(ma seguirò con ancora maggiore attenzione grazie a Radio Radicale). Mi spiace per Marco Follini, entusiasta della "scarpa che respira". Ma quel che non respira, e anzi soffoca, era la speranza -sua e di Pier Ferdinando Casini- di dare vita a un centro cristiano-democratico che avesse anche delle capacità riformatrici, che non fosse chiuso al dialogo con i liberali, che risentisse positivamente della lezione degasperiana e sturziana. E invece siamo a Volontè...
di Daniele Capezzone
Voglio ringraziare Marco Follini per la cortesia con cui ha voluto invitare anche me ad assistere all´apertura del Congresso dell´Udc. Ci ho riflettuto a lungo, ma alla fine ho deciso di non andare. Naturalmente, seguirò con ancora maggiore attenzione il Congresso, grazie a Radio Radicale e a www.radioradicale.it. Occorre attenzione e comprensione profonda, e, se possibile, aumentata, per quanto accade all´interno di un soggetto da cui tanto (e sempre più nettamente) si dissente: ma proprio per questo, avrebbe avuto poco senso cedere alle ritualità scontate, a malintese ragioni di "cortesia", al "garbo" tutto esteriore e privo di sostanza di una presenza diretta al Congresso.
Mi spiace per il leader centrista, che celebra la "scarpa che respira". Ma quel che non respira, e anzi soffoca, era la speranza -sua e di Pier Ferdinando Casini- di dare vita ad un centro cristiano-democratico che avesse capacità riformatrici, che non fosse chiuso al dialogo con i liberali e i radicali, che risentisse positivamente della grande lezione degasperiana e sturziana.
E invece siamo dinanzi a due guai.
Da una parte, sul piano delle libertà personali, questo è più che mai il partito dei Volontè, di quanti si battono per andare (nel metodo più ancora che nel merito) ben all´indietro di quanto era avvenuto nell´era di un partito, come la Democrazia Cristiana, la cui natura era stata -in fondo- quella di un partito laico. E lo stesso passaggio della relazione che evoca (per distinguerlo da Ruini) il cardinale Ruffo appare come una eloquente "excusatio non petita".
Dall´altra, servono a poco le "buone parole" e le "buone intenzioni" sull´abolizione del valore legale dei titoli di studio, o le giuste critiche alla realtà corporativa della società italiana, o altre ragionevoli prese di distanza dalla Lega o dagli eccessi dell´uno o dell´altro attore del centrodestra. Servono a poco perché questo è il copione di cui anche Follini fa parte: a lui spetta, nella recita comune, il ruolo di quello che tiene basso il tono di voce, ma che -nella sostanza- nulla può (o vuole o sa fare) per mutare le cose, e mutarle in meglio. Ed è buona esemplificazione di questo ruolo rigidamente conservatore dell´esistente l´opzione proporzionalistica fatta da Follini: partigiano anche lui, dunque, del mantenimento delle baracche partitiche così come sono.
Ascolterò, dunque, i lavori del Congresso, a cui faccio i miei auguri. E mi permetto (con rispetto, ma con sincerità) di osservare che di auguri c´è davvero bisogno, se -insisto- si guarda alla distanza che passa tra le speranze che furono di Casini e Follini, ancora pochi anni fa, e la realtà di oggi.