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Rai, la censura del silenzio

Testo: 

La commissione di Vigilanza obbliga "Porta a Porta" e "Ballarò" a non occuparsi del referendum. Il frutto marcio dell'accordo Polo-Ulivo
di Castalda Musacchio

Garanzia di un'informazione corretta ma anche rispetto delle norme fissate dal regolamento della Vigilanza sulla comunicazione in Rai relativa al referendum.
Il che vuol dire che nessuna trasmissione di "grande ascolto" come "Porta a porta" o "Ballarò" potrà occuparsi di approfondire argomenti direttamente o indirettamente collegati ai quesiti referendari. E' questa, in breve, la sintesi della riunione tenutasi ieri a viale Mazzini tra Annunziata e il comitato promotore del sì. Un incontro che ha consentito di far luce su più di un aspetto inquietante del regolamento approvato dalla Vigilanza con un vero e proprio "blitz bipartisan" lo scorso 16 aprile. «Annunziata - riferisce Paolo Cagna Ninchi, presidente del comitato promotore - ha semplicemente ritenuto di dover applicare il regolamento della Vigilanza che in uno dei suoi articoli diventa più che illeggittimo ma chiaramente anticostituzionale». L'articolo in questione è il numero 2 comma 1 lettera C del regolamento che vieta che si occupino di referendum trasmissioni di informazione diverse da quelle ricondotte sotto la responsabilità di specifiche testate giornalistiche. Situazione in cui, ad esempio, ricadono "Porta a Porta" o "Ballarò". Non solo: nell'ambito di questi rigidi limiti, non è previsto nessun obbligo circa l'effettuazione di trasmissioni di informazione dedicate ai referendum da parte della Rai. «In passato - fa notare anche Marco Beltrandi della direzione nazionale dei radicali italiani - la Commissione aveva agito diversamente».
Il regolamento per la campagna referendaria del '97 prevedeva, infatti, (all'articolo 6) che, dal trentesimo giorno precedente la data del voto e fino al termine della campagna referendaria, i telegiornali della concessionaria pubblica e le trasmissioni riferibili alla responsabilità di una testata giornalistica dovessero informare sui temi oggetto dei referendum e che la Rai avrebbe dovuto scegliere uno o più programmi di "talk show" imperniati sui referendum invitando i Comitati promotori del "sì" e quelli del "no". «Di fatto - aggiunge Paolo Cagna Ninchi - questo regolamento impedisce un diritto costituzionale: relativo al fatto che del quesito referendario si parli per spiegare quali sono le ragioni fondanti di questo referendum ovviamente mettendo in campo sia quelle del sì che quelle del no. Invece, a quanto pare, è prevalsa la logica censoria».
Eppure l'operazione "regime" incontrerà l'opposizione netta e dura del popolo dei diritti su un quesito - come ribadisce Beltrandi - «di cui si deve comunque parlare». «Si tratta dell'ultima possibilità per la politica rappresentata alla Vigilanza - aggiunge - di obbligare la Rai ad una informazione che, oltre ad essere legale, possa consentire una adeguata conoscenza dei quesiti; altrimenti sarà inappellabile la condanna della partitocrazia italiana al silenzio mediatico e quindi all'astensione, che troppi sembrano di gran lunga preferire ad un vero confronto politico pubblico sulle materie su cui i cittadini italiani hanno il diritto di esprimersi in libertà, e quindi di essere adeguatamente informati». Ieri, mentre il comitato del sì incontrava i vertici Rai, gli stessi radicali italiani inviavano alla Vigilanza un documento nel quale si chiede l'immediato adeguamento del regolamento approvato «agli obblighi previsti dalla normativa vigente, ordinaria e costituzionale». Tra le altre proposte: quella di abolire il divieto di occuparsi di referendum per le trasmissioni non riconducibili alla diretta responsabilità di una testata giornalistica e quella di eliminare il divieto di comunicazione politica e di messaggi autogestiti che «devono essere messi in onda da subito».
All'attenzione della Vigilanza verrà anche posto il fatto che, in riferimento alla collocazione in palinsesto di tribune e messaggi, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha previsto per le tv private disposizioni maggiormente stringenti e più aderenti alla legge e alla Costituzione.
«Sull'articolo 18 - dichiara Paolo Ferrero della direzione nazionale del Prc - la posizione di Rifondazione Comunista è agli antipodi rispetto a quella dei radicali italiani ma questo non ci impedisce di unirci nella denuncia dell'intollerabile inciucio "bipartisan" attuato dalla vigilanza. All'articolo 2 del regolamento approvato si prevede addirittura che, fatte salve le trasmissioni sui referendum, "in tutte le altre non possono aver luogo riferimenti specifici ai quesiti referendari". Siamo alla censura e alla violazione palese della Costituzione da parte di un accordicchio tra centro destra e centro sinistra. Chiediamo alla Commissione di modificare il regolamento e al Presidente della Repubblica di intervenire nella sua funzione di garante».
Oggi i vertici Rai verranno auditi in Vigilanza e Rifondazione invierà una lettera a Ciampi affinché ripristini una legalità violata. Una giornata cruciale per le opposizioni schierate a favore dei diritti contro un oscuramento chiaramente di regime. «Chiederemo ad Annunziata e Petruccioli - dichiara senza mezzi termini Franco Giordano, rappresentante di Rifondazione in Vigilanza - di ritornare indietro su quest'infame modalità di comunicazione televisiva. Troviamo sconcertante che si possa mettere il bavaglio su un istituto di democrazia diretta quale è il referendum. Evidentemente quando gli interessi convergono a farne le spese è sempre la democrazia». Ma la battaglia per i diritti continua "senza se né ma".

Data: 
Martedì, 29 April, 2003
Autore: 
Fonte: 
LIBERAZIONE
Stampa e regime: 
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