di Vittorio Pezzuto
"Il nostro è un momento di grande difficoltà, nonostante l'incontestabile ricchezza della nostre analisi e proposte. Ma questo non deve essere una consolazione. Il passaggio delle elezioni europee - che saranno intimamente connesse alle prossime politiche - sarà infatti determinante per comprendere se i radicali, oltre a uno straordinario passato, possano anche conquistarsi un futuro politico".
Benedetto Della Vedova, deputato europeo della Lista Bonino, interviene alla vigilia del secondo congresso dei Radicali Italiani.
Da ormai due legislature i radicali non siedono in Parlamento. Non correte il rischio di trasformarvi in una Ong?
Mi auguro che così non sia anche se c'è il rischio di apparire agli occhi dei nostri interlocutori non come un soggetto elettorale - quindi concorrente e pericoloso per gli equilibri nazionali - ma solo come una realtà di grande spessore politico. Insomma, come un'ottima squadra che però gioca un campionato diverso. Spero invece che tutti i radicali vogliano un partito che si candida a entrare in Parlamento e a governare il paese. Qualcuno potrebbe archiviare queste mie parole come la classica scoperta dell'acqua calda. Non credo però che sia tutto così semplice. Dobbiamo riconsiderare in termini diversi l'ipotesi di alleanze politico-elettorali e al tempo stesso puntare sulle europee tutte le nostre carte migliori, avendo anche in mente il dopo.
Marco Cappato ha ipotizzato la presentazione di liste antiproibizioniste.
E' un'ipotesi importante ma non penso che debba essere la nostra scelta finale. Meglio operare a tutto tondo, magari intensificando l'impegno di tutti noi sui temi economico-sociali: dal welfare ai protezionismi, passando per le riforme antistataliste della scuola e della sanità. E' su questo fronte che si giocherà infatti buona parte della partita politica dei prossimi anni.
Il vostro dossier sul Caso Italia (che L'opinione sta pubblicando a puntate) costituisce la sintesi della vostra analisi politica. Sarà anche il vostro manifesto elettorale?
Non penso che questa debba essere la sua funzione e tantomeno che debba costituire una sorta di alibi ?a prescindere' per un eventuale insuccesso elettorale. Intendiamoci: non mi sono mai sognato di disconoscere lo spessore dell'analisi che Pannella ha sviluppato in questi anni. E' un gigante del liberalismo contemporaneo e avverte con lucidità come la democrazia, soprattutto quella italiana, non sia un dato acquisito per sempre ma una condizione da difendere e irrobustire ogni giorno. La tensione su questi temi deve quindi restare un connotato essenziale della nostra iniziativa politica. Non penso però che sia utile precipitare il Caso Italia in un manifesto e in una strategia politico-elettorale. Siamo noi a giocarci la partita delle europee, sia pure nelle condizioni difficili che conosciamo: alla fine, il successo o l'insuccesso elettorale saranno innanzitutto merito o responsabilità nostra. Non di altri.
Questo congresso potrà segnare un ritorno di Emma Bonino a responsabilità di partito?
In questi ultimi anni Emma ha operato coraggiosamente e con grande intelligenza per arricchire il patrimonio proprio e del partito, intuendo prima dell'11 settembre che la democratizzazione del ?fronte mediorientale' dovesse essere una priorità della politica italiana e europea. Ritengo che la sua figura, in vista delle elezioni, debba adesso ritrovare una centralità nell'iniziativa e nella comunicazione politica dei Radicali in Italia.
Che giudizio dà della segreteria Capezzone?
Il congresso servirà necessariamente a tracciare un bilancio della nostra azione politica in quest'ultimo anno e mezzo. Un'attività di intensità straordinaria che ha spaziato su molti fronti, magari perfino troppi. Dovremo capire quanta strada è stata fatta e in quale direzione. Daniele arriva a questo appuntamento come segretario uscente ma anche come probabile segretario rientrante. Le prossime giornate dell'Ergife serviranno anche a capire se la sua rielezione sarà per tutti noi la scelta più utile.