Politiche economiche ed esteri: Ri con la Cdl
di Aldo Torchiaro
“I radicali devono sporcarsi le mani compiendo una scelta di coalizione", ripete da anni Benedetto Della Vedova, membro della direzione di Radicali Italiani. Se l’astinenza alimentare rientra infatti tra gli strumenti di pressione politica gandiana, il prolungarsi dell’astinenza elettorale no: da dieci anni fuori dal Parlamento italiano, il partito di Marco Pannella e Daniele Capezzone sa di dover compiere una scelta, incalzato - tra l’altro - da una crisi finanziaria senza precedenti, con le riserve di cassa che hanno persino smesso di sgocciolare. Paradossalmente, mentre il partito s’incanala finalmente sulla linea “partecipativa" di Della Vedova, sembra però voler scegliere per il campo più ostile e distante - sostiene Della Vedova - dall’impostazione culturale dei radicali. Il patto di consultazione permanente con lo Sdi, anticamera dell’unione elettorale, non è stato però discusso né votato dagli organismi dirigenti, e c’è chi, davanti alla prospettiva di una collocazione infelice, dice no. In primo luogo, lo stesso Della Vedova.
Cosa succede ai radicali? Improvvisamente c’è chi si scopre prodiano?
E’ un processo maturato con una accelerazione incredibile. Ma come? Io chiedo una politica delle alleanze da anni, e mi si dice che non è cosa praticabile. Poi un bel giorno ci si ritrova ad essere alleati del centrosinistra
Lei propende invece per una scelta diversa, con la Casa delle Libertà.
Io ho ribadito una posizione lineare rispetto alle posizioni che da tempo manifesto in casa radicale. So che il segretario dei Radicali Italiani la pensa diversamente, e so che continuerà a pensarla diversamente. Ma dobbiamo stare attenti a questo passaggio della storia, che per noi è cruciale.
Cosa non la convince dell’alleanza con il centrosinistra?
Nulla. A parte il metodo. In termini di alleanze, penso che la politica da perseguire sia quella che si sta seguendo, che mi sembra non condizionata da scelte programmatiche: si sceglie un campo e all’interno di questo si individua un interlocutore, in questo caso lo Sdi di Boselli e poi si comincia a lavorare dentro la coalizione…
E su questo non ci sono pronunciamenti del partito?
Infatti. Fin nell’ultima assise radicale il partito non si è mai espresso nella sua collegialità. Non ricordo nessuna riunione degli organismi dirigenti in cui si è votato un documento che mette i Radicali Italiani insieme allo Sdi e al centrosinistra.
Una alleanza che rischia di essere un boomerang…
Inevitabilmente una parte dei radicali non seguirà questa scelta, è chiaro.
E sceglieranno di appoggiare il centrodestra…
Adesso io sto ponendo un problema diverso, e mi aspetto delle risposte nel merito. Se si sceglie questa politica delle alleanze, con lo Sdi e con Prodi, io dico che è la scelta più rischiosa. La scelta più foriera di maggiori risultati è un’altra, e cioè quella con il centrodestra.
Su quali basi poggia questa sintonia?
Sulle due questioni centrali del nostro tempo: la politica internazionale e la politica economica. E’ chiaro che i radicali hanno maggiori chances di avere un ruolo per incidere con le proprie iniziative, con le proprie posizioni, pur nel quadro di un accordo di coalizione, a fianco di forze del piuttosto che schiacciati tra comunisti e cattolici di sinistra.
Qual è il valore aggiunto che portereste nel centrodestra?
I radicali sono da sempre la punta di lancia riformatrice nell’ambito delle politiche liberali. Liberisti, liberali e libertari, e quindi naturalmente chiamati a dare un contributo nella cultura politica dei laici del centrodestra.
Una funzione vigile, insomma…
Sì, nel 2002 io promossi un convegno: “Un anno di governo Berlusconi: il liberismo può attendere?" e la risposta fu ovviamente: no. Questo la dice lunga sulla mia enorme insoddisfazione rispetto all’esecutivo del Cavaliere. Quello della Casa delle libertà non è un fronte liberista, ma nella Cdl il liberismo ha cittadinanza. Dall’altra parte no.
E sui diritti civili?
Lo Sdi è d’accordo con noi, e va bene. Ma gli altri? L’Udeur di Mastella? La Margherita? Anche sullo stesso Prodi non metto la mano sul fuoco. Prendiamo le unioni civili, i pacs. Nemmeno su questo l’Unione non può promettere nulla e comunque ci sono delle aperture, come quella di Sandro Bondi, anche nel centrodestra.