di Vittorio Pezzuto
"Forza Italia vive un momento molto delicato. Doveva essere una forza liberale, propositiva, riformatrice, aggregante e invece da mesi è costretta a subire la spinta centrifuga di alleati che pensano solo a crearsi spazio in chiave elettorale". Il vicepresidente della Camera Alfredo Biondi usa la consueta franchezza per descrivere l'attuale, turbolenta situazione politica all'interno della maggioranza. "Siamo stretti tra le rivendicazioni neoguelfe dell'Udc, i maldipancia di An e le posizioni propagandistiche di una Lega Nord che cerca di tamponare l'emorragia di voti in Val Padana. I nostri partner si muovono secondo una logica concorrenziale, proponendosi come creditori quando invece dovrebbero riconoscere il loro grande debito nei confronti di Silvio Berlusconi, per numero di parlamentari e ministri assegnati loro".
Non passa giorno in cui non venga evocata la "verifica", parolina magica della Prima Repubblica?
E io sono d'accordo perché finalmente la si faccia. Ma dev'essere vera, anche e soprattutto a livello parlamentare. Gli incontri al vertice non possono risolvere le turbolenze nei gruppi parlamentari: la sequela di insulti pronunciati da ministri e colonnelli non si concilia con i toni paciosi delle conclusioni dei leader. Se ancora trascurati, deputati e senatori continueranno a manifestare la loro insofferenza nel segreto del voto.
Non sarà che si dice "verifica" ma si scrive "rimpasto"?
Probabile, ma non credo che mettere mano alla compagine governativa sia poi così determinante. Berlusconi ha detto di non vedere in giro dei Pico della Mirandola. Ma noi - oltre alla memoria - dobbiamo avere anche creatività, capacità progettuale, senso dell'organizzazione. E il problema è che non scorgo all'orizzonte nemmeno dei Leonardo da Vinci che siano in grado di assicurare un Rinascimento della nostra coalizione.
In questo contesto l'iniziativa dei laici e dei liberali nella maggioranza appare inconsistente?
Con Liberalismo Popolare abbiamo dato vita a un movimento che in pochi mesi si è espanso in una realtà puntiforme, provincia per provincia. Siamo così riusciti a coinvolgere tanti delusi che si sarebbero altrimenti allontanati dalla politica. Eppure riconosco che non abbiamo ancora ottenuto risultati concreti: in Forza Italia prevale ogni volta la componente più cattolica. Per questo riteniamo importante il tavolo permanente di consultazione dei laici, proposto dal vostro giornale e nuovamente convocato per martedì prossimo. Siamo molto interessati a un processo di costruzione di un unico soggetto politico dei laici ma non lo leghiamo alla mera contingenza delle elezioni europee. Anche perché diversi punti al riguardo andrebbero ben chiariti.
Quali?
Ricordo bene come all'ultima riunione Gianni De Michelis ci rimproverò per il perdurante ?entrismo' in Forza Italia. Ora, il segretario del Nuovo Psi non può pretendere che andiamo a sfaldare il partito di maggioranza relativa per formare una lista la cui consistenza è ancora tutta da verificare e che comunque sarebbe molto più socialista che liberale. Con i compagni del garofano abbiamo molti punti di contatto, che però sono anche di confine. La realtà è che se decidessimo di lasciare Forza Italia lo faremmo per dar vita a un soggetto liberale, e solo all'indomani delle nostre dimissioni da deputati. Non mi sento di lasciare chi mi ha concesso la sua fiducia: i miei elettori non sono disponibili ad avventure strada facendo. Detto questo, resto invece disponibile a sostenere - non con il mio voto ma con la mia concreta solidarietà - gli amici di Liberalismo Popolare che, non essendo iscritti a Forza Italia, volessero correre alle europee in una lista laico-socialista.
Che impressioni ha tratto dall'ultimo congresso dei Radicali Italiani?
Ho seguito con attenzione i lavori dell'Ergife e va riconosciuto che il dibattito di quei giorni ha dimostrato quanto il loro partito sia vivo. Personalmente mi considero più vicino alle posizioni sostenute da Benedetto Della Vedova, anche se al segretario Daniele Capezzone riconosco senza alcuna difficoltà l'estremo rigore con il quale affronta i problemi del diritto, della libertà di scienza, della clericalizzazione della società: tutti temi liberali erga omnes ma che oggi vengono detti ?radicali' proprio perché solo loro se ne occupano. Sarei molto contento se Silvio Berlusconi - indipendentemente dalla fase elettorale che rende tutto più torbido - riprendesse con loro un serio confronto: una trasfusione di sangue radicale nella nostra coalizione rafforzerebbe i globuli rossi di un tessuto che ormai rischia di impoverirsi sensibilmente nelle idee e nelle battaglie.