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"Voglio un congresso vero, che partorisca un fatto politico nuovo"

Testo: 


Non sarà una relazione "diplomatica" quella che il segretario Daniele Capezzone leggerà questo pomeriggio nella grande sala dell'hotel Ergife, in apertura dei lavori del secondo congresso dei Radicali Italiani. Un appuntamento importante non solo per quanti si riconoscono nella leadership di Marco Pannella e di Emma Bonino, prova ne sia che alla segreteria del partito sono giunti in questi giorni significativi messaggi di stima e di apprezzamento da parte di emerite personalità del mondo del giornalismo (Furio Colombo, Mario Giordano, Gad Lerner, Fiamma Nirenstein), della politica (Antonio Di Pietro, Antonio Maccanico, Antonio Martino), dello spettacolo (Maurizio Costanzo) e della cultura (Marcello Baraghini, Raffaele La Capria, Gianfranco Pasquino). Anche se hanno invitato alla loro assise diversi leader di partito, l'impressione è però che il loro obiettivo non sia quello di prestarsi a una passerella mediatica. La verità è che i Radicali italiani avranno molto da dire (e da dirsi) e lo stesso Capezzone avverte che i prossimi quattro giorni non saranno certo perduti in convenevoli di circostanza. "Mi preme innanzitutto sottolineare la centralità del nostro dossier sul Caso Italia. Su questo fronte, negli ultimi dodici mesi, abbiamo compiuto passi importanti: realizzando documenti approfonditi, coinvolgendo personalità del diritto, predisponendo gli strumenti opportuni per portare a livello internazionale il problema dell'illegalità diffusa del nostro paese. Ora dalla fase delle denunce dobbiamo passare a quella dell'iniziativa politica - anche nonviolenta - al fine di ottenere la pronuncia delle autorità internazionali e anche per strappare il risultato storico del monitoraggio internazionale delle prossime elezioni europee. In assenza di questo, il dibattito (non solo per i Radicali ma per chiunque voglia fare lotta politica in Italia) rischia di diventare un mero confronto sul nome e sul simbolo da dare alla prossima sconfitta politica.

Nel suo saggio "Uno shock radicale per il Ventunesimo secolo" lei ha insistito sulla necessità di un ?centro' radicale che sia al tempo stesso laico, liberale e riformatore.

Penso che le categorie tradizionali della destra e della sinistra si rivelino sempre più ferri vecchi, attrezzi inadeguati a soddisfare le attuali domande politiche e sociali. Oggi lo spartiacque tende a essere soprattutto un altro, e cioè la propensione ad allargare - o, all'opposto, a restringere - la sfera della scelta individuale e privata rispetto a quella della decisione pubblica e collettiva. Dinanzi a ?destre' sempre più aperte sul terreno economico ma più chiuse su quello delle libertà individuali, e a ?sinistre' connotate da tendenze diverse, gli elettori avvertono che manca qualcosa. Cresce cioè una maggioranza di cittadini che non vuole eccessive intromissioni dello stato nell'economia ma che, contemporaneamente, non è disposta ad arretrare di un solo passo sul versante delle libertà e dei diritti individuali. Per questi motivi resto convinto che le battaglie e le concretissime proposte dei Radicali Italiani possano coniugare in maniera efficace le due leve dei diritti civili e della modernizzazione economica. Occorre però che si verifichi una condizione essenziale: che le si possa far finalmente conoscere sia alla maggioranza di elettori che ha votato Silvio Berlusconi ma che oggi ne è profondamente delusa, sia a quegli elettori di centrosinistra che non credono unicamente al feticcio dell'antiberlusconismo e che vorrebbero confrontarsi anche su qualche progetto di concreta riforma.

Il recente congresso del Partito radicale transnazionale è vissuto di un apparente unanimismo sulla scelta del segretario e del tesoriere. Sono però bastati pochi mesi per far riemergere insanabili contraddizioni politiche e personali tra Olivier Dupuis e il resto del gruppo dirigente. Non c'è il rischio che anche in questo caso si preferisca dare per scontata la sua rielezione, magari per meglio evitare di affrontare i veri nodi del dibattito interno?

Farò di tutto perché questo non accada. D'altra parte credo che alle mie relazioni politiche si debba riconoscere quantomeno la qualità della franchezza e vedrete che anche in questa occasione non deluderò affatto le attese. E' mia intenzione favorire un dibattito aperto e schietto. Abbiamo infatti bisogno di uscire da questo congresso non con la vittoria di una tesi precostituita sull'altra ma invece con un fatto politico nuovo che sia frutto di un dibattito vero, tutto da conquistare in questi prossimi quattro giorni.

Vittorio Pezzuto

Data: 
Giovedì, 30 October, 2003
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Fonte: 
L´Opinione
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