Il leader del Nuovo Psi contestato a un convegno del partito, che invece applaude Bobo Craxi: la campanella per noi al governo è suonata da tempo
«Addio Cdl, questa è casa mia». Pannella: realizzo l’impegno che mi affidò Bettino
FIUGGI - È un abbraccio fra socialisti che si ritrovano. «Questa è casa mia», proclama Gianni De Michelis mentre posa per i fotografi accanto a Enrico Boselli. Che assicura: «Con l’unità non ci saranno socialisti di serie A che sarebbero quelli da sempre schierati a sinistra, e socialisti di serie B, che sarebbero quelli che provengono dal centrodestra». Sullo sfondo Marco Pannella gongola, felice di aver realizzato quell’impegno «che mi affidò Craxi»: rimettere insieme gli spezzoni del socialismo.
Da tempo De Michelis manifestava segni di insofferenza verso la Casa delle Libertà. Ora ha passato il Rubicone. Veleggia deciso verso l’Unione accettando di avere per compagni i radicali e i vecchi amici dello Sdi. La svolta decisiva è maturata l’altro giorno. «Ho partecipato alla riunione della Cdl e mi sono reso conto che non c’è rimedio. Hanno imboccato una strada che non porta da nessuna parte».
Allora, se con Berlusconi non c’è più dialogo, meglio traslocare a sinistra. «Lì è la nostra collocazione naturale. Nel centrodestra era una posizione anomala. L’avevamo scelta nella speranza di conseguire obiettivi che si sono rivelati impossibili». De Michelis parte dalla convinzione che «il sistema bipolare è un fallimento, sta andando in pezzi». L’unità dei socialisti insieme coi radicali gli sembra che possa giocare un ruolo propulsivo in un momento di crisi.
A patto che siano garantite «identità e autonomia». E cioè, andiamo a sinistra, ma non vogliamo rinunciare alla nostra storia e alla libertà di dissociarci, se necessario, da scelte che non ci convincono. Manca per ufficializzare il passaggio di campo l’avallo del congresso che il Nuovo Psi terrà fra un mese: «Dovremo convincere il mezzo milione di nostri elettori a seguirci». Ma intanto i parlamentari sembrano compatti nel voler abbandonare il centrodestra. Con De Michelis è venuta a Fiuggi, dove si celebra la grande riunificazione, anche Chiara Moroni. E oggi è atteso Bobo Craxi.
Già ieri Craxi, a un convegno da lui organizzato a Roma con Rino Formica, ha chiarito come la pensa. All’inizio Berlusconi gli era sembrato una grande promessa. Ne è rimasto deluso, così è assurdo «restare al governo solo per dovere istituzionale». Secondo l’erede di Bettino, «la campanella per i socialisti è suonata da tempo». Sia Bobo che Formica hanno suscitato consensi e applausi, mentre De Michelis, al convegno di Roma è stato accolto da una vivace contestazione.
Come artefice della nuova forza politica che si va formando, Marco Pannella ambisce a creare una «Livorno alla rovescia». Lì ci fu spaccatura, a Fiuggi unificazione. «Vogliamo diventare esperti di unità», progetta Ugo Intini (Sdi). L’unità viene subito suggellata in un documento in cui sono contemplate le prossime tappe. Gli animatori dell’unificazione si danno tempo fino al 15 novembre per stabilire «la costituzione del nuovo soggetto politico socialista, liberale, laico, radicale». Dovranno trovare un simbolo e un nome. E immaginare un programma comune.
Il problema adesso è come collocare il nuovo gruppo politico in seno all’Unione senza provocare crisi di rigetto. I Ds offrono la loro benedizione ufficiale. Viene oggi ad abbracciare i nuovi alleati il leader del partito Piero Fassino. Già ieri si è fatto precedere da Vannino Chiti, coordinatore della segreteria nazionale dei Ds. Sia pure con toni misurati e parole prudenti, Chiti ha detto che non ci sono veti, un’alleanza pluralista è accettabile, purché gli ultimi arrivati non vogliano «smantellare» l’assetto del centrosinistra.
Sarà più arduo far digerire a Prodi l’irruzione a sinistra di un gruppo decisamente laico e avverso alla gerarchia ecclesiastica. Non la prenderà bene nemmeno Bertinotti. Il quale già dice che a farsi portavoce di certi valori basta lui.
Marco Nese