L'ex ministro: «Vietati i luoghi, non l'abitudine»
Cortina
NOSTRO INVIATO
Il diavolo e l'acqua santa. L'antiproibizionista per antonomasia e il ministro della Salute che passerà alla storia per essere colui che è riuscito a proibire addirittura un vizio. Marco Pannella e Girolamo Sirchia faccia a faccia al Palavolkswagen di Cortina su un tema che il leader antiproibizionista ha subito ammesso non "ritenere poi così appassionante": il fumo. O meglio il divieto ad accendere le sigarette nei luoghi pubblici, cavallo di battaglia dell'ex ministro della Salute che oltre averne fatto una bandiera del suo referato ha pubblicamente ammesso essere "solo il primo mattone di una difesa agli stili di vita" che il repentino taglio al mandato ha messo forzosamente in pensione.Pannella, fumatore senza concorrenza, caffeina-dipendente (un doppio e ristretto prima di salire sul palco con però il placet del professore-ex ministro) ha teorizzato quanto i "proibizionismi sirchiani" abbiano finito con l'assomigliare più ad una caccia alle streghe che non ad un decalogo per perseguire il bene salute.
Per Pannella è tutta una questione idologica: il fumo è il diavolo da combattere, come lo è stato (e forse ancora lo è) il sesso, come lo sono tutti i piaceri (fumo anche, ma di altro tipo) "che disturbano, turbano". Per Sirchia è una questione di libertà e di protezione della salute e non di proibizionismo. «Non ho vietato a nessuno di fumare - spiega l'ex ministro - Ho solo indicato i luoghi dove non si può farlo per rispetto di chi non ha mai acceso una sigaretta e non intende intossicarsi per colpa altrui».
Decreto proibizionista o no? Pannella provoca. «Sirchia con l'etica di Stato tutela il denaro dei contribuenti innocenti e vieta a noi di fumare per non farci ammalare e non gravare quindi sulle casse pubbliche». Allora - chiosa - se esco senza canottiera e mi prendo una polmonite, vado in galera per aver procurato nocumento al pubblico patrimonio? L'ex ministro controbatte. Se ci fosse stato tempo l'elenco dei "proibizionismi sirchiani" sarebbe infatti risultato ben più nutrito: lotta all'alcol ad esempio che miete ogni anno migliaia di vittime e per continuare un "rimpinguamento" del decalogo legato agli stili di vita (2000 passi al giorno, lotta ai grassi, svariate porzioni di verdura e frutta durante i pasti, merendine nel cestino, porzioni di cibo formato mignon, per citarne solo alcuni).
Un vero e proprio attacco alla libertà per Pannella, assertore convinto della cintura di sicurezza, e dello "scusi posso fumare", ma del tutto convinto che il divieto in quanto tale, sia una delle forme più subdole di attacco alla libertà. Il leader antiproibizionista si libra sul sottile filo dell'uso e dell'abuso: che male fa un bicchiere? Che danno fa una sigaretta (anche non di tabacco)? Che male fa se faccio quello che mi sento di fare? Ma quella di Pannella non è una critica al decreto solo ideologica: ("Andava fatto venti anni fa e in un modo totalmente diverso"). Anche la sostanza è sotto accusa. «Che possono fare i 40 mila negozi che in Italia non hanno uno spazio fumatori e sono quindi limitati nell'offrire un servizio alla propria clientela?». E ancora «Ma è solo il fumo, e questo tipo di "inquinante", che manda le persone all'altro mondo?»
Tutto si gioca a questo punto sul filo, non di fumo, ma dei dati: l'Oms dice che quella provocata dal tabacco è la prima causa di morte evitabile, oltre che la quarta causa di decesso, che la quasi totalità dei tumori polmonari sono correlati all'uso delle sigarette, che un feto di mamma fumatrice cresce più lentamente, che oggi a 12 anni già si ha una discreta dimestichezza con la sigaretta. I dati dicono (anche se Pannella sui dati ha una sua opinione) che il tanto vituperato "decreto Sirchia" sta alla fine passando per uno dei provvedimenti più rispettati dagli italiani. Molto più di cinture obbligatorie, caschi di protezione o equilibrismi sul filo dell'etilometro. 6069 i controlli in tutta Italia negli esercizi nei quali oggi è vietato fumare e poco meno di 200 provvedimenti disciplinari. Un vero successo per l'ex ministro che lamenta solo di non essere riuscito a portare a termine la sua campagna costringendo anche le televisioni a cancellare la pubblicità occulta delle sigarette: «Le multinazionali interferendo nei film o nei programmi ostacolano i provvedimenti di salute pubblica e hanno purtroppo mezzi di granlunga più potenti dei nostri». Al bando dovevano finire i film in cui il pacchetto di sigarette è "l'attore non protagonista". "Oscurantismo", per Pannella, "una affascinante Greta Garbo con sigaretta e voluttuosa evoluzione di fumo, non ha mai fatto male a nessuno". "Dovere", per Sirchia convinto che anche questo sia un mezzo per tutelare la salute di tutti noi. Il diavolo e l'acqua santa.
Daniela Boresi