa regolare la propria esistenza autonomamente». Nel coro di proteste del centrodestra si leva la voce di Pier Ferdinando Casini: «A volte si parla di invadenza della Chiesa, ma questa proposta, di cui penso malissimo, dimostra il contrario. Parlare di revisione del Concordato significa introdurre nuove e surrettizie divisioni di cui non si sente il bisogno», spiega il presidente della Camera tuonando contro «un rigurgito laicista che nulla ha a che fare con la laicità dello Stato».
Insomma, un fuoco di fila che però non smuove Boselli: «Non penso di aver detto una cosa scandalosa. In questi mesi la Cei è intervenuta massicciamente nella politica italiana - ribadisce davanti alla platea del congresso radicale -. Così si apre fatalmente un problema nei rapporti Stato-Chiesa e si dimostra che il Concordato non è più in grado di regolarli».
Livia Michilli