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Radicali-Sdi, un’Unione di anticlericali

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Nel congresso a Fiuggi tutti d’accordo nell’attaccare «la compagnia dei talebani del Vaticano»

di SILVIA SALTARELLI FIUGGI — «Siamo minacciati dalle barbarie misticiste». Così dice Pannella e scatta l’ovazione alla convention dei Radicali e Socialisti delo Sdi ormai quasi uniti tra loro e pronti ad entrare nell’Unione. Ma ora l’anticlericalismo, che da Pannella a Boselli è diventato il leit motiv di questa nuova alleanza, in vista delle elezioni riuscirà a contagiare perfino Romano Prodi che dell’Unione è il leader? Di sicuro i Ds - ieri Vannino Chiti è venuto qui a Fiuggi e oggi Fassino sarà ospite «graditissimo» - stanno spingendo, come si è già visto sui referendum sulla procreazione assistita, sul pedale dell’orgoglio laico. E le prime resistenze di Prodi nei confronti dell’accordo con i mangiapreti radicali («Hanno bisogno di un po’ di purgatorio prima di essere ammessi nel nostro schieramento») già stanno venendo meno per effetto della mediazione della Quercia. La quale sta cercando di convincere il Professore che quel 4% che possono raccogliere Sdi, Nuovo Psi e Radicali è preziosissimo. E Prodi infatti ha subito rettificato se stesso: «Noi non vogliamo transfughi in cerca di poltrone, ma se interi partiti prima delle elezioni decidono di cambiare schieramento, questa è una questione politica di tutto rispetto e noi siamo pronti a discuterne». Non tutti sono convinti. Sembrava piuttosto sgomento, ieri a Fiuggi, un cattolico ed ex democristiano ora nella Margherita, Renzo Lusetti, mentre dal palco Pannella e tutti gli altri attaccavano il presidente della Cei, il cardinale Ruini, e il resto della «compagnia dei talebani del Vaticano». Dice Lusetti: «Questo è un vetero anticlericalismo anni ’50». E fa impressione immaginare che Romano Prodi, il cattolico moderato le cui nozze furono celebrate da Ruini e che si autodefinisce un «cattolico adulto», abbia trovato nei Radicali i nuovi compagni di strada per vincere le prossime elezioni politiche. Emma Bonino però non dà per sicuro il definitivo via libera prodiano all’alleanza tra i laico-socialisti e l’Unione: «Prodi è ancora troppo condizionato dalle gerarchie vaticane». E poi aggiunge: «In Italia c’è un ingerenza pesante della Chiesa. Non è colpa delle gerarchie ecclesiastiche ma della debolezza della classe politica». Sarà d’accordo pure Prodi? Vedremo. Ma basta ascoltare qualsiasi capannello laico-socialista alla convention Radicali-Sdi per registrare il ragionamento elementare: «I Ds vogliono l’accordo con i Radicali e Prodi finirà per avallare ancora una volta i desideri del suo vero partito sponsor. In realtà, con buona pace delle formule più o meno spiritose (e ci riferiamo alla "Ru-Ru": cioè alla totale consonanza tra Rutelli e Ruini), anche il leader della Margherita si è espresso proprio ieri a favore della nuova alleanza con quelli che si autodefiniscono - parole di Pannella - gli ultimi resistenti contro la deriva clericale che sta prendendo la politica italiana». L’accordo è pronto. Il Professore è più o meno convinto. Pannella è imprevedibile e quindi potrà succedere di tutto, però sia nei Ds sia nella Margherita si giudica irrinunciabile l’apporto elettorale della nuova «cosa» social-libertaria. Certo è che il leader storico dei Radicali sembra tenerci proprio a stringere questo patto. E infatti ci lavora da tempo, tesse e si impegna in quella che definisce «una vera fatica quotidiana» a cui Prodi però reagisce «muovendosi in maniera splendida». Qualche problema rimane. Mastella per esempio. Con il cattolico e antiradicale per eccellenza come la mettiamo? Un esponente dello Sdi ha la risposta: «Basta che al momento dell’assegnazione dei collegi, Prodi gli faccia qualche regalino in più. Per tacitare Clemente». Il quale per adesso non è disposto a tacitarsi affatto e infatti anche ieri l’Udeur ha continuato a sparare sull’accordo. Così come ha fatto il prodiano Franco Monaco. Si tratta di autentici stop oppure è solo un gioco delle parti? Bertinotti ha mandato un emissario, Alfonso Gianni, per siglare l’accordo a nome di Rifondazione. E ha esordito così: «I ragazzi di Siena hanno fatto bene a contestare Ruini» e l’assemblea ha risposto con un applauso. Sull’argomento interviene pure Enrico Boselli, il leader dello Sdi, che prende le distanze dai giovani contestatori ma solo per rilanciare: «Se Ruini fa il politico gli può capitare di essere contestato come un politico». Ora si tratterà di vedere se l’anticlericalismo entrerà a far parte del programma dell’Unione. Qui è il Prodi-Zapatero quello che hanno in testa tutti. La Bonino sembra la più scettica. Ma l’intesa totale o quasi con Fassino, cementata dalla comune battaglia sulla procreazione, è una solida base su cui costruire altro. La posizione di Prodi sui Pacs è un altro terreno di incontro tra il «cattolico adulto» e i paladini del laicismo. E infatti anche Daniele Capezzone nel suo nuovo stile unionista – conciliante e riservato - parla con ammirazione «della tenuta di Prodi sui Pacs». Se poi qualcuno dentro l’Unione dissente dal patto con i laico-radicali ecco i Ds fare muro. «Nessuno può porre veti», avverte Vannino Chiti. Oggi arriva Fassino. Ma nel corpo dell’Unione restano perplessità di fondo: «Il rischio - dice Lusetti - è che l’anticlericalismo così spinto se ci porta un voto a favore ce ne sottrae altri tre». Calcoli che certamente in queste ore sta facendo anche Romano Prodi e che lo spingono esattamente come nel caso della procreazione assistita a un atteggiamento tra l’ondivago e l’imbarazzato.

Data: 
Lunedì, 26 September, 2005
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Fonte: 
IL TEMPO
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