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Marcello Pera e il centrodestra teocon

Testo: 

di Paolo Pillitteri
In quella sorta di congresso parallelo di Forza Italia in corso a Rimini - perché i congressi del partito di maggioranza relativa li fanno gli altri? - il presidente del Senato ha avuto una eccellente audience sottolineata dagli applausi del popolo di (senza) Don Giussani, a volte intensi a volte tiepidi, a volte silenti. I dirigenti FI presenti hanno anch'essi applaudito e abbiamo ragione di ritenere che gli altri membri della CdL siano rimasti soddisfatti. Come in un congresso, ma svolto in terra alleata - ad opera di un'organizzazione a volte parallela a volte trasversale, ma che di queste cose se ne intende - il discorso programmatico di Pera ha suscitato nella opposizione, in terra infidelium per rimanere nel clima, risposte di disapprovazione delle quali la più articolata ci sempra, et pour cause, quella di Marco Pannela in una sua intervista sul "Corriere della sera". E' fuori discussione l'alto livello politico culturale delle riflessioni di Marcello Pera che, insieme a Giuliano Ferrara, costituiscono oggi il più ascoltato e autorevole think tank berlusconiano dal quale si dipartono le considerazioni e le speculazioni più intriganti e provocanti di quella corrente di pensiero politico che va sotto il nome di neo (teo) con. Va semmai rilevata la singolarità insita nel fatto che i due erano partiti da posizioni per dir così liberal-socialiste per Ferrara e liberal-democratiche per Pera modificatesi nel corso degli anni post 11 settembre in atteggiamenti e ragionamenti sempre più radicali, ovverosia conservatori. A ben vedere, è la medesima parabola compiuta da Forza Italia che aveva lasciato perdere le diverse sollecitazioni per una coraggiosa rifondazione liberale abbandonando la rotta di partito liberale di massa in più di un'occasione "topica"come: la droga, il divorzio veloce e infine la legge e quindi il referendum sulla procreazione assistita.
La successiva evoluzione di questo pensiero sostanzialmente conservatore - niente di male, intendiamoci - è stata la messa in cantiere del partito unico dei moderati, su cui sono in corso discussioni agostane oscillanti fra il futile e il dilettevole, fatta salva l'urgenza di Pier Ferdinando Casini di vedere realizzato illico et immediate quel partito. Per averne la naturale leadership. Dal suo punto di vista non ha tutti i torti in quanto a lui e solo a lui, per storia personale, capacità e ascendenze politiche, toccherà di dirigere il vero partito neodemocratico cristiano. Cosa sarà infatti quel partito unico dei moderati se non la riedizione, aggiornata, liftata, tirata a nuovo e soprattutto centralissima della immortale Balena Bianca? Anche qui, niente di male. Il punto vero è che, proprio in seguito alle posizioni neo con con un pizzico di teo, rielaborate con argomentazioni ricche di fascino e di suggestioni da Marcello Pera, non è chi non veda come la nuova strada, se non la meta, sia ben diversa e lontana da quella intrapresa da Forza Italia. Sol che si pensi alla caduta verticale della laicità, che rischia di finire, da ora in poi, solo nell'agenda della sinistra. Non solo, ma come in certi snodi espressi da Pera, a proposito dei meticci e del meticciato - che l'Europa sia meticcia è davanti agli occhi, ma è questa la discriminante cioè l'hic et nunc introdotto da Pera - gli ostacoli più seri se non insormontabili saranno proprio quelli opposti da Santa Romana Chiesa, dal suo grande accogliente abbraccio che nulla e nessuno esclude in quanto ecumenica per vocazione, missione, tradizione. Da San Paolo in poi. Che era presente, con lo spirito, a Rimini,con quegli applausi… silenti.

Data: 
Mercoledì, 24 August, 2005
Autore: 
Fonte: 
L'OPINIONE
Stampa e regime: 
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