di Federico Punzi
Poche settimane fa Romano Prodi si ostinava a definire "occupanti" le truppe americane e italiane in Iraq, credendo così di sancirne una pretesa illegittimità, nonostante le risoluzioni dell'Onu e un governo iracheno legittimo che chiede a quelle truppe di restare. Pochi giorni fa ribadiva la richiesta di immediato ritiro. C'è da rassegnarsi, o c'è qualcuno, nell'Unione, disposto a prendere atto che in Medio Oriente, elezioni libere, partiti, giornali e tv indipendenti, costituzioni, insomma lavori in corso di democrazia si vedono solo in Afghanistan e in Iraq, paesi "occupati“? Noi che nel 1945 siamo stati paese "occupato“ dovremmo saper distinguere fra occupante e "occupante".
In un filodiretto su Radio Radicale il presidente dello Sdi Enrico Boselli non trovava la forza di avanzare neanche un appunto alle dichiarazioni di Prodi. Ugo Intini idem. Tutto questo, per la prospettiva ambiziosa di un nuovo soggetto politico Radicali-Sdi, alternativa pienamente laica, liberale, socialista, radicale, ispirata all'opera di Loris Fortuna, Blair e Zapatero, rappresenta un grave problema. "Non era maturo il fatto di marcare una posizione", commentava Marco Pannella. Ma è evidente quanto oggi un po' di coraggio sia necessario. Eutanasia, Pacs, amnistia sono i temi di recente lanciati da Pannella per arricchire il "patto di consultazione" in corso e per suscitare un dibattito nell'Unione. Ma anche su tali questioni nessuna reazione è giunta dallo Sdi, nonostante la buona occasione per discutere all'interno della coalizione del nuovo progetto che lo riguarda. Il fatto che gli spunti di questa conversazione pubblica giungano unicamente da Pannella costituisce un problema, ma ancor di più il fatto che non vengano neanche raccolti dai compagni socialisti. Se il dialogo rischia di diventare monologo non può essere imputato a Pannella.
La premessa per creare un "fatto nuovo" nella politica italiana, per rianimare con un po' di liberalismo la "prodaglia" dell'Unione, c'è: il risveglio di socialisti e Ds sui temi della laicità in occasione dei referendum contro la legge 40 sulla fecondazione assistita. Basta? E' sufficiente? Siamo già in vista del traguardo? Non ancora. Mentre la strategia comunicativa di Rutelli e Bertinotti è quella di rafforzare la propria proposta politica spesso in polemica con il leader dell'Unione e gli altri alleati, lo Sdi non riesce mai a distinguersi dalle posizioni di Prodi e del resto della coalizione. L'atteggiamento di fondo è quello di chi non vuole creare guai, di chi non vuole pestare i piedi a nessuno. E se, con i Radicali, si parla di un "fatto nuovo", di un'"alternativa liberale", così non può più andare.
Marco Pannella sembra aver presente il problema. Il dibattito politico che riguarda lo Sdi, ha osservato domenica scorsa, si svolge solo in relazione all'obiettivo dell'"unità socialista", “non per il progetto Loris Fortuna-Blair-Zapatero; non per le primarie; non per una loro caratterizzazione politica che discuta e venga discussa nell'Unione.
Il ritardo diventa grave“. E ha concluso: socialisti e radicali prendano “immediatamente atto che, se si continua così, non si va da nessuna parte“. “L'alternativa laica, liberale, socialista, radicale, non è nemmeno immaginabile accettando che diventi viva solo nella nicchia di Radio Radicale, o quale altra che sia... Se continuiamo solamente noi radicali, e pochi altri, ad esserne convinti, forse più dello Sdi stesso, tanto vale non sciupare altro tempo“.
Preoccupazioni espresse da tempo in casa radicale da Antonio Tombolini e Andrea Vecoli, promotori dell'associazione telematica Lievito Riformatore, che cominciano a guardare altrove. L'interlocuzione prioritaria con lo Sdi sembra non andare “al cuore del problema“, mentre “l'unica effettiva ed efficace interlocuzione andrebbe ricercata e costruita coi Ds“. Inoltre non aiuta “l'insistenza con cui Pannella pone in primo piano, ancora una volta, i diritti civili“. Si rischia di rinchiudere i Radicali "in un ghetto scontato e sterile", privando il dibattito politico di riforme radicali, in campi come l'economia e la giustizia, di cui il paese ha assoluto bisogno. Il tema dei diritti civili, pur rimanendo al centro dell'iniziativa radicale, non dovrebbe essere vissuto come “l'unico tema radicale, o come tema identitario“.
Se infatti, spiegava Pannella alcune settimane fa, le radici, la pianta, i frutti liberali sono propri anche della storia socialista, “di quella che oggi può ancora essere rivendicata“ (solo di quella però), e se dire radical-socialista è cosa “cara al cuore, tuttavia sono cose datate. Quella che occorre costruire oggi è un'alternativa liberale“. “Il radical-socialismo francese, ad esempio, è stato un patrimonio politico laico e anche di governo per tutta Europa, ma finito nei dintorni di Monaco“.
Oggi dire Zapatero e Blair vuol dire richiamarsi a dei leader che fanno politica con delle “radicalità“. Quando dicono una cosa quella è. Quanta radicalità c'è nello Sdi? Beh, occorre lavorarci su. Serve una cosa nuova, “che vuole in qualche misura dare scandalo“.
“Se questo soggetto politico ha da nascere deve avere dalla sua una parte dell'Unione che lo contesti gravemente e un'altra parte che ci creda con ragionevole e ragionato entusiasmo. Fino a quando il liberismo di Rossi, Einaudi, Salvemini sarà adottato come sinonimo di perversione è necessario continuare a dire liberista“. Per quanto riguarda la politica estera, “sarà quella di Saragat, di Silone, la politica di tanta parte dell'intellettualità internazionale, socialista, liberale, che non avrebbe mai immaginato di chiamare occupanti“ gli italiani che stanno a Nassiriya o in Afghanistan.
Insomma, costruire un’ “alternativa liberale“ a sinistra significa innanzitutto essere consapevoli che se il socialismo reale "è morto", ha fallito, anche la socialdemocrazia, che per anni ha rappresentato un modello di sviluppo e benessere per le società europee, ha esaurito ormai da anni il suo compito storico.
Oggi non si può essere "di sinistra" senza dirsi con convinzione liberali e senza abbracciare pienamente il libero mercato. Certo, recuperando la memoria di quelle storie umane e politiche che rappresentano i pochi “frutti liberali“ del socialismo italiano.
Sui temi centrali della prossima campagna elettorale, politica estera ed economia, Sdi e Ds non riescono a dar forza e visibilità alla propria proposta rispetto alle posizioni conservatrici e massimaliste di Prodi e Bertinotti. Radicali e Sdi dovrebbero tirar fuori il coraggio che serve, creando "scandalo". Uno scandalo liberalsocialista che anche elettoralmente serve all'Unione, perché guarda caso attirerebbe non pochi voti in uscita dalla CdL. Altrimenti, il “fatto nuovo“ non c'è, e allora si tratta, per i Radicali, di infilarsi dove capita.
Federico Punzi
Redattore del sito di Radio Radicale
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