Al ministro della giustizia l'ordine di depositare il fascicolo con gli atti sulla domanda di grazia
Il Natale di Adriano Sofri
Il presidente emerito della Consulta Antonio Baldassarre: Ciampi può firmare la clemenza per «atto personale». Molti giuristi concordano. E in parlamento la Lega apre a una legge di revisione costituzionale
di MATTEO BARTOCCI
ROMA
Mentre costituzionalisti e mondo politico discutono sulla legittimità del categorico niet imposto dal guardasigilli Roberto Castelli contro la grazia per Adriano Sofri, una buona notizia sembra poter allietare il natale di Ovidio Bompressi, condannato a 22 anni per l'omicidio Calabresi oggi detenuto agli arresti domiciliari per motivi di salute. Il Tar del Lazio infatti ha ordinato al ministero della Giustizia di rendere noti attraverso una «puntuale relazione» i documenti acquisiti nel procedimento della domanda di grazia per Bompressi, specificando quali siano «quelli ritenuti riservati». Castelli, infatti, dopo aver bocciato la prima domanda di grazia per Bompressi perché «politicamente inopportuna» a ridosso dei «fatti di Genova» del G8, l'8 ottobre scorso aveva reso noto di aver respinto anche la seconda, precisando di non volerla trasmettere in nessun caso al Quirinale, nemmeno allegando il suo parere contrario. Inoltre, alla domanda dei legali di Bompressi di accedere al fascicolo archiviato con tanta sicumera, il ministro aveva risposto trincerandosi dietro un'improbabile definizione di grazia come «atto politico» (e non amministrativo) contenente per di più fascicoli «riservati». Una decisione inedita che il Tar del Lazio ha respinto ieri in prima istanza. Il tribunale infatti tornerà a deliberare definitivamente sulla questione l'11 febbraio prossimo, anche se per ora ha emesso una sentenza «interlocutoria» in cui si spiega che a prescindere da ogni considerazione sulla procedura di «grazia», l'atto non può comunque essere nascosto dal ministro, perché obbedisce alla normale legge sulla trasparenza. Il rifiuto di Castelli è stato totale e paradossale, rileva l'avvocato della moglie e del figlio di Bompressi, Felice Besostri: «Ci ha impedito perfino di guardare la domanda di grazia che noi stessi abbiamo presentato». Besostri confida in una vittoria anche a febbraio e spiega che la domanda di accedere al fascicolo serviva a «verificare se sono state prese decisioni che ne comportano il definitivo arresto a via Arenula senza la doverosa trasmissione al Quirinale». Una prassi, quest'ultima, quanto meno insolita.
Sulla vicenda di Adriano Sofri, che durante il natale ha incontrato gli amici, i parenti e i leader politici in visita al carcere di Pisa dov'è detenuto da sette anni, continua intanto la polemica politica in merito alla vera natura di un provvedimento di clemenza che gran parte del parlamento, mezzo governo, presidente del consiglio e capo dello stato ritengono legittimo e anzi auspicabile. Auspici naufragati dietro il tetragono no del ministro Castelli, che impedisce al Quirinale di esercitare una sua prerogativa. Alla vigilia di natale, 300 persone hanno portato avanti lo sciopero della fame a staffetta e anche Marco Pannella da tre giorni ha ricominciato a digiunare per la grazia all'ex leader di Lotta continua. Secondo il presidente emerito della Corte costituzionale Antonio Baldassarre, Ciampi può comunque firmare la grazia a Sofri e Bompressi come «atto personale», senza che le domande gli vengano trasmesse dal guardasigilli. Se la clemenza venisse direttamenre dal colle più alto, il guardasigilli sarebbe costretto ad esaminarla, controfirmandola o meno e assumendosi la responsabilità di un grave e inedito scontro istituzionale. Di avviso simile anche il costituzionalista e senatore Ds Andrea Manzella: «La grazia fa parte dei puri poteri di garanzia del presidente della repubblica». Il ruolo del ministro si limiterebbe a quello di una controfirma di natura formale. Un'opinione espressa anche da altri giuristi come Tommaso Frosini, Paolo Barile ed Enzo Cheli.
Ma al di là delle opinioni dei costituzionalisti, è sempre più forte l'esigenza di chiarire definitivamente l'esercizio effettivo del potere di grazia, un potere di natura eminentemente «presidenziale» che una legge in discussione in parlamento dovrà attribuire definitivamente come una prerogativa del capo dello stato, in modo simile alla nomina dei senatori a vita. Una svolta in questo senso potrebbe venire proprio dallo stesso partito di Castelli. Il numero due della Lega, Roberto Calderoli, si è detto ieri favorevole alla proposta di escludere il governo da qualunque ruolo in tema di grazia, pur ribadendo la propria contrarietà alla clemenza per Adriano Sofri. Si dovrà quindi procedere con tempestività alla lunga procedura di revisione costituzionale, un iter parlamentare che per i sostenitori della grazia all'ex leader di Lc si annuncia comunque non privo di tranelli.