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E Romano: dialogo soltanto con noi Lotta comune al conflitto d'interessi

Testo: 


Il Professore ai suoi: ora la palla è nel campo dei pannelliani

DAL NOSTRO INVIATO
BOLOGNA - Una delle tante cose che Romano Prodi non farà mai con Marco Pannella è quella di sedersi a un tavolo da poker. «Tra bluff e aperture al buio, sarebbe come infilare da soli la testa nel cappio: quello è un maestro nei giochi di prestigio...»: mormorano gli uomini del Professore, riconoscendo l'inarrivabile abilità del Marco radicale in materia. Per questo, quando ieri Pannella si è detto pronto ad aderire «al buio» a qualsiasi programma del centrosinistra, qualunque esso sia, il leader dell'Unione si è immediatamente ritratto, quasi spaventato. «È come se per un attimo ci fossimo visti a quel tavolo. No, così non funziona...». C'è stato addirittura un momento nel quale a molti è parso praticamente matematico che Pannella, con quella sortita, si fosse giocato da oggi al 2040 qualsiasi possibilità di dialogo con l'uomo dell'Ulivo. Non è così invece. Romano Prodi è tuttora interessato ad aprire le porte al «viandante radicale». E non soltanto per motivi squisitamente elettorali, anche se è evidente che il 2 per cento pannelliano fa comodo a tutti, soprattutto in alcune Regioni in bilico. C'è anche un'altra ragione: sono in tanti a pensare nell'Unione che i Radicali, con la loro storia di battaglie civili e di campagne in difesa della democrazia, accrescerebbero la forza d'attrazione dell'Ulivo, in un momento poi in cui l'offensiva prodiana punta su temi quali il pluralismo e regole uguali per tutti.

Il problema è su quali basi condurre la trattativa. Dato per scontato che tra ulivisti e radicali le differenze superano di gran lunga le comunanze, l'unica possibilità di dialogo può avvenire sulla base di «condizioni rigorose». La prima condizione è che Pannella e soci recidano ogni rapporto con il centrodestra. Chiudano qualsiasi canale di dialogo con Berlusconi. «Alla politica dei due forni non ci stiamo» ha detto ieri Piero Fassino, dopo veloce consultazione con lo stesso Prodi. Perché, altrimenti, sarebbe come tornare al tavolo da poker. E se c'è una cosa che il centrosinistra teme è quella di essere strumentalizzato dalla truppa radicale: di finire in una sorta d'asta, con Pannella nelle vesti di arbitro, abilissimo nell'alzare il prezzo per poi darsi al migliore offerente. «Questo non può succedere...». E perché non succeda è necessario che i Radicali «annuncino pubblicamente di voler discutere solo con l'Unione».

A quel punto, la trattativa potrà entrare nel merito. E qui Prodi ha già pronto un altro paletto. Vista, parole di Arturo Parisi, «la diversità radicale», è evidente che qualsiasi tipo di ospitalità non potrà poggiare su una condivisione programmatica a tutto campo, e nemmeno a mezzo campo. Tuttavia, è il ragionamento prodiano, un terreno comune esiste. Ed è quello dei valori, della condivisione di una serie di regole che vanno dalla difesa del pluralismo, all'avversione contro quel mostro che risponde al nome di conflitto d'interessi, al rispetto e all'equilibrio delle istituzioni, alla legalità nelle sue molteplici sfaccettature.
«L'esatto contrario, per capirci, di ciò che rappresenta Berlusconi» è la sintesi dei prodiani. Pannella ci sta? Se sì, il centrosinistra incasserebbe doppia posta: si assicurerebbe un prezioso alleato elettorale e, in più, potrebbe rivendicare il merito di essere riuscito a dare una valenza fortemente antiberlusconiana all'«ospitalità» dei Radicali, in passato alleati del Cavaliere. Non sono previste altre mosse da parte di Prodi: «Ora la palla è nel campo di Pannella».

Francesco Alberti

Data: 
Sabato, 12 February, 2005
Autore: 
Fonte: 
Il Corriere della Sera
Stampa e regime: 
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