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Riflessioni sulle staminali e sui veti vaticani

Testo: 

Di recente ho partecipato ai lavori del Congresso dell'Associazione "Luca Coscioni" per la libertà di ricerca avendo la fortuna di ascoltare gli ottimi interventi di Cristina Possas de Albuquerque e di Marco Pannella: il primo ricco di dati scientifici, il secondo di argomenti etico-politici, che convergevano a dimostrare la profonda incoerenza e disumanità dei divieti opposti dal dogmatismo religioso (cattolico e non cattolico) alla utilizzazione delle cellule staminali per la ricerca medica e per la terapia (già possibile) di alcune terribili malattie invalidanti.
Dell'intervento di Pannella, in particolare, mi ha colpito la denuncia del gelido materialismo scientifico in cui i moralisti vaticani traducono i loro sublimi precetti spirituali. Ascoltandolo, mi sono tornate alla mente le acute osservazioni di Wilhelm Reich sulla personalità mistico-meccanicista: "Il primitivo - scriveva dunque Reich in "Animismo, Misticismo e Meccanicismo", un bel saggio del 1949 pubblicato in America - animava la natura conformemente alle proprie sensazioni e funzioni. Insomma l'animava ma non la mistificava, come faranno i mistici molti secolo dopo. Ma perchè dunque il mistico produce mistificazioni fantastiche deformate come il demonio con la coda e l'angelo con le ali ? Perché - risponde Reich - egli ha percezioni già esse stesse deformate e innaturali. A sua volta lo scienziato meccanicista non si fida, e giustamente, delle proprie percezioni sensoriali (perché esse, come quelle del mistico, sono deformate dalla sua corazzatura) e deve affidarsi sempre e solo alle verifiche strumentali. E' per questo motivo che le concezioni meccanicistiche spesso convivono ottimamente con quelle mistiche e ad esse si appoggiano. Ma che cosa - concludeva Reich - unisce dunque misticismo e meccanicismo, al di là di questa loro matrice emozionale comune, e cioè il blocco e la distorsione della percezione e dell'autopercezione ? Li unisce proprio questa visione del mondo solo apparentemente contraddittoria. Misticismo e meccanismo si integrano a vicenda formando un quadro della vita nettamente dissociato, ma complementare, con un corpo consistente di sostanze chimiche, da una parte, e uno spirito immateriale dall'altra".
E mentre Pannella, avendomi forse notato in sala, sottolineava l'analogia esistente tra gli assurdi divieti vaticani in tema di cellule staminali e quelli in tema di contraccezione, mi sono reso conto che quei divieti apparentemente così diversi avevano in realtà un comune denominatore, appunto le tematiche sessuali e riproduttive, ed una comune caratteristica, e cioè la spietatezza ammantata di amore e rispetto per la vita. I divieti in tema di staminali, infatti, condannano milioni di malati a restare inchiodati alle loro terribili malattie e, non di rado, al loro destino di morte, i divieti in tema di contraccezione hanno già condannato milioni di madri a morire di aborto clandestino e centinaia di milioni di bambini a morire di fame. Tutto ciò è fatto, incredibilmente, in nome dell'amore per la vita e per la persona umana: ma quando si tratta di scegliere tra la vita reale e massacrata di milioni di malati o di milioni di bambini affamati a morte e la vita di un ammasso di cellule indifferenziate o di spermatozoi, i nostri apostoli dell'amore sviscerato non esitano mai e antepongono le cellule staminali e gli spermatozoi all'atroce sofferenza di quelle moltitudini di malati e di bambini scheletrici. A chiunque abbia un po'di buon senso e di umanità questi precetti e comportamenti appaiono chiaramente assurdi e spietati. Ma a questo punto resta da capire perchè tante moltitudini accettino o subiscano passivamente l'intrusione dei pregiudizi ecclesiastici nella loro vita. Insomma, perché l'autorità religiosa ha un potere tanto invadente nelle scelte etiche della nostra come di tante altre società ? A mio parere, questo potere, che prevale anche in ambienti politici che si proclamano laici e nella schiacciante maggioranza di cittadini (in Italia il 92%) che vive del tutto estraniata da ogni pratica religiosa, diventa comprensibile solo se teniamo conto che quella religiosa resta anche nel mondo moderno l'unica difesa finora eretta dall'uomo contro la sua angoscia più antica: l'angoscia della morte. E tale difesa ruota spesso intorno alla rinuncia al piacere e alla felicità, perché la morte è spiegata, in molte religioni, come punizione divina per una colpa antica. Ma poiché la promessa d'immortalità e di felicità eterna è legata dalle autorità religiose all'osservanza dei propri dettami etici, ciò spiega la tenacia con cui le norme etiche assurde e spietate di queste autorità vengono così spesso mutuate nella vita di tante persone che non sono affatto credenti e di tanti Stati che si proclamano laici. Il paradosso finale di questi comportamenti paradossali sta però nel fatto che, in concreto, questa tanto decantata difesa religiosa dall'angoscia di morte si rivela ben poco efficace. Già quarant'anni fa una vasta indagine condotta da Herman Feifel tra i malati gravi e terminali di alcuni ospedali americani riscontrò che i pazienti più religiosi avevano anche una più acuta angoscia di morte.

Luigi De Marchi 20/01

Data: 
Martedì, 20 January, 2004
Autore: 
Fonte: 
L´AVANTI
Stampa e regime: 
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