Il senatore repubblicano Antonio Del Pennino non intende rassegnarsi al processo di emarginazione delle idee e delle battaglie riformiste in Parlamento e proprio per questo si distingue - fuori e dentro il suo partito - per la determinazione con la quale ricerca un dialogo serio tra radicali, liberali, repubblicani e socialisti. Altro che giochi dialettici e piccole rendite di posizione: l'esponente dell'edera richiama tutti alla dura realtà dei fatti e insiste sulla necessità di aggregare in un unico soggetto politico tutte le storiche famiglie laiche della politica italiana. Dopo aver letto la nostra intervista a Gianni De Michelis (nella quale il segretario del Nuovo Psi ribadiva l'intenzione di dar vita comunque a una lista socialista alle elezioni europee), non nasconde pertanto la sua delusione: "Il problema è sapere se dobbiamo ricostruire le vecchie case di appartenenza o non invece gettare le basi per un nuovo edificio, necessariamente più vasto. Non credo che serva molto richiamarsi all'importanza della propria storia se poi in essa non si trovano le ragioni per costruire il futuro".
Tra pochi giorni tornerà a riunirsi il tavolo permanente di consultazione dei laici. Vi sono ancora i margini per un comune accordo alle europee?
Ho purtroppo l'impressione che, fermo restando l'attuale legge elettorale, finirà col prevalere la tentazione di andare ognuno per conto proprio. Alla base di questa scelta vi sarebbe un ragionamento pratico prima ancora che politico: la possibilità di poter concorrere singolarmente alla ripartizione dei resti mentre la sommatoria dei voti annullerebbe l'utilità marginale del proprio elettorato. Mi spiego: solo i Radicali sono certi di ottenere il quoziente pieno per l'elezione di almeno un deputato mentre in caso di alleanza gli altri partiti avrebbero minori possibilità di eleggere propri rappresentanti.
Insomma, ancora una volta un disegno politico di largo respiro verrebbe sacrificato in nome degli interessi di bottega.
Proprio per questo sono favorevole all'inserimento di un ragionevole sbarramento elettorale, che ci obblighi così a fare di necessità virtù. Lo so, è una tesi eterodossa anche nel mio partito ma resto convinto della necessità di costruire in prospettiva una grande federazione liberaldemocratica e liberalsocialista. E quindi vedo con favore ogni strumento che ci costringa nella direzione del superamento delle attuali frammentazioni.
Le questioni tecnico-elettorali hanno certo la loro importanza ma non pensa che debbano comunque essere conseguenti a chiare decisioni politiche?
Sono d'accordo. Un processo politico si costruisce solo perché esistono un progetto, grandi temi che uniscono e una capacità di individuare i reali snodi del divenire politico italiano. Per questo giudico opportuno tenere in vita il tavolo dei laici, aldilà di questa scadenza contingente. Se nei prossimi mesi avremo la capacità di individuare i temi di battaglie politiche unificanti, potremo gettare le premesse di un lavoro che prescinda eventualmente dal passaggio delle elezioni europee. Aggiungo che l'anno prossimo ci aspettano anche diverse scadenze amministrative e credo che sia opportuna la ricerca di accordi almeno in alcune realtà locali. Non escludo infatti che un processo unificante che parta dal basso possa aiutare a superare le difficoltà che si incontrano al vertice.
Al loro congresso i Radicali Italiani le hanno riservato un'accoglienza calorosa per il suo coerente impegno contro l'approvazione di una legge liberticida sulla fecondazione assistita. Cosa pensa dell'aspro scontro interno che ha contrapposto Marco Pannella a Benedetto Della Vedova?
Una forte dialettica interna è del tutto fisiologica in un partito libertario. Mi auguro che il dialogo con le altre forze laiche possa servire a dare anche uno sbocco positivo ai problemi interni emersi all'Ergife. Per questo ho accettato volentieri di promuovere al Senato un intergruppo impegnato su alcune loro storiche battaglie.
Vittorio Pezzuto