A Tolmezzo con il presidente di "Nessuno tocchi Caino"
Diciotto detenuti in regime di 41 bis stanno attuando anche nel carcere di Tolmezzo la protesta «civile» che coinvolge in tutta Italia circa 700 detenuti sottoposti al regime di carcere duro. A questa sezione dell'istituto di pena tolmezzino hanno fatto visita ieri Sergio D'Elia, segretario dell'Associazione Nessuno tocchi Caino e Maurizio Turco, presidente dei deputati radicali al Parlamento europeo, impegnati in un giro che ha già toccato un terzo delle 12-13 sezioni del 41 bis delle supercarceri italiane e che sfocerà, a metà agosto, in un libro bianco.
«É una forma pacifica di protesta, che si concretizza nel rifiuto del vitto dell'amministrazione - spiega D'Elia - e che si propone non l'abolizione del 41 bis, ma la sua umanizzazione. In sostanza, questi detenuti chiedono il rispetto della sentenza del '97 della Corte costituzionale che, pur riconoscendo la legittimità dell'articolo in questione, pone paletti nella sua applicazione, ossia che i decreti di assegnazione emessi di 6 mesi in 6 mesi non siano uno la fotocopia dell'altro ma abbiano ciascuno una motivazione autonoma, che non sia la fotocopia del precedente. A dieci anni dalla sua istituzione il 41 bis è diventato per molti una misura punitiva e basta, efficace solo nella produzione di pentiti» osserva ancora d'Elia.
A Tolmezzo i problemi emersi con particolare evidenza sono la lontananza dai luoghi d'origine (i detenuti sono quasi tutti meridionali), che sommata alla cadenza mensile del colloquio con i familiari (un'ora, in una sala apposita, con vetro divisorio e interfono, osservati da 6 telecamere) fa sì che molti preferiscano non ricevere visite per non sottoporre i familiari a viaggi di migliaia di chilometri e a visite in cui non è possibile neppure un minimo contatto affettivo, seppur sotto stretto controllo. Inoltre, particolare del carcere tolmezzino che ha colpito D'Elia e Turco è la struttura per l'ora d'aria (sono previste due ore al giorno) che così descrivono: «una vasca di cemento armato di 3 metri e mezzo per sei coperta da una rete».