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I laici necessari

Testo: 

di Arturo Diaconale

"L'opinione" segue da sempre con particolare attenzione le vicende dei radicali italiani. Lo fa per perché un giornale di tradizione liberale non può non essere in naturale sintonia con il movimento dei liberali, dei liberisti e dei libertari di Marco Pannella. Ma lo fa anche perché crede nella necessità di una maggiore presenza delle forze d'ispirazione laica nel panorama politico italiano e pensa che tra i primi a colmare questo vuoto dovrebbero essere proprio i radicali. "L'opinione", quindi, non si limita a registrare e, per quello che può, ad evidenziare e sostenere le battaglie radicali che giudica giuste. Tenta anche di svolgere un ruolo di stimolo nei confronti del partito di Marco Pannella. Con il dichiarato obiettivo di spingere i radicali ad abbandonare quella sindrome aventiniana che troppo spesso li ha portati ad arroccarsi nella loro contestazione morale del "caso Italia" piuttosto che giocare la partita dentro le istituzioni per cercare comunque di cambiarle e migliorarle.
Questo obiettivo era particolarmente significativo nel 2001. Quando il nostro giornale si spese affinché i radicali si sporcassero le mani con la politica e riuscissero a conquistare uno spazio nel Parlamento nazionale attraverso un accordo con la Casa delle Libertà. Volevamo evitare che nelle assemblee parlamentari mancassero le voci dei difensori più intransigenti dei diritti civili e della laicità dello stato. E con il senno di poi e la deriva clericale in corso viene naturale recriminare sul fallimento di quelle sollecitazioni. Ora, alla vigilia di una stagione elettorale che inizia con il voto europeo della prossima primavera ed andrà avanti senza soluzione di continuità fino alle politiche del 2006, l'obiettivo di allora si carica di un significato gigantesco e diventa di vitale importanza. Non solo per la sopravvivenza dei radicali come movimento politico e non come associazione culturale o morale.
Non solo per la presenza dei laici nel parlamento di Strasburgo e negli organismi rappresentativi della democrazia italiana a tutti i livelli. Ma soprattutto per impedire che il sistema bipolare italiano continui a polarizzarsi sulle estreme cancellando definitivamente le speranze di cambiamento della società italiana. Dal congresso dell'Ergife, quindi, vorremmo il rifiuto dell'Aventino ed il ritorno forte e deciso alla lotta dentro e fuori le istituzioni. Con una tale consapevolezza di essere indispensabili per il corretto funzionamento della democrazia da prospettare, per la grande area formata dai radicali, i laici e i sempre più numerosi scontenti del bipolarismo fasullo degli estremisti, un particolare futuro. Né mosca cocchiera del centro destra, né strapuntino del centro sinistra e neppure vaso di coccio terzista tra quelli di ferro della Cdl e dell'Ulivo. Ma ago della bilancia della politica italiana!

Data: 
Giovedì, 30 October, 2003
Autore: 
Fonte: 
L´OPINIONE
Stampa e regime: 
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