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La sinistra querela chi viola il tabù Telekom-Serbia

Testo: 

"La responsabilità politica è enorme" esclamano contemporaneamente, senza per altro aver concordato la cosa, Giuseppe Consolo (senatore di An e membro della Commissione Telekom-Serbia), gli eurodeputati radicali Benedetto Della Vedova e Gianfranco Dell'Alba, e Giulio Manfredi del Comitato nazionale radicali italiani. "Un ex presidente Iri ed un ex vertice della Banca d'Italia, quali sono Prodi e Dini - commenta Consolo - hanno comunque una enorme esperienza societaria, sono esperti d'economia e finanza, e non è possibile che non siano stati messi al corrente d'una acquisizione così importante ed in un periodo così delicato: la responsabilità politica dell'affare Telekom-Serbia va ricercata nella dirigenza ulivista dell'epoca".
"Le responsabilita' politiche sono molto piu' gravi delle eventuali responsabilita' penali - commentano Della Vedova e Dell'Alba - Prodi non può tirarsi fuori con una battuta, ed i silenzi di Dini e Ciampi sono assordanti.
Proprio ieri, dopo la pubblicazione dell'importante intervista del Giornale all'avvocato Giovanni Di Stefano - continuano gli eurodeputati radicali - intendiamo ripetere quello che abbiamo detto, da soli e inascoltati dal 9 giugno 1997, e che il Polo dice (meglio tardi che mai) da un mese a questa parte: la responsabilità politica di avere dato a Milosevic quella boccata di ossigeno che gli ha permesso di rimanere al potere e di lanciare la sua terza pulizia etnica in Kosovo (dopo Croazia e Bosnia) è molto più grave delle eventuali responsabilità penali relative al percepimento di tangenti; tale responsabilità politica ricade sul governo Prodi dell'epoca, punto e basta.
La dichiarazione di totale estraneità fatta da Prodi nella lettera all'Espresso è irricevibile - sottolineano Della Vedova e Dell'Alba -; come possono i cittadini italiani credere che l'ex presidente dell'Iri non sappia nulla di un affare nato in casa Iri negli anni 1993-1994 e giunto alla maturità quando lui diviene capo del governo ed Enrico Micheli (suo braccio destro all'Iri) sottosegretario alla presidenza del consiglio?! Come è possibile che né lui né gli altri ministri interessati alla questione (in ragione del proprio ufficio), cioé Fassino, Dini e Ciampi, non si siano accorti di nulla? Se mai ciò fosse stato, sia chiaro, la mancata vigilanza sulle operazioni di Stet assumerebbe una gravità, dal punto di vista politico e nei confronti dei contribuenti italiani, non meno rilevante della partecipazione alla decisione. Ci auguriamo che il Presidente Prodi - continuano i radicali - per la sua prossima audizione in commissione, prepari una linea di difesa più credibile: diventa, intanto, ogni ora più assordante il silenzio di Dini e, diciamolo, del ministro del Tesoro dell'epoca".
"Tanto tuonò che piovve: Romano Prodi ha risposto finalmente a Giampaolo Pansa, che su L'Espresso aveva invitato Prodi, Dini e Fassino a presentarsi in commissione parlamentare per dire la loro verità - sottolinea Della Vedova -: Prodi contesta ?la strana diceria secondo la quale mi opporrei all'essere ascoltato dalla commissione?'. Presidente Prodi - esorta l'europarlamentare radicale - per far tacere le voci malevoli sarebbe bastato che lei avesse dichiarato pubblicamente la sua disponibilità a spiegare il suo ruolo attivo o omissivo nell'affaire Telekom Serbia: sono passati due anni e mezzo dall'apertura dell'inchiesta da parte della Procura di Torino e oltre un anno dall'inizio dei lavori della commissione parlamentare; c'è voluta l'imbeccata de L'Espresso per farla dichiarare: ma ....meglio tardi che mai. Idem per Piero Fassino - continua Della Vedova - che ha, dopo l'uscita del Presidente della Commissione Europea, dichiarato anche la propria disponibilità ad essere ascoltato".
"Ci aspettiamo che nelle prossime ore anche il ministro Dini si faccia veramente avanti - commenta così Dell'Alba l'assurda difesa di Dini - vedremo, a questo punto, se gli esponenti del Governo di allora sapranno convincere magistratura, commissione parlamentare ed opinione pubblica. Non solo e non tanto della loro estraneità all'ipotesi di corruzione, quanto della loro estraneità rispetto ad una decisione gravissima di un'azienda pubblica, finora rimasta assurdamente orfana di paternità politica. La commissione parlamentare dovrà impegnare prossimamente il suo tempo non solo per Prodi, Fassino e magari Dini, ma anche per l'avvocato Giovanni Di Stefano - continua Dell'Alba - quanto pubblicato su Il Giornale conferma le informazioni che i radicali (Giulio Manfredi in particolare) hanno accumulato nel corso del tempo sul conto dell'imprenditore molisano: l'avvocato Di Stefano si è sempre dichiarato disponibile ad essere sentito, sia dagli inquirenti sia dalla commissione parlamentare; è ora di andare a vedere anche le sue carte."
Che l'allora ministro degli esteri Lamberto Dini non sapesse nulla della vicenda è già stato ampiamente confutato dall'audizione di Francesco BASCONE, attualmente Vice Direttore della Direzione generale per i paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, ed allora Ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Bascone ha inviato una infinità di fax alla Farnesina per sconsigliare l'affare, sollevando innumerevoli dubbi sulla società telefonica serba, ma le sue parole sono rimaste inascoltate. Evidentemente c'era una volontà superiore che imponeva alla Telecom Italia d'acquisire la sua omologa serba, quindi i rapporti di Bascone venivano cestinati, casomai dopo averci riso sopra. Dall'audizione di Bascone a quella di altri personaggi legati alle segreterie di Prodi e Dini, emerse che "i telegrammi sono sempre portati alla conoscenza del gabinetto del ministro, dove avveniva una cernita delle comunicazioni ritenute più rilevanti" (come risulta dagli stenografici). Emerge che nella vicenda Telekom-Serbia manca la testa, però è ampiamente emerso l'intero corpo: braccia che hanno spostato i sacchi di soldi, gambe veloci che li hanno assicurati in paradisi fiscali, mani che hanno imbrogliato le carte, apparati digerenti che hanno riciclato il tutto. Oggi sia la magistratura che la commissione vogliono ascoltare i vertici dell'Ulivo, e solo per vedere in faccia la testa dell'operazione.

Ruggiero Capone

Data: 
Sabato, 30 August, 2003
Autore: 
Fonte: 
L´OPINIONE
Stampa e regime: 
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