Da un lancio Aki del 2 settembre, ore 14.34
La differenza, nelle elezioni presidenziali che si terranno in Egitto il prossimo 7 settembre, non la fara' tanto il vincitore della tornata elettorale, quanto il peso politico che riuscira' ad assumere il principale partito dell'opposizione. E' così che Emma Bonino, europarlamentare radicale che dal 2001 vive tra Il Cairo, Roma e Bruxelles, vede lo scenario egiziano del dopo-elezioni presidenziali. Pur definendo ''scontata'' la vittoria dell'attuale presidente Hosni Mubarak, l'ex commissario europeo per i diritti umani spiega ad Aki-Adnkronos Internationa di non aspettarsi alcuna trasformazione significativa dal prossimo appuntamento elettorale. Piuttosto, ci dice, dopo il 7 settembre potrebbe aprirsi la strada per un cambiamento del Paese che comunque necessitera' di ''tre o quattro anni''. Gli occhi sono tutti puntati su Ayman Nour, il leader del partito liberal-democratico Al-Ghad, considerato dalla stessa opinione pubblica egiziana come il principale sfidante di Mubarak. ''Se Ayman Nour riuscisse a conquistare una buona quota di consensi elettorali - spiega la Bonino - allora si potrebbe creare una base su cui costruire un'opposizione significativa in Parlamento''.
Il vero snodo, quindi, sta nelle elezioni parlamentari previste alla fine di novembre. ''E' dalle legislative che potrebbe iniziare il vero processo di cambiamento del Paese - prosegue l'eurodeputata - E' da qui che potrebbe partire quel periodo di transizione verso la modernizzazione dell'Egitto''.