Si va dagli inviti a una maggiore prudenza alla richiesta di lasciare l'incarico
Pesante pressing ulivista su Trantino
ROMA - Duro attacco del senatore dei Ds Stefano Passigli all' indirizzo del presidente della commissione Telekom Serbia Enzo Trantino. «I molti anni di onorata carriera da penalista - dice Passigli - dovrebbero aver insegnato all'onorevole Trantino a non prestare eccessiva fede a soggetti già condannati in precedenza per truffa e falsificazione di documenti. Invece Trantino sta imponendo alla commissione Telekom Serbia ritmi e procedure che vanno contro le più elementari regole della prudenza». «Delle due - prosegue il senatore Ds - l'una: o è etero-diretto, e fatto muovere secondo una logica di pura speculazione politica, o non ha più equilibrio e la saggezza necessari a presiedere una commissione così delicata. In entrambi i casi Pera e Casini non possono continuare ad ignorare l'ignobile uso che viene fatto della commissione e l'incapacità del suo presidente ad impedire che questo avvenga». «Se il loro invito alla prudenza non avrà successo - conclude Passigli - forse è il caso di pensare ad un autorevole invito alle dimissioni». Ed è questo il tema dominante nell'opposizione.
«Noi abbiamo già dato un forte segnale decidendo di non andare a Torino ad ascoltare Igor Marini. Ora vedremo quali saranno i prossimi passi e il piano di lavoro. Poi all'interno dell'Ulivo si deciderà tutti insieme cosa fare...»; così il deputato dei Ds Giovanni Kessler. «Trovo davvero inconcepibile che il presidente di una commissione parlamentare parlando del presidente della Commissione Europa arrivi ad affermare: "Prodi si accorge solo adesso di che cosa significa finire nel tritacarne mediatico o nelle edicole giudiziarie" dimenticando che nel tritacarne ci è finito grazie al comportamento irresponsabile suo e dei suoi sodali: altro che presidente superpartes», incalza Marina Magistrelli, componente dell'esecutivo della Margherita. «E' assolutamente evidente - continua - che il faccendiere Marini è una loro creatura e un pupo del teatrino che la maggioranza ha messo in piedi per cercare di dimostrare il teorema di fondo che siamo tutti eguali: loro lo fanno, loro lo commentano. Non possiamo dimenticare che tutto inizia da una lettera anonima indirizzata al senatore di An, anch'egli avvocato, Giuseppe Consolo, che segnala l'esistenza dello già screditato Marini e che questo, per ragioni ormai chiare, preferisce riferire alla Commissione guidata dall'on. Trantino, invece che alla magistratura. A questo punto - conclude Magistrelli - ci chiediamo se l'on.Trantino abbia la serenità necessaria per condurre i lavori della Commissione o come pensiamo noi invece non sia il caso di passare la mano».
Intanto Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali italiani) afferma sulla vicenda Telekom Serbia: «Ricordo che quando scoppiò lo scandalo, nel febbraio 2001, il portavoce di Prodi negò, sulle prime, l'esistenza dell'interrogazione radicale, per poi correggersi e comunicare che, l'8 luglio 1997, il ministro per i Rapporti con il Parlamento (on. Giorgio Bogi) aveva inviato il seguente telex "all'on. ministro Tesoro et conoscenza on. ministro Affari Regionali e ministero Trasporti et Navigazione-gabinetto: Pregasi voler rispondere at atto sindacato ispettivo n. 4-06641 sen. Milio concernente privatizzazione Stet (è perlomeno singolare che il nome "Telekom Serbia" non compaia nei testi ufficiali...). Dal telex era stato escluso il ministero delle Poste (on. Antonio Maccanico, i suoi sottosegretari erano Michele Lauria e Vincenzo Vita), che aveva già ricevuto direttamente il testo dell'interrogazione. Sono passati sei anni ma una risposta a quell'interrogazione da parte dell'ex ministro del Tesoro ed attuale presidente della Repubblica è quantomai necessaria ed urgente; i radicali la attendono dal 1997 e non hanno aspettato a chiederla nè il signor Marini nè l'on. Taormina».