«Bondi e Amato, solo lusinghe». E ricorda l'8,5%: per quel record ci vendemmo tutto
Cinque anni fa è stato un miracolo. «Ci eravamo venduti il patrimonio. Agorà Telematica il primo provider italiano, la seconda rete di Radio radicale, un pezzo della prima». Massimo storico: 8,5%, quarto partito. Poi venne l'occasione storica, le amministrative del 2000. Corteggiatissimi da Berlusconi e da D'Alema. Finì male con entrambi. «Ecco i sondaggi: fino a cinque giorni prima del voto eravamo al 7%. Poi Berlusconi si inventò che avevamo fatto l'accordo con la sinistra. D'Alema ne fu felice. I nostri voti però passarono a destra, e lui perse Palazzo Chigi». Loro, Emma Bonino e Marco Pannella, guadagnarono in indipendenza, ma persero in attenzione. Alle Europee del '99 arrivarono sull'onda della campagna «Emma for president». Stavolta non c'è un euro, né un invito. «Queste sono le presenze nei talk-show degli ultimi due mesi: zero. Ha appena chiamato Vespa, finalmente Marco andrà a Porta a Porta ». È difficile distinguere tra i due. Si prende appuntamento con uno, arriva l'altro. Si sorridono, si accarezzano, si cercano con lo sguardo come due vecchi coniugi. La Bonino lo chiama Capo, però la lista porterà ancora il nome di Emma. La vulgata vuole che lui cerchi l'accordo con la destra, lei con la sinistra. «La verità è che non ci vuole nessuno. Alla nostra Convenzione sono venuti Sandro Bondi e Giuliano Amato. Tutta una filastrocca di complimenti, gli stessi di sempre: grazie di esistere, prego di esserci. La relazione di Amato l'ho condivisa parola per parola. Poi all'uscita mi ha preso sottobraccio e mi ha detto: Emma mi spiace, mi sa che anche stavolta non se ne fa niente».
Meglio così: stavolta presentarsi isolati, fuori dai poli, porterà bene. Nei sondaggi i radicali sono come sempre tra l'1 e il 3%, non così poco se davvero i due schieramenti saranno distanziati da un margine sottile. E poi la stessa vulgata vuole che i radicali abbiano scelto di restare piccoli, anche se per Pannella non è una decisione ma una maledizione: «Ogni volta vincevamo i referendum con l'85%, e tre mesi dopo gli stessi elettori votavano in blocco gli altri partiti». La loro storia è appesa ai muri della sede di via Torre Argentina, Ernesto Rossi e le donne di Kabul, Enzo Tortora in manette e Antonio Russo disperso in Kosovo e ammazzato in Cecenia, il volto smagrito dai digiuni di Adelaide Aglietta e il corteo contro la fame nel mondo da Porta Pia a San Pietro, un percorso che soltanto loro. «Eppure ci sentiamo molto soli». Sono circondati da persone che hanno partecipato della loro vita e se ne sono andati, accendono la tv e ci sono i talk-show di Marco Taradash, vanno in libreria e trovano i saggi di Massimo Teodori, passano da ospiti in Parlamento e ascoltano Rutelli ed Elio Vito. «Ma non li chiameremo mai traditori. Hanno deciso così. Certo che Francesco...». La scelta di Rutelli sulla fecondazione assistita pesa. La campagna per le Europee, spiega la Bonino, la faranno proprio sui «nuovi diritti civili»: la ricerca scientifica, le cellule staminali; che sia più facile scegliere, di abortire come di restare mamma.
Comizi, pochi. Manifesti, quasi niente. In tv, magari. Nel frattempo la Bonino e Pannella scrivono. Una lettera a 18 milioni di famiglie, che chiamano volantone: arriverà tra il 3 e il 4 giugno, si annunciano citazioni bibliche e letterarie. Suona il cellulare di Emma, è un'amica dal Cairo, dice che è passata da casa a controllare, tutto a posto, «neanche una zanzara». «Vivo sull'isola in mezzo al Nilo, e c'è stata un'invasione di insetti» racconta lei. «È un quartiere sicuro, uno dei pochi dove una donna sola può girare tranquilla» si preoccupa lui.
L'Egitto è cominciato per caso, dopo la delusione elettorale: una chiamata da un gruppo di donne tunisine, per difendere una scrittrice sotto processo. Poi Emma ha cominciato a studiare l'arabo, «ora lo leggo bene, lo capisco, ma lo parlo malissimo». Ha scelto, da amica di Israele, di vivere tra Il Cairo, Damasco e Beirut, per conoscere da dentro il nostro contraltare, per seguire la propria vocazione a distruggere i luoghi comuni. Ad esempio «non è vero che ci odiano. I sondaggi indicano che il 70% dei giovani egiziani vorrebbero andare in America, o in Europa. Dov'è la rivolta delle masse arabe? Le manifestazioni per la Palestina sono organizzate dal governo. Se protestassero contro il prezzo del pane finirebbero tutti in galera». Sulla crisi mediorientale la Bonino ha un'idea semplice: «Tutti in Iraq. Il contrario di Zapatero. E cambiamo le regole di ingaggio, insieme con gli altri contingenti europei, per poter resistere a Nassiriya». Pannella annuisce e sorride largo. «Dopo l'ultimo sciopero della sete ho preso 12 chili in un giorno. Avevo perso anche il liquido intercellulare, ho dovuto bere molto». Cosa si mangia dopo un digiuno? «Un brodo denso con il parmigiano». «Crederà mica a Marco? - interviene lei -. Ma quale brodo! Mezzo chilo di spaghetti De Cecco! Sono io che dovrei prendere peso, ma proprio non ci riesco. Chiederò aiuto al mio compagno di banco al liceo di Bra, Carlin Petrini, capo della sinistra gourmet». Si guardano, sorridono; la Bonino nel tempo si è come addolcita, si accoccola sulla sedia si mette il rossetto; lei e il Capo hanno perso forse l'aggressività di un tempo non la passione, e forse più che mai c'è bisogno di loro.
Aldo Cazzullo