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Il bivio dei laici e dei socialisti

Testo: 

di Arturo Diaconale

Credo anch’io, come scrive oggi Davide Giacalone e come ha scritto nei giorni scorsi sempre su “ L’opinione delle Libertà“ Paolo Pillitteri, che non si debba criminalizzare e condannare senza appelli di sorta la scelta di Bobo Craxi di passare di campo ed approdare a sinistra. Nessuno è legittimato a lanciare anatemi di sorta nei confronti dell’esponente del Nuovo Psi.
Così come nessuno può arrogarsi il diritto di promulgare scomuniche di alcun genere per colpire chi, come Marco Pannella o Vittorio Sgarbi, insiste nel sollecitare al campo prodiano quella rispondenza che il centro destra non ha mai saputo o voluto dare. In teoria scomuniche ed anatemi non dovrebbero fare parte della cultura e del lessico dei laici d’ispirazione liberale e riformista. Ed anche se so fin troppo bene che alle volte è proprio chi è intriso di laicismo ad essere portato ad utilizzare il demonio per combattere il proprio avversario di turno, cerco con tutte le mie forze di non cadere in simile tentazione. Craxi, Sgarbi e , sia pure con una differenza di fondo, anche Marco Pannella. Perché il primo è ormai lanciato all’abbraccio con Enrico Boselli? Perché il secondo insiste nel bussare invano alle porte di Piero Fassino e Romano Prodi? E perchè il terzo abbandona la terra di mezzo in cui è stato dal ’96 ad oggi e tenta di dare vita insieme allo Sdi ad una nuova forza radicale e socialista all’interno dell’Unione? Ho già detto che non intendo cedere alla tentazione degli anatemi. E quindi non prendo neppure in considerazione le spiegazioni psicoanalitiche per Bobo Craxi, quella del “tengo famiglia“ per Vittorio Sgarbi e quella della corsa in aiuto ai vincitori per Marco Pannella.
Parliamo di politica. E delle ragioni politiche che spingono questi tre personaggi dell’area laica e socialista a virare a sinistra. Queste ragioni esistono, sono numerose e tutte assolutamente valide. C’è la delusione per l’incapacità mostrata dal centro destra di rispettare l’impegno a cambiare l’Italia con le riforme. C’è l’irritazione per il totale disinteresse mostrato dai dirigenti dei partiti della Cdl verso l’esigenza di preparare e far crescere una classe dirigente degna di questo nome. C’è l’indignazione per la pretesa demenziale di governare un paese rifiutandosi di avere una qualsiasi cultura di riferimento.
C’è lo stupore per la pretesa priva di alcun senso politico di convertire l’intera Cdl ad un neo-clericalismo all’italiana privo degli elementi di novità dei teo-con americani. C’è, infine, la rabbia di dover prendere atto che in questi quattro anni è stata bruciata l’occasione storica di avviare la rivoluzione liberale nel nostro paese. E di calcolare che bisognerà attendere chissà quanto tempo prima di avere una nuova occasione del genere. L’elenco potrebbe essere sicuramente allungato. Ma anche se infinito giustificherebbe una immensa delusione. Ma non riuscirebbe mai a fornire una spiegazione politica della eventuale scelta dei laici, dei radicali e dei socialisti di finire nel campo prodiano. Per la semplice ragione che in questa sinistra, che è proiettata verso il passato e la conservazione, non c’è spazio per i liberali, i socialisti, i radicali. Bobo può anche sognare la rinascita del vecchio Psi all’interno della sinistra . Ma sa bene che se anche il miracolo si avverasse i suoi nuovi alleati gli impedirebbero di fare il socialista e di puntare alle riforme ed alla modernizzazione del paese. E lo stesso vale per Sgarbi. Che può anche sperare di trovare accoglienza alla corte di Fassino o di Prodi ma che sa bene come non sarà certo in compagnia dei magistrati corporativi, dei sindacalisti privilegiati o degli eredi privi di merito dei defunti capitalisti del vecchio salotto buono che potrà battersi per i valori della bellezza e della libertà.
Pannella, a differenza di Bobo e Vittorio, è perfettamente consapevole che una volta collocato a sinistra sarà ingabbiato, impastoiato, ammutolito e cancellato. Per questo non si limita ad auspicare l’intesa con Boselli ma la condiziona ad una serie di impegni programmatici di chiara e ferma ispirazione radicale. Non brucia i vascelli alle proprie spalle, ma li tiene pronti a prendere il mare. Magari per ritornare nella terra di mezzo di cui è il re incontrastato.
Ed i delusi, gli indignati, gli irritati, gli arrabbiati del mondo laico e riformista? L’unica strada politica che possono seguire è quella che “L’opinione delle libertà“ va indicando da tempo. Niente rese a discrezione, nessun ritorno alla terra di mezzo ma rinnovato impegno per la costruzione di un’area che non rinunci al progetto di diventare la forza egemone della rivoluzione liberale. Ovviamente turandosi il naso e cercando di liberarsi dei cretini!

Data: 
Martedì, 6 September, 2005
Autore: 
Fonte: 
L'OPINIONE
Stampa e regime: 
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