di Vittorio Pezzuto
E' stata la sincera e appassionata preoccupazione per il futuro di Forza Italia che ha spinto diversi azzurri ad alzare i toni nella recente assemblea di Gubbio. Lo spiega al nostro giornale Isabella Bertolini, iscritta al partito dal novembre 1993, vice presidente del gruppo alla Camera e coordinatrice dell'Emilia-Romagna.
"Personalmente non sono arruolabile in alcuna corrente. Pur stimando Claudio Scajola e Sandro Bondi mi riconosco esclusivamente nella leadership di Silvio Berlusconi: impossibile immaginare Forza Italia senza la sua presidenza. Per questo ci tengo a smentire la lettura politicistica di una reazione degli ex democristiani di fronte al prevalere di personalità di matrice laico-riformistica. La realtà è diversa".
E quale sarebbe?
La realtà è che Forza Italia, una volta vinte le elezioni, ha perso la sua spinta e che dal centro non ci sono più arrivate le giuste motivazioni. Le energie migliori sono state cooptate nell'azione di governo e in periferia si è vissuto un'inevitabile sentimento di abbandono. Eppure questo è un partito con una rappresentanza territoriale molto importante, che conta ormai migliaia di eletti e centinaia di amministratori. Persone che vanno in qualche modo indirizzate, coordinate, utilizzate.
Condivido il modello di un partito snello (da noi non esistono funzionari stipendiati ma solo volontari) ma non possiamo pensare che esso diventi addirittura mistico, composto esclusivamente da esponenti della società civile. Dobbiamo sapere chi fa e che cosa. E' giunto il momento di riattivare gli strumenti statutari, gli stessi coordinatori regionali non possono essere abbandonati oltre nella loro gestione volontaristica e spesso fantasiosa.
Ma allora perché si è opposta alla nomina del ticket Bondi-Cicchitto?
Le mie sono state e continuano a essere osservazioni oggettive, senza alcun desiderio di polemica fine a se stessa. Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto hanno sicuramente una vocazione alla politica e alla sua comunicazione ma non possiedono alcuna conoscenza del partito sul territorio. Il primo arriva direttamente da Arcore e vive quotidianamente a stretto contatto con Berlusconi. Il secondo è entrato in Forza Italia solo nel 1999 senza quindi aver conosciuto la fase pionieristica - esaltante ma spesso difficile - del nostro movimento così come il suo progressivo radicamento in ambito locale. A questo si aggiunga che le origini di socialista lombardiano lo hanno portato spesso a teorizzare (all'assemblea di Todi e su diverse riviste) che Forza Italia sia in realtà una forza politica di centro-sinistra. Tesi senz'altro suggestiva, ma che andrebbe però capita e approfondita. Altrimenti corriamo il rischio di sbilanciare eccessivamente il partito sul versante laico-riformista, sconcertando i nostri elettori (in gran parte moderati di provenienza cattolica): sarebbe un regalo troppo generoso ai nostri alleati politici.
Guardi che Berlusconi ha appena confermato la nomina di Bondi a coordinatore del partito.
Che sia il benvenuto, davvero. Ma è importante che lo affianchi qualcuno che riprenda finalmente in mano le redini organizzative di via dell'Umiltà, occupandosi giorno dopo giorno - senza essere distratto da incarichi di governo - della sua crescita e del suo rafforzamento.
Da dove si dovrebbe partire per rilanciare il partito?
Da Forza Italia stessa, dalle sue tante energie ancora inespresse. In questi dieci anni ho assistito all'enorme crescita qualitativa dei nostri dirigenti locali e non passa giorno che non constati con orgoglio le rilevanti capacità professionali e politiche dei nostri parlamentari, spesso impegnati in un lavoro oscuro. Sono loro la vera ricchezza del nostro movimento: valorizziamola come si deve e vedrete che i nostri avversari politici non potranno più adoperare il comodo alibi del "partito di plastica".
Altrimenti?
Altrimenti i cosiddetti "maldipancia" interni al partito non faranno che aumentare e fra pochi mesi ci vedremo costretti a rivivere - moltiplicati per mille - gli sconquassi di Brescia, di Pescara, dell'intero Friuli. Per questo dobbiamo aumentare le occasioni di confronto al nostro interno: sono momenti di crescita e di maturazione che servono non solo a superare le frustrazioni personali ma soprattutto a far emergere le capacità dei singoli, la ricchezza delle loro idee. Non è semplice, lo so, ma si deve iniziare a farlo".