Una mozione per chiedere l'utilizzo terapeutico anche in regione della canapa indiana e dei suoi derivati: a presentarla 18 consiglieri regionali di tutte le forze politiche mentre il primo firmatario è Mario Puiatti.
La Regione Lombardia recentemente ha approvato una mozione di identico contenuto. In provincia di Pordenone la questione trova favorevoli e contrari ed è destinata sicuramente a fare discutere.
"Personalmente ritengo non si possano fare distinzioni tra droghe pesanti e droghe leggere - afferma Luciano Callegaro, senatore del Ccd - Le droghe sono sempre droghe. Ho avuto recentemente la possibilità di visitare in Umbria una comunità per il recupero di tossicodipendenti di don Gelmini e gli operatori stessi erano contrari ad iniziative di questo tipo. Anche i giovani che sono usciti da tunnel della droga sono tutti contrari. Cerchiamo poi di essere precisi sul termine terapeutico. Sono contrario a qualsiasi liberalizzazione delle droghe leggere".
Contraria all'ipotesi anche Flora Bomben, sociologa e consigliere comunale della Margherita in città: "Credo che ci siano medicinali già testati per rispondere ai bisogni dei malati terminali - afferma - Mi sembra un escamotage per dare agli oppiacei una dignità di strumenti terapeutici. Sono d'accordo per incrementare la terapia del dolore e i centri dove si praticano queste cure, ma sarà la ricerca medica e farmacologia a rispondere a questi bisogni. Credo sia una mossa più di tipo politico che terapeutico".
Favorevole, pur con limiti ben precisi,Vitto Claut, legale pordenonese componente del Tribunale di diritti del malato e presidente regionale del Codacons: "Ritengo che ogni sostanziale uso di sostanze che possano fare del bene possa essere ammesso qualora non ci siano altre medicine che possano rispondere alle esigenze del momento - afferma - Se è l'unico modo per alleviare le necessità ben venga l'uso della canapa indiana che, però, dovrebbe servire in sostituzione delle medicine che non sono disponibili".
Sostiene l'idea anche il legale pordenonese Rosanna Rovere, segretaria provinciale dello Sdi. "Sono favorevole - afferma - se l'efficacia è provata. Io sono per la libertà di scelta: ognuno è libero di scegliere di curarsi come vuole come con la cura Di Bella". Molto cauta, invece,Elena Coiro, consigliere comunale cittadina di Alleanza nazionale e psicologa: "Credo che prima vada sperimentata - afferma - vengano definiti gli ambiti di intervento e i fruitori con protocolli ben precisi. Parlare di uso terapeutico è improprio se non si definisce il target: malati terminali o quali malati? Prima ci vogliono anni di sperimentazioni scientifiche sui risultati dell'utilizzo di queste sostanze, poi bisogna vedere se i vantaggi sono superiori agli effetti collaterali che queste sostanze causano come la dipendenza".
Donatella Schettini