DAI RADICALI
«Si definiscono le liste all'ultimo momento Così, nel migliore dei casi, fanno firmare su fogli in bianco, nel peggiore spulciano l'elenco del telefono»
«Cosa vuole, se ha sbagliato paghi, ma non è che adesso ce la caviamo con la Mussolini nel Lazio, eh?». Il segretario radicale Daniele Capezzone sbuffa, «non facciamo gli ipocriti e apriamo gli armadi: nei due poli ci sono plotoni di scheletri che premono per uscire, altroché. Si facciano controlli a tutte le liste in tutta Italia e vediamo...». Da tempo voi radicali parlate di «omertà e illegalità diffusa». Che succede?
«Succede quello che avevamo denunciato già prima delle Regionali di cinque anni fa. È semplice: per raccogliere le firme bisogna presentare a ciascun cittadino un modulo con l'elenco dei candidati, il simbolo del partito e il candidato presidente collegato. Solo che i partiti continuano a cambiare i nomi fino a ventiquattr'ore prima della scadenza, anche nel 2000 andavamo in giro con i giornali a mostrare come le liste fossero incerte fino all'ultimo».
E allora?
«E allora come accidenti fanno a raccoglierle, 'ste firme? Decine di migliaia di persone in un giorno? E dov'erano le code? Andiamo: nella migliore delle ipotesi le hanno prese su moduli in bianco per poi appiccicarci sopra il resto».
E nella peggiore?
«Hanno fatto il lavoretto in casa, spulciando l'elenco del telefono o qualsiasi altra cosa. Si è visto anche stavolta: l'ultima settimana di raccolta è stata flagellata da neve e pioggia ovunque. Per caso ha visto tavoli di raccolta, sotto la tormenta?».
Casi particolari?
« Particolari? Nel 2000 abbiamo scritto a tutti i procuratori italiani, denunciato tutto il denunciabile».
Risultato?
«Alcune procure hanno insabbiato e amen, altre hanno insabbiato in maniera creativa: a Roma, anziché i segretari di partito, hanno chiamato a testimoniare i firmatari, decine di migliaia, da riempire mezzo Olimpico».
Così si chiude presto...
«Eh già, intorno al 2026, immagino. Ma la cosa più interessante è la sorte dei casi non insabbiati».
E cioè?
«Il nulla. Perché un anno e mezzo fa, zitti zitti, in Parlamento hanno approvato una leggina che ha funzionato come un colpo di spugna sia per il passato sia per il futuro: niente più reato penale, per i brogli, solo multe. Decisione bipartisan: l'hanno votata tutti, tranne noi e rare eccezioni».
Addio denunce...
«Basterà prevedere un budget per pagare le multe. Anzi nemmeno quelle: se con la ex Cirielli si interverrà sui termini di prescrizione, i brogli saranno gratis».
Al di là dei brogli, c'è anche l'uso di aiutare l'avversario dell'avversario, come i Ds proprio con la Mussolini...
«Mah. Sarà anche politicamente discutibile, ma, se episodi simili sono conosciuti e fatti in modo legale, tanto di cappello. Aiutare un altro può essere una cosa bella, magari il problema fosse quello».
Insomma, che si può fare?
«Noi radicali, al comitato nazionale di gennaio, avevamo lanciato ai poli una proposta di dialogo proprio su questo. Con una idea semplicissima: per legge, prima si presentano le liste complete e dopo si comincia la raccolta di firme. Abbiamo mandato una bozza di riforma al governo, ai partiti, alle regioni. Siamo andati dal presidente della Repubblica che è stato molto attento e so che si è mosso sollecitando tutto il sollecitabile. Non è successo niente»
Secondo lei perché?
«Perché in Italia il principio di legalità è qualcosa di straniero. Se ci fosse un controllo internazionale, le nostre elezioni sarebbero invalidate. È come per i referendum: ancora stiamo aspettando che tolgano morti e dispersi dalle liste degli italiani residenti all'estero. Nel '99 il quorum mancò per qualche zero virgola: colpa dei fantasmi».
Gian Guido Vecchi