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Liberi di credere, ma in altro

Testo: 

Il meeting di Comunione e Liberazione, tradizionale appuntamento politico che da anni apre la stagione dei dibattiti alla ripresa autunnale, quest'anno è stato seguito con grande attenzione anche dai Radicali italiani, che proprio a Rimini hanno organizzato una concomitante settimana di dibattiti sulle battaglie a loro più care: antiproibizionismo sulle droghe e sulla scienza, riforma del sistema previdenziale, moratoria internazionale della pena di morte, Stati Uniti d'Europa e d'America.
Un'iniziativa senza alcun sapore polemico nei confronti dei militanti del movimento fondato nel 1968 da don Luigi Giussani. Lo ha ben spiegato il segretario Daniele Capezzone con una lettera aperta pubblicata alcuni giorni fa su Tempi (la rivista di Cl diretta da Luigi Amicone), nella quale ha dichiarato la disponibilità del suo partito ad offrire loro "un punto di vista alternativo laico, liberale, liberista, libertario. Siamo uniti dalle stesse domande, anche se poi diamo risposte diverse. E' ora di provare a sfidare quel ?clericalismo laico' che, stretto parente del ?clericalismo clericale', vorrebbe rendere difficile o impedire un dialogo serrato fra noi". Solo così è possibile immunizzarsi dal veleno di una politica fatta di battibecchi, risse e polemiche inconsistenti in cui ogni sorta di approfondimento, di confronto di fondo, sembra essere definitivamente precluso. "Occorre reagire e fare in modo che la politica torni - prima di ogni altra cosa - a dibattere di ciò che sta al fondo delle speranze di ciascuno, senza peraltro entrare in quel delicato perimetro in cui ognuno fa i conti con la propria felicità o infelicità. Una politica incapace di parlare di salute e malattia, di vita e di morte, di corpo, di sesso, di scelte segna il proprio fallimento: ed è bene cominciare a dirlo e a dircelo. Tante volte, nella storia italiana di questi decenni, un'accelerazione è stata insieme determinata dai radicali e dai cattolici: uniti non dalle ?soluzioni' - magari - ma certo nel chiedere, nel volere, nel pretendere perfino che alcune questioni fossero strappate all'indifferenza, al non-dibattito, alla non-parola". Capezzone ha indicato a questo punto tre argomenti oggetto di un possibile, serrato dibattito tra Comunione e Liberazione e Radicali Italiani: la libertà scientifica e di cura, la nascita di un'Organizzazione Mondiale delle Democrazie e infine quello dei rapporti giuridici tra Stati e Chiese e quindi, innanzitutto, della libertà di queste ultime. "Si diffonde infatti la pratica di concordati, di intese, con il corollario della previsione pubblica di forme di sostegno alle Chiese, che implicano la trasformazione dello Stato in esattore delle varie gerarchie ecclesiastiche presso i cittadini, e del versamento del credente in atto parafiscale, burocratico. Occorre recuperare la distinzione evangelica (così religiosa, così civile) tra Cesare e Dio: abolendo ovunque possibile i regimi concordatari, e rimuovendo ogni norma che svilisca il magistero religioso e chi lo esercita a espressioni dello Stato, e perciò stesso a bestemmia. Proprio gli spiriti più religiosi sono i primi a comprendere che non vi è solo il rischio della clericalizzazione dello Stato ma anche - e soprattutto - quello della parastatalizzazione delle Chiese".

L'ANTICLERICALISMO
DI DON ROMOLO MURRI
Le parole di Capezzone non possono non richiamare immediatamente alla memoria quelle di un deputato radicale italiano del primo Novecento, il sacerdote Romolo Murri. "Se essere anticlericale ha il senso pienamente negativo di essere contro il clericalismo, certo io sono anticlericale" sosteneva questi nel 1907. "Ma io sono agli antipodi degli anticlericali dell'estrema sinistra poiché io sono anticlericale principalmente nel nome e per la tutela di interessi religiosi?". E ancora: "La laicità (dello Stato) è oggi domandata dagli spiriti religiosi più vivi, e per questo stesso perseguitati dalla Chiesa ufficiale". Tesi che purtroppo ancora oggi restano attualissime. Basti pensare a quanto è stata deciso nell'ambito dei lavori preparatori della Costituzione dell'Unione Europea. Nella bozza finale non compare la parola Dio ma si è scelto di includere un richiamo alle Chiese, alle loro strutture, all'opportunità di realizzare intese molto "concrete" con le istituzioni civili. Insomma, sembra che anche stavolta abbia prevalso Mammona.

DIO INTERESSA,
I CONCORDATI ANCORA DI PIÙ
Ammonisce Maurizio Turco, presidente dei deputati radicali al Parlamento europeo: "Questo dibattito è servito da fumo negli occhi per mascherare l'offensiva delle Chiese protestanti e cattoliche a favore di garanzie giuridiche per preservare gli Statuti privilegiati di cui godono in virtù di disposizione giuridiche nazionali. L'articolo 51 del progetto di trattato costituzionale - relativo allo statuto delle Chiese e delle organizzazioni non confessionali - sancisce interamente questa rivendicazione. Un articolo che permette alle Chiese di richiamarsi alla competenza dell'Unione per usufruire di uno Statuto istituzionale, per poi appellarsi - quando esse lo vogliano - ai diritti nazionali per sfuggire agli obblighi giuridici dell'Unione". I radicali sottolineano con forza le ambiguità insite nella formulazione adottata. Da un lato il divieto imposto all'Unione di esaminare o rimettere in discussione la situazione delle Chiese degli Stati membri garantisce la conservazione dei privilegi scandalosamente acquisiti grazie ai singoli Concordati. Dall'altro, consentendo un dialogo regolare con le istituzioni europee, si riconosce alle stesse Chiese non solo la possibilità ma il diritto stesso all'ingerenza su tematiche legate all'esistenza umana: istruzione, famiglia, aborto, eutanasia, ricerca scientifica, ecc. "L'articolo 51 - conclude Turco - deve dunque essere denunciato e abolito poiché introduce una discriminazione e un regime privilegiato nell'ambito della società civile che deroga al principio della separazione delle Chiese e delle istituzioni pubbliche europee come pure al principio di eguaglianza dei cittadini, indipendentemente dalle loro convinzioni religiose o filosofiche. E'ancora possibile abrogarlo ed esigere che le Chiese siano considerate associazioni come le altre, che usufruiscono di una libertà totale nell'uguaglianza". Turco si augura pertanto che Francia, Belgio e Lussemburgo e Svezia, che si sono opposti a questa disposizione nell'ambito della Convenzione, ribadiscano - anche usando il loro diritto di veto - il loro attaccamento al principio della laicità nel momento in cui si apriranno i negoziati della Conferenza intergovernativa per la riforma dei trattati dell'Unione. Questi Paesi non esprimerebbero peraltro una posizione isolata, anzi. Una risoluzione promossa in tal senso dai deputati europei della Lista Bonino ha finora raccolto la firma di 257 membri del Parlamento di Strasburgo (il 41 per cento del plenum) ed è sostenuta da 335 deputati nazionali dei quindici Paesi membri dell'Unione. Con essa si chiede ai membri della Convenzione, nonché al Consiglio e ai governi e ai parlamenti nazionali, di assicurare "che nessun riferimento diretto o indiretto a una religione o credenza specifica sia incluso nella futura Costituzione europea" nonché di garantire "la libertà di religione, di cambiamento della religione, di manifestazione della religione attraverso un culto e di associazione religiosa assieme ai principi della laicità dello Stato, di separazione e indipendenza tra Stato e Chiese".
Tra i firmatari meritano di essere ricordati i Vice presidenti Alejo Vidal Quadras (PPE), Renzo Imbeni (PSE), Alonso Puerta (GUE) e Gérard Onesta (Verdi/ALE); i Questori Ricard Balfe (PPE), Mary Banotti (PPE), Poos (PSE) e Miet Smet( PPE); i Presidenti di Commissione Michel Rocard (PSE), Anna Karamanou (PSE), Christa Randzio-Plath (PSE) e Joaquim Miranda (GUE), i Presidenti dei gruppi Socialista (Baron Crespo), Comunista (Wurtz) e dei copresidenti del gruppo Verde (Cohn Bendit e Frassoni). Non mancano neppure le prestigiose adesioni di ex Presidenti della Repubblica (il portoghese Mario Soares e il tedesco Hans Modrow), di ex primi Ministri (il francese Michel Rocard) e di ex ministri: i belgi Miet Smet e Jean-Maurice Dehousse, i greci Alexandros Baltas e Ioannis Souladakis, gli italiani Claudio Martelli e Giorgio Ruffolo, i lussemburghesi Colette Flesch, Robert Goebbels e Jacques Poos, il portoghese Antonio Campos e gli spagnoli Helena Torres Marques, Manuel dos Santos, Enrique Baron Crespo, María Izquierdo Rojo.

PRESSING SUL VATICANO
Negli ultimi mesi i militanti radicali hanno ulteriormente intensificato il loro pressing sul Vaticano. Evidenziando l'enormità dello scandalo internazionale dei preti pedofili statunitensi (a lungo ?coperti' nelle loro responsabilità dalle diocesi di appartenenza), protestando a gran voce contro il documento dell'Ufficio della Congregazione per la Dottrina della Fede che lo scorso agosto ha condannato i matrimoni di coppie omosessuali ("E' l'ennesimo attacco ai diritti individuali e soggettivi della persona in violazione dei più elementari diritti civili e umani e contro le libere legislazioni dei singoli Stati") e soprattutto rivendicando un approccio rigorosamente laico in materia di ricerca scientifica. "Liberi il Papa, i vescovi, i cardinali e i monsignori di predicare contro l'aborto, la RU486, la pillola del giorno dopo, l'omosessualità, i preservativi. Ma liberi i cittadini del mondo di credere o meno e quindi di attenersi o no alle loro prediche!", hanno urlato nel corso di una manifestazione tenutasi il giorno di Ferragosto in Piazza San Pietro.
Nel frattempo Maurizio Turco ha messo a punto diverse interrogazioni parlamentari che si pongono l'obiettivo di fare chiarezza su alcune questioni controverse che investono i rapporti tra lo Stato del Vaticano e l'Unione Europea. Vediamole in sintesi.

UNA POTENZIALE CENTRALE
DI RICICLAGGIO
Nella convenzione monetaria tra la Comunità europea e il Vaticano (con la quale lo si autorizza ad emettere euro) è previsto che quest'ultimo possa accedere ai sistemi di pagamento dell'area euro, diretti o indiretti. Nel primo caso, gli enti finanziari sono sottoposti ai controlli imposti dalle autorità bancarie. Forse è per questo che la Santa Sede ha optato per il secondo sistema: l'Istituto di Opere di Religione è infatti un partecipante indiretto e dispone di due accessi, tramite due grandi banche, una tedesca e l'altra italiana. In questo modo lo IOR non solo è esonerato da qualsiasi controllo esterno ma, a detta della Commissione europea, può non vedersi invocata la compatibilità tra il diritto comunitario e l'articolo 11 dei Trattati Lateranensi che garantisce agli enti centrali della Chiesa cattolica - e quindi anche alla Banca centrale (lo IOR, appunto) - l'esenzione da "ogni ingerenza da parte dello Stato italiano". Insomma si riutilizza sempre per scopi poco nobili il famigerato articolo già usato a suo tempo per non consegnare il Signor Marcinkus ai magistrati che indagavano sul Banco Ambrosiano.
"Ma non è tutto" denuncia il deputato radicale. "Alla Commissione europea non risulta che il sistema bancario, economico e finanziario dello Stato del Vaticano sia stato oggetto di verifiche da parte di organismi internazionali. Né risulta che Oltretevere vi sia una legge antiriciclaggio. Peraltro, non esistendo un settore commerciale finanziario, il campo d'applicazione delle normali misure antiriciclaggio che includono il sistema finanziario sarebbe necessariamente limitato.
A questo proposito voglio semplicemente annotare che il 14 luglio 2000 le Isole Cayman sono state sottratte alla Diocesi di Kingston (Giamaica) e proclamate Missio sui iuris, avendo cura di nominare come Superiore il cardinale americano Adam Maida, membro della Commissione di vigilanza dello IOR. Ora, le Isole Cayman più che come centro di spiritualità sono conosciute in tutto il mondo in quanto centro finanziario offshore". Turco incalza: "Resto in attesa di sapere dalla Commissione e dal Consiglio europeo per quali ragioni i ministri delle finanze dell'Unione hanno siglato un accordo per abolire il segreto bancario - accettando che Lussemburgo, Austria e Belgio ponessero una clausola che condiziona l'abolizione a una misura equivalente da parte di Svizzera, Liechtenstein, Andorra, San Marino e Monaco sulla base dei parametri OCSE del 2002 - e che definisce i reati penali e civili nei campi fiscale e della frode. Per quale motivo ci si è dimenticati dello Stato del Vaticano e della sua banca?".

SUPERMARKET INTORNO
AL TEMPIO: "LASCIATE CHE I CONSUMATORI VENGANO A ME"
Lo scorso dicembre Turco aveva anche denunciato la strana vicenda dell'acquisto di 800 tonnellate di burro comunitario da parte del Vaticano, con conseguente aiuto economico di 1.500.000 euro a favore dell'esportatore austriaco: una vera e propria manna cadutagli da Bruxelles e pagata dai contribuenti europei.
Adesso è ritornato a scandagliare uno dei tanti misteri economici della Santa Sede.
Com'è noto, infatti, i prodotti agricoli comunitari - se esportati all'estero - godono di un aiuto dell'Unione europea. Adesso, con dodici nuove interrogazioni prende in esame in particolare gli aiuti alle esportazioni di zucchero, carne e burro relativi al periodo 1998/2001 (periodo di tempo coperto dalla banca dati della Commissione europea), mettendo a confronto i dati della Commissione europea con quelli dell'OCDE. "Il risultato finale di questa comparazione è che in quattro anni sarebbero stati pagati 857.578 euro di aiuti non dovuti per l'esportazione di 1.338.451 kg di prodotti e, dato ancora più paradossale, sarebbero stati esportati 4.384.320 kg di prodotti che avrebbero potuto ottenere l'aiuto alle esportazioni - un aiuto che non è stato richiesto - per un importo di 2.258.800 euro. Insomma, i conti non quadrano. Quello che è certo è che c'è del marcio intorno al Vaticano e intorno al Vaticano c'è l'Unione europea. La Commissione a mio avviso sta sottovalutando la portata della nostra denuncia, sia per quanto riguarda le esportazioni da e per il Vaticano, quanto per l'assoluta mancanza di controlli (sinanche di quelli che, con un computer di modeste prestazioni, verrebbero automatici) in un settore ?succhia-euro' qual è quello delle restituzioni all'esportazioni". Turco sottolinea inoltre come i dati in possesso della Commissione europea e forniti dallo Stato italiano non coincidano con i dati dello Stato italiano in possesso dell'Agenzia delle dogane di Roma. Non solo. Non coincidono neppure con quelli che il Vaticano ha fornito all'Agenzia delle dogane.
A questo si aggiunga un dubbio più che ragionevole sul numero di persone che possono acquistare questi prodotti a un prezzo decisamente più basso perché sovvenzionati dall'Unione europea: "Il Vaticano ha comunicato all'Agenzia delle dogane che sono oltre 30mila le persone che possono accedere ai suoi supermercati. Eppure dal sito ufficiale della Città del Vaticano risulta che - al 31 dicembre 2001 - le persone in possesso della cittadinanza vaticana erano 532, quelle autorizzate a risiedere nella Città del Vaticano conservando la loro cittadinanza di origine erano 269, quelle residenti in immobili extraterritoriali e in immobili esenti da espropriazioni e tributi erano 3.100. Siamo quindi a un totale di 3.901 persone. Esistono quindi oltre 26.000 persone che, non facendo parte dell'esclusiva Città del Vaticano, dispongono tuttavia di un accesso riservato ai suoi esercizi commerciali!". Un vero mercato nel mercato, favorito dai più che blandi meccanismi di controllo della stessa Santa Sede: la tessera nominativa è senza scadenza e priva di una foto identificativa del possessore...

RICORDANDO LA BRECCIA DI PORTA PIA
Saranno essenzialmente questi gli argomenti trattati nel convegno "Il potere temporale della Chiesa cattolica" che i Radicali Italiani hanno deciso di organizzare in occasione del 133° anniversario della breccia di Porta Pia, dal 19 al 20 settembre. Al microfono della Sala del Cenacolo di Palazzo San Macuto a Roma si alterneranno diversi oratori. Tra questi anche Nicolas Garcia Rivas (cattedratico di diritto penale e decano della Universitad de Castilla la Mancha), Dionisio Llamazares (cattedratico di diritto ecclesiastico della Universitad Complutense de Madrid), Alejandro Torres (ordinario di diritto ecclesiastico dello Stato della Universitad de Navarra), Pepe Rodriguez (scrittore e giornalista) e Pino Nicotri (giornalista de L'Espresso). Un appuntamento per quanti non intendono abdicare davanti alla continua ingerenza della Chiesa nella politica e nella morale degli italiani.
Un'occasione preziosa per mantenere alte le bandiere laiche della libertà di pensiero, di coscienza, di religione.

Vittorio Pezzuto

Data: 
Giovedì, 4 September, 2003
Autore: 
Fonte: 
L´OPINIONE
Stampa e regime: 
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