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Al bando la clonazione umana ma non quella terapeutica

Testo: 

dalla rubrica LETTERE A PAOLO MIELI.

Leggo la sua risposta sulle dittature che devono essere considerate un crimine contro l'umanità: parole sacrosante, caro Mieli. Ma se vogliamo metterci su questo terreno, peggio (sì, peggio) delle dittature e delle guerre che esse inevitabilmente portano con sé, c'è qualcosa che rischia ancor più di distruggere l'umanità ed è la clonazione. Contrabbandata per una forma di progresso scientifico, la clonazione umana preceduta da quella animale rischia di compromettere il nostro genere offrendogli il miraggio dell'immortalità. Mi stupisco che sui giornali non sia in atto una campagna contro questa orribile prospettiva e che anche chi si è pronunciato contro la clonazione umana lo abbia fatto a toni bassi...

Giuseppe Orlando, Milano,

Caro signor Orlando,
non tutti quelli che si sono pronunciati contro la clonazione umana lo hanno fatto, come lei dice, a bassa voce. Qualche tempo fa, su Le Monde è apparso un articolo del professor Israel Nisand che diceva cose molto simili alle sue. La clonazione a fini riproduttivi - spiegava Nisand - utilizza il genoma di un adulto, contenuto nel nucleo di una sua cellula, per procreare un individuo il cui patrimonio genetico è praticamente (il citoplasma dell'ovocita trasmette ugualmente il genoma) lo stesso del «donatore». Il nucleo di una cellula di un adulto è collocato nell'ovocita enucleato, che diventa a questo punto un embrione perché ha un corredo completo di 46 cromosomi. L'individuo così creato non dispone del patrimonio genetico di due genitori i cui genomi si mescolano casualmente, ma della copia di una combinazione già esistente, quella del donatore, che è madre e padre allo stesso tempo.
Tutti gli esseri umani - aggiungeva il professore francese - fin qui, hanno goduto di questo azzardo che dona loro una libertà fondamentale, quella di essere unici, nel corpo e nella mente. Noi siamo tutti prodotti singoli di una casuale mescolanza dei genomi di due genitori di sesso opposto. Questo non è mai stato messo in discussione ed è un valore per ciascuno di noi. Si tratta di un patrimonio comune dell'umanità che la morale ci invita a rispettare in nome di un principio antico: non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi.
I «progressi» compiuti dalla biologia della riproduzione sono più gravi di quelli della fisica nucleare, tanto per prendere a paragone un esempio emblematico della follia umana. Una bomba atomica sganciata su una città uccide, devasta, è un insulto all'umanità, ma non ne mette in discussione l'essenza stessa. Ci si può difendere dai danni nucleari che oggi possono essere molto limitati. Invece, modificare i parametri della procreazione mette in causa la natura stessa della specie umana. Non c'è protezione che valga. Il danno è subito collettivo.
Ed è a questo punto, caro Orlando, che Nisand sosteneva la sua tesi quasi con le stesse parole che lei ha usato in questa lettera: «Il rispetto della dignità umana in quello che è il suo aspetto più fondamentale, la singolarità di ciascun individuo, nata dalla mescolanza casuale dei geni dei propri genitori, impone alla Francia, attraverso le istituzioni internazionali, di adoperarsi affinché la clonazione ai fini riproduttivi sia classificata come crimine contro l'umanità, perseguibile e punibile, senza limiti di prescrizione, da un tribunale penale internazionale. In questo modo non si potrà più dire che nessuno ha mosso un dito per scongiurare questo disastro». Io ho trovato queste parole convincenti ed è per questo che me le sono appuntate. Ma attenzione: il ragionamento vale solo per la clonazione umana perché se parliamo di clonazione terapeutica, quella che serve alla sperimentazione sulle cellule staminali embrionali, il discorso è diverso.
Anzi, a parer mio, opposto. Questo tipo di clonazione io la favorirei in ogni modo ed è per questo che già da quasi un anno mi sono pronunciato a favore del referendum promosso dai radicali contro la legge sulla fecondazione assistita che impedisce questo genere di sperimentazione. Al bando dunque la clonazione, ma con la precisazione che stiamo parlando di quella umana.

Paolo Mieli

Data: 
Domenica, 12 December, 2004
Autore: 
Fonte: 
CORRIERE DELLA SERA
Stampa e regime: 
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