Mentre viene presentata una proposta di legge bipartisan perché sia soltanto il capo dello Stato a decidere sulla grazia e un detenuto, il leader radicale combatte la sua personale battaglia per la scarcerazione.
ROMA- C'è chi si mobilita presentando una proposta di legge bipartisan (Lega escusa) che lascia al capo dello Stato la decisione sulla grazia a un detenuto e c'è chi continua personalmente la battaglia. Per liberare Adriano Sofri.
"La sua presenza in carcere è una ferita a tutti noi. Il mio sciopero della fame è per aiutare chi deve decidere a prendere una decisione". Marco Pannella inizia uno sciopero della fame per sensibilizzare le istituzioni alla scarcerazione di Adriano Sofri. "Per cinque o sei giorni, per iniziare", annuncia il leader radicale che spiega a Radio Radicale: "La vicenda Sofri è ormai vicenda nostra, di noi radicali e di noi italiani. Mi pare pacifico che vi è una convinzione, quella per cui il persistere della detenzione di Sofri è simbolicamente inaccettabile. Da tre anni questa cosa dilaga".
"La moralità del decidere - ha spiegato Pannella - è un principio fondamentale di legalità", e visto che la presenza di Sofri in carcere "é un simbolo che fa male al diritto, alla legge, alla stessa amministrazione della giustizia", è "il momento che chi deve decidere decida". "Esistono motivi - ha proseguito - che esigono una decisione. Esiste la necessità che questo scandalo finisca". "E allora - conclude - io per sei giorni darò la mia testimonianza al potere, che deve decidere, perché dia una risposta, che dica a Sofri che deve restare in carcere o che gli dica che sarà graziato".
(11 AGOSTO 2003; ORE 17:40)