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CHIESA E PACS - I VALORI DEI LAICI

Testo: 

di ALCIDE PAOLINI

La proposta di introdurre i Patti civili di solidarietà per le coppie di fatto ha prodotto, da parte delle gerarchie ecclesiastiche, una reazione talmente sproporzionata, rispetto al problema, che nessuno, credo, se la sarebbe aspettata. Anche perché una reprimenda del genere non si era mai verificata in precedenza nei paesi dove tale proposta è già stata realizzata. A parte in Spagna, dove però si è trattato di provvedimenti di tutt’altra portata, che nulla hanno che fare con quello di cui ha parlato Prodi. Ci si domanda cosa possono pensare quelle coppie di fatto cattoliche (gay comprese e ce ne sono) di fronte a un attacco di tale intensità, per una proposta che consentirebbe semplicemente anche a esse di godere di alcune garanzie.
Di godere almeno di una minima parte di quelle garanzie che sono alla base della convivenza civile e sociale. Davvero non si riesce a capire dove starebbe il pericolo per le famiglie regolari, visto che i Pacs riguarderebbero solo le coppie già collaudate (il periodo è da stabilire). E non potrebbero estendersi a coloro che si proponessero di convivere ex novo.
Ancor più inaccettabile appare il comportamento di quei politici che ne hanno approfittato per insultare e sfottere Prodi e chi la pensa come lui. Si è scritto di un’esaltazione del laicismo di Stato, come si trattasse di una cosa ripugnante, sconveniente, antidemocratica. Infine ad andarci di mezzo è stato perfino il nostro presidente della repubblica, al quale è stato rimproverato di aver preso a pretesto il giorno delle celebrazione di Porta Pia per sottolineare il suo orgoglio per la conquista dello Stato laico. Insinuando che avesse scelto proprio il 20 settembre, per rispondere al clamoroso intervento del cardinal Ruini.
Nel quale intervento, peraltro, il cardinale non si è limitato a osteggiare duramente i Pacs, ma ha anche affermato che essi sono incostituzionali, dimenticando evidentemente che esiste una Corte costituzionale deputata all’uopo. E, già che c’era, per difendere il governatore della Banca d’Italia il cardinale è andato un po’ fuori delle righe, deplorando l’uso delle intercettazioni telefoniche, mettendo in tal modo in guardia anche i magistrati nell’esercizio delle loro funzioni.
Viene da credere che le gerarchie ecclesiastiche, o almeno una parte di esse, preso l’abbrivio dal risultato del referendum sulla fecondazione assistita e, se vogliamo, come ho già scritto, dal successo di Bush che, come pensano in molti, sarebbe dovuto al suo ostentato ricorrere a Dio nei suoi interventi, non si rendono conto che insistere su questi argomenti (rivolgendosi ai cittadini italiani nel loro complesso, non ai fedeli, sia chiaro) non è la politica migliore, perché non fa altro che acuire un contrasto che fino a ieri, vale a dire fino a Papa Wojtyla, non sembrava così pesante.
Si è obiettato che esiste la libertà di parola anche per i vescovi. Già, ma un’alta carica religiosa ha anche il dovere, politicamente, dell’opportunità, nell’interesse suo, della Chiesa e di tutti. Altrimenti, di questo passo, dettando legge su ogni proposta, idea, problema che tocchi temi civili, etici o politici (l’ultimo è quello sulla pillola Ru486), la sensibilità laica dei cittadini che credono nell’esercizio della democrazia finirà per reagire: le posizioni si irrigidiranno, gli animi si accenderanno, il dibattito degenererà e ogni soluzione diventerà impraticabile, con strascichi imprevedibili. È questo che si vuole? Speriamo di no.
Se al contrario, a proposito dei Pacs, si trattasse soprattutto di una diversa interpretazione della proposta, come da parte di qualche esponente di peso della gerarchia ecclesiastica è stato detto, perché non si è aspettato, prima di lanciare anatemi, che essa fosse espressa compiutamente? Nel qual caso i rilievi, se legati a punti non chiari del provvedimento, sarebbero potuti essere oggetto di una pacata discussione, consentendo a ciascuno di decidere con cognizione di causa.
Nel nostro paese, a parte lo scontro in atto tra due parti politiche che non riescono (anzi, non possono) a trovare un linguaggio comune, a causa di un premier che ha ormai perso il suo appeal anche presso i suoi sostenitori ante marcia, in ragione della sua smodata autoreferenzialità, dovremmo far sì che almeno in fatto di problemi civili il rapporto tra le alte gerarchie della Chiesa e i cittadini laici rientri nei suoi giusti argini, consentendo a tutti di esprimere le proprie convinzioni, senza ricatti di alcun genere.
Perché quando il rapporto politico-religioso si acuisce, il rischio che si corre è tra i più gravi e non conviene a nessuno. Niente embrassons nous, per carità, né inciuci, ma un serio confronto, senza messe all’indice. In proposito, la recente contestazione da parte di alcuni studenti al cardinal Ruini non è certo stata una bella cosa, ancorché limitata a una manifestazione perfino rispettosa al confronto di quelle politiche; ma è anch’essa una spia che sarebbe il caso di valutare consapevolmente. È questo il brodo di coltura degli estremismi.

Data: 
Lunedì, 26 September, 2005
Autore: 
Fonte: 
MESSAGGERO VENETO
Stampa e regime: 
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