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Intervista: “Da liberisti nella tana del lupo“. Litta Modignani lancia la sfida

Testo: 

L’esponente milanese tra speranza e disincanto

di Aldo Torchiaro

Alessandro Litta Modignani, già consigliere regionale dei Radicali Italiani in Lombardia, guarda con interesse alle manovre di corteggiamento tra il suo partito ed i Socialisti Democratici Italiani di Enrico Boselli.
“Devo dire che questo accordo mi convincerà quando le cose che si devono ancora concretizzare lo faranno davvero“, esordisce.

In prospettiva potrebbe nascere quindi una lista congiunta per le elezioni del 2006?
Sottolineo le due parole che ha usato lei: “in prospettiva“ e “potrebbe“. Al condizionale.

Una prospettiva del tutto dissimile da quella che pochi mesi fa vi aveva avvicinato al centrodestra..
Però attenzione: questo è per il momento un tentativo di accordo che riguarda i radicali e lo Sdi e non i radicali e tutta l’Unione. Noi siamo disponibili se ci saranno gli sviluppi positivi che ci attendiamo.

E quali sono?
Ad esempio la nascita di un vero polo con cui altre forze laiche potrebbero aggregarsi. Da questo punto di vista il riferimento pannelliana al Partito d’Azione contribuisce a dare una immagine importante. Perché è fuori di dubbio, dal punto di vista della tradizione laica e liberale non è facile muoversi sul crinale difficilissimo di uno dei due poli di oggi.

Mentre con lo Sdi c’è accordo su tutto?
Abbiamo una intesa sull’eutanasia, sulle coppie di fatto, sulla revisione della legge 40, sulla ricerca scientifica.
E’ già una parte importante di un programma di governo riformatore.

Questo vale per il campo dei diritti civili. Per tutto il resto?
Nessuno si nasconde dietro a un dito: sulla politica economica e la politica estera avremo qualche difficoltà. Non tanto a causa dello Sdi, ma perché a sinistra rimane una fortissima ipoteca comunista, per non parlare della forza organizzata dei cattolici sul terreno delle scelte etiche. Noi facciamo del nostro meglio per dare agli elettori una alternativa laica.

Il suo partito è da sempre impegnato nella battaglia per depotenziare i sindacati, per liberalizzare il mercato del lavoro e l’economia in generale. Come si immagina allo stesso tavolo con Bertinotti, Diliberto, Mussi e Salvi?
Temo i poteri di veto della Cgil e delle componenti più ancorate al mondo sindacale: ci sono forze che si metteranno di traverso rispetto a qualunque tentativo di riforma economica. Lo so già, lo metto in conto. E so bene che ci sono poteri di interdizione che diventano poteri di ricatto. Ma anche a destra, forze di ispirazione non liberali hanno esercitato la medesima pressione sull’esecutivo di Silvio Berlusconi, non lo dimentichiamo. Il percorso che riguarda l’economia è ad ostacoli, ed è tutto in salita.

Quale contributo darebbero i radicali ad una coalizione di centrosinistra?
Il contributo dei radicali al programma del centrosinistra è coerente con la loro storia, fortemente orientato a liberalizzare il mercato, a difendere la politica di Israele, ad impegnarsi per una riforma americana del sistema partitico: vogliamo due grandi partiti, non un ritorno al centro moderato, che nasconde una non troppo velata nostalgia per il proporzionale.

Tutte cose estranee all’agenda della sinistra…
Spero in un terreno di incontro con una componente particolare del centrosinistra, quella più aperta. Lo Sdi, ma anche i liberal dei Ds sono vicini alle nostre idee. E’ una sfida: dobbiamo riuscire a far permeare con i germi del liberismo la coalizione del centrosinistra.

Data: 
Giovedì, 1 September, 2005
Autore: 
Fonte: 
L'OPINIONE
Stampa e regime: 
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