di Francesco Pullia
E' indubbio che il documento sottoscritto da diversi parlamentari diessini, espressioni delle varie correnti del partito, contenente l'invito a consiglieri ed eletti locali a farsi attivi promotori referendari, senza attendere lo svolgimento delle varie feste dell'Unità, costituisca un apprezzabile passo in avanti. I dati ci diranno se e quanto questo appello sia stato effettivamente recepito, innescando un'auspicabile inversione, in senso positivo, di tendenza. A fronte di questa novità va, tuttavia, segnalato un articolo, apparso in prima pagina ne "Il Riformista" di ieri, che sostanzialmente, quasi come un messaggio subliminale, invitava a firmare soltanto i quesiti cosiddetti parziali, cioè relativi a singole parti della recente legge sulla procreazione medicalmente assistita, e non quello totale, che si propone, invece, l'abrogazione dell'intero dispositivo normativo.
Viene spontaneo dire: eh, cari compagni, così non va. C'è doppiezza e malafede in questo atteggiamento che dev'essere nettamente e duramente stigmatizzato. Come dire che con una mano si concede qualcosa e con l'altra, immediatamente dopo, la si toglie. Chi in questi giorni sta offrendo generosamente e appassionatamente il proprio impegno nella raccolta di firme promossa e avviata dal mese di aprile dai radicali con l'aggiunta, in questa fase finale, del sostegno di altre forze politiche, sa perfettamente che nessuna faziosità ha motivo d'essere e che, anzi, proprio perché assurda e immotivata, sarebbe gravemente deleteria e pregiudizievole nei confronti dell'esito dell'iniziativa. E non vorremmo che, sotto sotto, la vera intenzione dell'articolo pubblicato dal giornale dalemiano sia proprio questa.
E' come se, infatti, si invitasse a firmare obtorto collo fissando dei paletti, dei precisi distinguo tra referendum buoni (perché accettati dai Ds) e cattivi (perché squisitamente radicali). Il motivo? Semplice. Secondo una certa cattiva coscienza i referendum parziali potrebbero essere oggetto di trattativa con il mondo ecclesiastico mentre quello totale ovviamente no. I radicali, lo si sa, non amano inciuci e tanto meno commistioni con i prelati? Proponiamo, allora, ai diesse una sana seduta psicanalitica e ai cittadini di non cadere in alcun tranello. Si firmino tutte le richieste referendarie senza alcuna remora e senza spirito di parte, contribuendo in tal modo ad assicurare al Paese un'altra occasione di crescita civile e di maturità democratica.