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Pannella schiera i radicali: fecondazione, la nostra nuova sfida

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Chiuso il congresso che dà il via alla campagna della «lista Bonino»: sì al referendum per la libertà di ricerca

ROMA - «Siamo nei guai amici. Doveva essere una grande celebrazione, lo si doveva a Loris Fortuna, ma in tanti non sono venuti qui per il trentennale della vittoria per il divorzio: troveranno sicuramente miserevoli giustificazioni per giustificare la loro assenza». È un Marco Pannella con i lucciconi quello che ammette pubblicamente essere se non un insuccesso, certamente una riuscita al di sotto delle aspettative la kermesse che avrebbe dovuto dare lo slancio alla «lista Bonino» in vista delle Europee di giugno. E così la giornata conclusiva del sesto congresso radicale si risolve in un «rimemorare eroico» dell'impresa di trent'anni fa, quando un manipolo di irriducibili libertari, tra i quali non c'era la Bonino che si gettò nella mischia subito dopo, riuscì, vincendo la battaglia referendaria voluta dai comitati civici del cattolico Gabrio Lombardi, ad avere la meglio sul clericalismo della Dc e del Msi. Lo stesso clericalismo che starebbe riaffiorando oggi e che si è concretato nella legge sulla fecondazione medicalmente assistita, contro il quale i radicali tornano a mobilitarsi raccogliendo le firme per un nuovo referendum abrogativo. E la Bonino, che adesso ne è l'emblema visto che la lista porta il suo nome, rivendica con orgoglio di essere «figlia della vittoria di un'Italia laica e tollerante su una classe politica tremebonda».
Quella di ieri, quindi, è stata una celebrazione all'insegna della nostalgia. Ecco perché si alternano al microfono i protagonisti di allora da Gianfranco Spadaccia a Mauro Mellini, da Patrizia Baldi (la vedova del cantante Claudio Villa) all'attrice Franca Valeri, dalla giornalista Miriam Mafai a Uberto Fortuna (nipote di Loris), da Ottaviano del Turco a Roberto Cicciomessere. In gran parte, sono persone oramai lontane dall'agone politico, ma hanno voluto portare il contributo dello loro testimonianza. Ed è proprio lo spirito che ha animato quei gesti a fare dire a Pannella: «Oggi come allora si lotta sperando di vincere perché se vinciamo, vince la democrazia. Allora con il divorzio fu consentito alle famiglie di vivere un matrimonio fondato sull'amore e non sulla minaccia dei carabinieri. Oggi dobbiamo difendere la libertà di ricerca scientifica. È, insomma, una battaglia contro l'oscurantismo talebano». Certo, si consola alla fine Pannella guardando già al futuro, «è improbabile che la campagna elettorale ci dia il 16 per cento al quale aspiriamo, tuttavia dobbiamo continuare a lavorare per le politiche e a batterci per qualche referendum».

R. R.

Data: 
Lunedì, 10 May, 2004
Autore: 
Fonte: 
Il Corriere della Sera
Stampa e regime: 
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