di Gualtiero Vecellio
Fuori dai piedi. Questo in sostanza ha chiesto il governo comunista del Vietnam, che fortissimamente vuole l'espulsione del Partito Radicale Transnazionale dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite. Il Vietnam, dal suo punto di vista, ha perfettamente ragione. I radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino sono da sempre in prima fila nella denuncia delle violazioni dei diritti umani e civili perpetrate dal governo di Hanoi; e sono tra i più strenui difensori della causa dei Montagnards: una sfortunata etnia cristiana che vive negli altopiani vietnamiti, e paga una imperdonabile colpa: quella di essersi schierata al fianco degli Stati Uniti, quando quel paese era dilaniato da una guerra che per tutto il mondo era d'aggressione. Solo che ad aggredire non erano stati gli americani, ma i vietnamiti del Nord, che avevano invaso il Vietnam del Sud.
Una replica di quel che era accaduto, negli anni Cinquanta, in Corea. Solo che in Vietnam vinsero i comunisti con quello che ne conseguì: migliaia di boat people, disperati che pur di fuggire dalla dittatura preferivano sfidare l'Oceano a bordo di qualunque cosa stesse a galla (e non si sa quanti ne sono morti). Pochissimi hanno trovato rifugio in Occidente, e da allora quel paese è oppresso da una dittatura feroce quanto impenetrabile. I Montagnards non si sono mai piegati: continuano a resistere, tra l'indifferenza del mondo. Una minima parte ha ottenuto asilo politico negli Stati Uniti. Gli altri, quelli rimasti in Vietnam, sono perseguitati.
A Pasqua alcuni di loro sono stati uccisi, e solo perché, ostinati, volevano pregare il Dio in cui credono. Anni fa la loro tragedia venne raccontata e pubblicizzata da John Wayne, che in molti film, anche quelli western dove non c'entrava nulla, ostentava al polso un braccialetto di rame, simbolo appunto di quel popolo fiero e indomito. Cosa c'entrano i Montagnards con Pannella e Bonino? I radicali hanno fatto loro la causa di questa popolazione. La domenica di Pasqua hanno manifestato a piazza San Pietro, chiedendo un intervento del Pontefice; e all'ONU, alla commissione dei diritti umani di Ginevra hanno fatto parlare Kok Ksor, leader dei Montagnars.
Il Vietnam l'ha giurata, ai radicali. Ecco dunque che ha chiesto che ai radicali venga revocato lo status di Organizzazione non governativa rappresentata all'ONU. Una richiesta alla quale si sono subito accodate Cina, Costa d'Avorio, Cuba, Russia, Iran, Pakistan, Sudan, e Zimbawe, (insomma: il "meglio" dei regimi comunisti e islamici) e India. Hanno votato una "raccomandazione" per la sospensione del Partito Radicale Transnazionale. Invano si sono opposti Camerun, Cile, Francia, Germania, Perù, Romania, Stati uniti e Turchia.
Ora la decisione se accogliere la "raccomandazione" dovrà essere ratificata nella sessione plenaria del Consiglio economico e sociale dell'ONU che si terrà a New York a luglio. Non tutto dunque è deciso, ma il primo importante passo verso l'espulsione è stato fatto. Al di là del caso specifico, è indicativo che si siano creati due fronti: una alleanza che vede appunto paesi dittatoriali come Cina, Cuba, Iran, Sudan e Zimbabwe; e una coalizione di paesi democratici o che lavorano per realizzarla, come appunto Stati Uniti, Francia, Germania, Romania, ecc., è auspicabile, naturalmente che la "raccomandazione" non venga ratificata. Ma va comunque sottolineato come vi sia chi ritiene l'ONU "cosa loro".
Già due anni fa, per esempio, era accaduto un caso analogo. A chiedere l'espulsione dei radicali era stata la Russia: dopo che Pannella aveva fatto parlare alle Nazioni Unite un leader non violento della resistenza cecena. Altro dato indicativo il silenzio e l'indifferenza di tanti difensori dei diritti umani e civili: nessuno dei pur numerosi militanti del partito "senza se" e "senza ma" trova alcunché da ridire, da obiettare. Nessuna protesta, nessuna mobilitazione. La causa dei Montagnards, al pari di quella dei ceceni (che proprio per questa indifferenza sempre più sono spinti tra le braccia dei terroristi islamici), dei dissidenti cubani, cinesi, ecc.
Se ne ricava una lezione amara: un perseguitato, un oppresso, un dissidente deve augurarsi che a perseguitarlo, opprimerlo, torturarlo, siano americani o israeliani. Solo così avrà attenzione mediatica, solo così intellettuali e manifestanti si mobiliteranno in loro difesa, e ne difenderanno la causa. Se invece la causa della loro oppressione e della loro persecuzione non saranno gli americani e gli israeliani, si rassegnino: la violenza che patiscono, il dolore che soffrono, i loro diritti violati, non interesseranno che poche persone; che peraltro si cercherà di tacitare. Come intende fare il Vietnam comunista nei confronti dei radicali, colpevoli di non voler far passare sotto silenzio la tragedia quarantennale del popolo Montagnards.