Nasce un gruppo di consultazione della minoranza
di Aldo Torchiaro
Non si placano le polemiche in casa radicale. Il partito di Daniele Capezzone e Marco Pannella sta attraversando una fase particolarmente agitata della sua esistenza, messa a repentaglio da una voragine nei bilanci di via di Torre Argentina. L’ipotesi di accordo con lo Sdi di Enrico Boselli ha aperto un confronto interno all’insegna del quale alcuni osservatori hanno parlato di “imminenza di scissione“.
Ne abbiamo parlato con Marco Taradash, che è stato parlamentare radicale con la lista antiproibizionista ed in seguito deputato eletto nelle liste di Forza Italia. Può essere considerato, proprio in virtù del suo vissuto, il miglior testimonial di come la cultura liberale dei radicali trova cittadinanza, nella sua più compiuta espressione, nell’alveo della Casa delle Libertà.
Cosa pensa del patto di consultazione tra Sdi e Radicali?
La mia idea è che la collocazione dei radicali nel centrosinistra è assolutamente sbagliata, il centrosinistra è per sua natura del tutto incompatibile con il 95 % delle iniziative radicali, anzi: non è solo incompatibile, ma va nella direzione diametralmente opposta. Non perché manchi di iniziativa politica, anzi: il centrosinistra è strapieno di politica, ma della più antiquata possibile.
E’ scettico verso lo Sdi? Non si fida del partito di Boselli?
Non è questo, lo Sdi è un partito formato da individualità di valore ma che ha avuto una crescente subalternità nei confronti dei Ds.
Quali elementi ci sono in comune tra radicali e Sdi?
Ci sono delle letture in comune, delle memorie, ma molto antiche, rispetto ai tempi e alle necessità della politica di oggi. Ripeto: conosco tutti i dirigenti dello Sdi e li stimo molto, uno ad uno. Ma politicamente non si sono mai manifestati come afferenti alla famiglia dei liberali. E penso soprattutto che il problema sia con la coalizione intera.
Ed il suo progetto è invece un altro…
Mi sembra necessario che vi sia una iniziativa politica liberale con obiettivi di cultura radicale caapace di avere un certo impatto sul centrodestra. In passato non è stato possibile realizzarla, ma oggi si: sono venuti al pettine tutti i nodi delle questioni italiane irrisolte, e il centrodestra si rende conti che la disaffezione degli elettori è data dall’incapacità di portare a termine i suoi programmi.
Anche a causa dell’eterna rissosità interna agli schieramenti…
La rissosità della politica italiana determina una crisi per entrambe gli schieramenti. Chi fa la voce più grossa qui ha più visibilità, e questo è un malanno gravissimo della politica italiana.
Lei è stato in Parlamento sedendo anche tra i banchi di Forza Italia. Che esperienza è stata?
Sono stato in parlamento con il centrodestra e con loro non ho mai dovuto modificare la mia natura politica. Da questo punto di vista sono la dimostrazione evidente di come esista una ampia disponibilità nel centrodestra. Ma devo aggiungere che sono un testimone sia delle potenzialità sia delle difficoltà enormi. D’altra parte mi sembra che ad oggi non sia stato risolto il problema di come equilibrare le sorti dei membri della coalizione tra liberali e non.
Certo ben altri problemi si pongono a sinistra…
Il centrosinistra ha una base ideologica difficile da influenzare. Hanno una mentalità, delle relazioni, degli umori del tutto impenetrabili per una forza politica radicale. Io sono convinto, proprio perché i personaggi che compongono l’arco parlamentare progressista li conosco molto bene, che non è proponibile alcun tipo di apparentamento.
Infatti le difficoltà non sono secondarie…
Mi pare ci sia un contrasto essenziale sulla politica estera, sull’economia e sui temi della libertà legati alla giustizia. Ci sono dei gap di distanza molto grande e nessuna volontà precisa di mettere insieme le culture.
Emma Bonino alle primarie. E’ una ipotesi che circola, cosa ne pensa?
Mi sembrerebbe un modo di rinnovare l’aria del centrosinistra e sarebbe un modo intelligente per dare fiato ad una competizione finta, farsesca. Detto questo, io non la voterei, perché non sono un elettore di centrosinistra. Ma inviterei i miei amici progressisti a votare per lei.
Non ci sono stati ad oggi pronunciamenti formali del partito radicale. E’ tutto già deciso o per lei rimane un margine di trattativa perché il partito si allei con la Casa delle Libertà?
Non tutto è detto. Ed io spero comunque che alla fine sia possibile ritrovarci insieme: vorrei soprattutto che si lavorasse ad un accordo tra Berlusconi e Pannella. Devono ricominciare a parlarsi. La possibilità che questo accordo si compia esiste ancora. Bisogna fare di tutto affinché quello si realizzi, se i radicali in quanto tali si potessero alleare con il centrodestra, allora si aprirebbe uno spazio enorme per le politiche liberali in Italia.
Quale può essere il contributo dei radicali al centrodestra?
In larga misura i programmi della Cdl sono stati liberali. Il nostro contributo deve essere quello di dare consensi alla coalizione, sulla base della nostra differenza. D’altra parte è evidente che molti elettori hanno perso fiducia nei confronti del premier, Silvio Berlusconi.
Si parla di una frequente consultazione tra lei, Della Vedova, Calderisi… Vi state organizzando in gruppo?
Noi in questa fase ci consultiamo, è vero, quotidianamente: stiamo lavorando insieme per riuscire a trasformare in iniziativa politica i progetti in cui chiediamo.
Senza per questo dar vita ad un partito vero e proprio?
Un passo alla volta. Dove ci porteranno questi passi, non lo so.