RIFORMATORI LIBERALI, UN SALMONE PER SIMBOLO
di Benedetto Della Vedova
Al direttore
Riformatori Liberali, Il soggetto politico nella Cdl e per la Cdl, promosso con Marco Taradash, Peppino Calderisi,Carmelo Palma e tanti altri, prende le mosse da alcune radicate convinzioni e da un’ambizione.
La prima convinzione è che l’Italia abbia necessità e urgenza di riforme liberali e liberiste per uscire dalle difficoltà in cui ancora si trova. Ci sono equilibri consolidati e posizioni di rendita e privilegio che vanno combattutti puntando sul mercato e sul binomio libertà/responsabilità delle persone.
La seconda convinzione è che questo centrosinistra guidato da questo leader sia attrezzato per gestire la continuità di questo sistema italiano, non per promuovere una stagione di riforme.
La sinistra di Prodi, Bertinotti e Diliberto non può che essere conservatrice; nulla a che fare con quella di Tony Blair.
La sinistra italiana resta, ad esempio, vittima dell’ipoteca sindacale. A noi è sembrato assurdo che nel dibattito estivo sulle ragioni delle difficoltà in cui si dibatte l’Italia siano stati tirati in ballo tutti i poteri, forti o meno forti, ma nessuno abbia messo in discussione il ruolo e il potere abnorme cheil sindacato italiano, nella sua azione politica, ormai preminente su quella sindacale, esercita nel nostro paese. Tra le tante anomalie, possibile che nessuno citi più quella che siamo il paese più sindacalizzato al mondo? Con un sindacato che sempre più è la lobby dei pensionati e sempre meno fa il proprio mestiere, quello di difendere e promuovere i lavoratori più deboli.
La terza convinzione è che, viceversa, il destino riformatore e liberale sia quello segnato per una Casa delle libertà che voglia tornare a essere il punto di riferimento per la maggioranza degli italiani.
La quarta convinzione riguarda la scelta giusta del governo Berlusconi di schierare l’Italia al fianco della politica del presidente Bush e di Blair per promuovere libertà e democrazia, intese come fondamenti irrinunciabili delle politiche di sicurezza.
Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ha detto al Congresso che i veri resistenti iracheni sono i milioni di cittadini che hanno votato e, sottinteso, non quelli indicati all’eurodeputata Gruber… ma se fosse stato per Fassino e per la sinistra italiana, in Iraq non ci sarebbe stata nessuna libera elezione.
La quinta convinzione è che nella Casa delle libertà le nostre idee e le nostre proposte (in particolare sui temi economico-sociali, sulla politica internazionale e sulla giustizia) abbiano piena cittadinanza e possano entrare nella discussione programmatica, anche quando l’orientamento finale fosse un altro (cosa che a sinistra non potrebbe accadere). Ma c’è anche la convinzione che sui temi etici la nostra posizione di laici, aperti al dialogo ma laici, è diversa da quella espressa dalla maggioranza degli eletti della Cdl, ma corrisponde alle aspettative di molti elettori che vogliono continuare a votare Cdl, pur avendo sui pacs posizioni più vicine alle nostre, che siamo favorevoli, che non a quelle di molti esponenti cattolici della coalizione. E, da ultimo ma non di minor importanza, c’è la convinzione che la ledership della Cdl abbia piena disponibilità a valorizzare una presenza riformatrice, liberale e radicale.
L’ambizione invece è quella di contribuire a un rafforzamento dell’area liberale, laica, radicale, riformatrice dentro la Cdl. Vogliamo contribuire a rilanciare quello spirito riformatore che nel 1994 e poi nel 2001 ha assicurato la vittoria alla coalizione guidata guidata da Silvio Berlusconi. Vogliamo dare un punto di riferimento in più agli elettori più giovani che scelgono per se stessi la libertà e la responsabilità e rifiutano il paternalismo assistenzialista, atteggiamento maggioritario a sinistra.
Sappiamo che nel centrodestra e in particolare in Forza Italia le istanze liberali sono sempre state e sono presenti, così come in molte iniziative del governo. Ma noi
crediamo che su questo fronte vi sia da fare ancora di più. Naturalmente, la nostra iniziativa è stata accelerata dalla decisione di Radicali italiani di puntare alla creazione di un nuovo soggetto politico con lo Sdi che si collochi nell’Unione prodiana.
Una scelta che noi non abbiamo condiviso.Ma se le scelte sulla politica italiana tra noi e Marco Pannella sono quindi chiaramente contrapposte, la nostra iniziativa
non ci impedirà di proseguire la nostra militanza nel Partito Radicale Nonviolento, Transpartito e Trasnazionale, un soggetto che non si presenta alle elezioni e a cui aderiscono parlamentari di tutti gli schieramenti politici e di molti paesi.