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Il sogno inattuale liberal-socialista

Testo: 

di Arturo Diaconale

La nostalgia di Padre Dante ha colpito Piero Ostellino. Anche lui si è fatto prendere dalla fascinazione di “Guido io vorrei, che tu Lapo ed io…“. Ed in perfetta linea con la scelta di Paolo Mieli di fare del Corriere della Sera il quotidiano della sinistra italiana, ha scritto un articolo per invitare i diversi componenti della famiglia Craxi a costruire una sinistra liberal-socialista che raggruppi lo Sdi, i socialisti di de Michelis, i radicali e la timida ala riformista dei Ds. Non nego che “l’incantamento“ di Ostellino sia suggestivo. E non escludo neppure che in futuro, dopo le prossime elezioni politiche e nel corso della nuova legislatura, magari nata dalla legge proporzionalistica sollecitata dall’Udc, si possano mettere insieme in un comune vascello liberali e socialisti di ogni genere. In fondo che cos’è questa visione se non la riproposizione di quel progetto di aggregazione dell’area laica e socialista per cui “L’opinione delle libertà“ si è tanto battuto nel corso gli ultimi anni? Ma, con tutto il rispetto che si deve per Ostellino, non riesco a vedere come un tale disegno possa essere realizzato in tempi brevi, cioè entro le elezioni politiche di primavera. Non si tratta di mettere d’accordo i fratelli Craxi, convincere il congresso del Nuovo Psi ad abbandonare la Cdl e fare in modo che lo stato maggiore dello Sdi ed i titubanti e paurosi esponenti dell’area riformista dei Ds si lascino prendere e trascinare dal fascino dell’iniziativa. Non si tratta neppure di verificare se Marco Pannella ed i radicali sono disposti a piallare gli angoli più acuti delle loro richieste programmatiche pur di arrivare alla grande riunificazione. Il vero e più grande ostacolo è un altro. Ed è quello della caratteristica di fondo di questa ipotetica aggregazione di socialisti e liberali.
Quale deve essere il suo grado di autonomia dal centro destra e dal centro sinistra? Ostellino lascia intendere che nei confronti della Cdl deve essere totale e definitiva. Ma non indica se la stessa autonomia deve valere nei confronti del centro sinistra. Ed il suo silenzio spiega fin troppo bene come l’ipotesi di costruire questo nuovo partito prima delle elezioni politiche sia del tutto irrealizzabile. Se l’autonomia non vale nella stessa misura nei confronti dei due poli, perché mai una parte della famiglia Craxi ed i liberali ed i socialisti attualmente nel centro destra dovrebbero far parte di una baracca che, di fatto, sarebbe semplicemente la foglia di fico dell’antiliberalismo e dell’antisocialismo irreversibili dei Ds? Senza autonomia non si segue la strada di Blair ma quella di De Martino.
Cioè si torna agli anni ’70. Se è così Ostellino si tenga il sogno. Tanto se ne riparlerà necessariamente dopo le elezioni. Ovviamente all’insegna dell’autonomia.

Data: 
Giovedì, 8 September, 2005
Autore: 
Fonte: 
L'OPINIONE
Stampa e regime: 
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