Occupate anche le aule per la rieducazione: brande al posto delle lavagne
La capienza è di 38 unità e di recente si è toccata quota 85
Non è un segreto che il carcere cittadino sia sovraffollato. E', però, una novità che anche le celle destinate alle attività trattamentali di recupero e rieducazione siano state spogliate di lavagna e scrivania per far posto alle brande e agli armadietti. A renderlo noto è un gruppo di detenuti che ha investito della questione la stampa locale attraverso una missiva fatta pervenire nei giorni scorsi in redazione.
«A fronte di una capienza di circa 38 unità - si legge nella lettera - nei giorni scorsi si è toccata la quota record di 85 detenuti, con il risultato che in molte celle sono stati sistemati dei materassi per terra. Forse l'intento dell'amministrazione penitenziaria è quello di farci seguire corsi accelerati di slalom speciale per evitare durante la notte i corpi dei ristretti stesi sul selciato. E' inutile, invece, ribadire che non esiste un refettorio, mentre l'ora d'aria si svolge in un cortile che assomiglia a un kleenex».
«Per questo motivo - prosegue la lettera di protesta - la direzione dell'istituto si è vista costretta a spostare il corso di legatoria in un laboratorio di fortuna, dirottando la decina di nuovi ingressi dell'ultima settimana nella cella precedentemente destinata alle attività scolastiche. Nel Castello si scoppia, tutte le attività vanno a rilento a causa dell'emergenza posti-letto. Non è possibile andare avanti così. Nessuno di noi vuole, però, essere trasferito perché a Pordenone il clima della detenzione è sereno; gli agenti di polizia penitenziaria svolgono al meglio il loro lavoro evitando di far pesare oltremisura il periodo di prigionia; la direzione si attiva a ogni nostra richiesta; l'ufficio educatori evade una montagna di pratiche nonostante l'organico esiguo; il tribunale di sorveglianza è disponibile al dialogo e concede, qualora esistano i presupposti, le misure alternative previste dalle leggi».
«Per queste ragioni - è l'invocazione dei detenuti - urge la costruzione di una nuova struttura, in cui la presenza contemporanea di due sezioni riservate ad altrettante categorie di detenuti (quelli "comuni" e quelli "a divieto d'incontro" come "sexual offender" e collaboratori di giustizia, ndr) non sia il motivo addotto per limitare, a causa dell'incompatibilità ambientale, ogni minima attività trattamentale». «Nel Castello - proseguono i "ristretti" - funzionano con ottimi risultati un corso scolastico di alfabetizzazione per stranieri e alcuni corsi pre professionalizzanti tenuti dallo Ial in collaborazione con le principali cooperative del Friuli Occidentale (Coop Service Noncello, Itaca, C'era L'acca): legatoria, computer, pittura, teatro le discipline insegnate. Purtroppo, con questo andazzo, queste attività di rieducazione sono destinate a scomparire, considerato che non ci sono aule per ospitare le lezioni. Di più: alcune aziende, a quanto ci è stato riferito, sarebbero in grado di far entrare in carcere attività lavorative, ma non si sa dove le stesse possano essere svolte». «Lanciamo, quindi - hanno concluso i detenuti della casa circondariale di Pordenone - un appello ai politici locali, provinciali, regionali e nazionali: convocate una conferenza programmatica, esaminate le varie opzioni e i vari siti. Quindi, una volta per tutte, decidete e fate aprire i cantieri. In fondo, quando qualcuno di voi è stato, suo malgrado, ospite delle patrie galere, ha toccato con mano la drammatica situazione. Speriamo che non ve ne siate già dimenticati».