di Arturo Diaconale
Marco Pannella assicura di comprendere quei laici e quei riformisti che non intendono passare dal centro destra al centro sinistra. Non solo. Dice anche che è disposto ad attenderli, perché tanto il progetto di un grande partito laico e riformista è comunque destinato a realizzarsi. E non saranno di sicuro le divisioni contingenti legate alle elezioni del 2006 che potranno farlo fallire. L’imminenza della campagna elettorale potrebbe spingere i laici ed i riformisti che non condividono l’unione tra Radicali e Sdi a rispondere in termini polemici all’annuncio della “clemenza“ pannelliana. Ed è anche probabile che qualcuno lo faccia. Per quanto mi riguarda, invece, considero la presa di posizione del leader radicale l’ennesima conferma di quel grande intuito politico che fa di Pannella un “cavallo di razza“ superiore di molte spanne a tutti i personaggi che fanno parte della galassia laica, liberale, radicale e socialista.
E’ certo che nei tempi brevi non esiste alcuna possibilità di riunire in un unico soggetto politico tutti gli spezzoni della diaspora socialista, tutte le individualità della dissoluzione liberale, tutti i frammenti dell’implosione repubblicana, tutte le gocce dello squaglio socialdemocratico ed i radicali di vecchia e nuova generazione.
Ma è altrettanto certo che nel medio e lungo periodo i filoni politici e culturali che si rifanno alle tradizioni laiche, liberali e riformiste del nostro paese dovranno necessariamente ritrovarsi in un unico contenitore. Quanto bisognerà aspettare prima che il “miracolo“ possa verificarsi? L’esperienza personale accumulata negli ultimi dieci anni passati a predicare inutilmente la necessità di far passare dallo stato gassoso allo stato solido la galassia laica, mi consiglierebbe di ragionare in termini di generazioni. Solo dopo che i combattenti ed i reduci della Prima Repubblica saranno andati in pensione a macerarsi sulle panchine dei giardinetti con i rancori, le gelosie e gli interessi personali alimentati dal passato, sarà possibile costruire un soggetto politico nuovo. Ma la politica ha spesso delle incredibili ed inattese accelerazioni. E voglio sperare che il voto della prossima primavera possa creare le condizioni per liberare l’area laica e riformista dalle mille zavorre del passato. Spianando così la strada ad una ricostruzione in cui abbia parte, ruolo e dignità chiunque abbia titolo a rappresentare una fetta di questo mondo senza distinzioni di sorta tra chi ha giocato la propria partita elettorale nel centro destra e chi lo ha fatto nel centro sinistra. Per questo l’intuizione di Pannella va raccolta e sostenuta.
Non con le chiacchiere astratte ma con i comportamenti concreti. Per quanto mi riguarda, ad esempio, pur confermando che la mia collocazione personale e quella de “L’opinione delle libertà“ rimangono nel centro destra, intendo evitare qualsiasi forzatura polemica nei confronti di chi ha scelto o sceglierà una collocazione diversa. E prometto di assicurare nel giornale pari ospitalità a chiunque intenda confrontarsi, magari con durezza, ma mantenendo sempre intatto quel filo di rispetto che deve necessariamente legare chi è unito da una storia e da valori comuni. So bene che non è granché. Ma ogni contributo, anche il più modesto, può servire a favorire l’accelerazione del dopo elezioni. Sempre che nella testa dei combattenti e reduci sia chiaro come la condizione indispensabile per la nascita di un qualsiasi soggetto politico unitario sia il recupero o la difesa della propria autonomia. Senza di essa la prospettiva è solo quella dei giardinetti.