La denuncia dei Radicali: pericoloso il rinvio dei lavori
Nel carcere di Udine si è arrivati al collasso e «rinviare ulteriormente i lavori di ristrutturazione è una nuova condanna, non prevista, inflitta ai detenuti e agli agenti di custodia costretti anche loro a lavorare in condizioni disumane»: lo afferma Gianfranco Leonarduzzi dei Radicali italiani. «Il Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria) con la decisione di rinviare i lavori - prosegue Leonarduzzi - si assume la responsabilità del pericolosissimo stato di tensione che, giocoforza, si verrà a creare fra i detenuti».
«Solo qualche settimana fa, durante una visita in carcere con l'europarlamentare Maurizio Turco e il segretario dell'associazione "Nessuno tocchi Caino", Sergio D'Elia, abbiamo avuto modo di verificare le condizioni dei detenuti e in particolare delle detenute nella struttura di via Spalato - afferma ancora il rappresentante friulano dei Radicali italiani -. Gli edifici risalgono al 1927, i locali sono fatiscenti, vi è muffa dappertutto, le condizioni di vita sono pietose; durante l'inverno, nella sezione maschile vi è un solo termosifone. E c'è una difficile convivenza con gli agenti penitenziari. Malgrado gli sforzi del direttore Macrì che ha sempre agevolato le iniziative dei radicali all'interno della struttura, si è giunti ora al collasso».
Quanto ai lavori, «da almeno un paio d'anni si sente parlare - sottolinea Leonarduzzi - di interventi edilizi, non è il caso, con i carcerati, di allentare le tensioni con promesse da mercante, la situazione potrebbe peggiorare più di quanto lo è già. In sette mesi la nostra provincia annovera un triste primato, quello dei suicidi in carcere: ben tre, due a Tolmezzo e uno a Udine, la situazione è ormai di totale emergenza. Da anni i radicali denunciano lo stato di abbandono del mondo carcerario, ma senza essere ascoltati».