CONGRESSO Dopo tre anni il partito ha eletto ieri il nuovo leader provinciale.
Tra gli ospiti manca la Lega
Il neopresidente: «Sconfitto l'establishment». Lo sfidante: «Rispetto la democrazia»
In molti l'hanno giudicata una vittoria di Davide contro Golia. E in effetti in pochi si aspettavano che il giovane Alessandro Ciriani uscisse vittorioso dal congresso provinciale di Alleanza nazionale battendo (147 voti contro 127) Renzo Francesconi.
Una vittoria che suona più come una sconfitta dell'establishmentdel movimento provinciale di Gianfranco Fini.
Tutti i "padri nobili" del partito (Parigi, Contento, Mario ed Elena Coiro, Grandi e Sam) infatti si erano apertamente schierati con l'assessore provinciale spilimberghese.
Ritenuto l'uomo più adatto al momento. L'uomo della mediazione, capace di sedersi ai tavoli delle trattative e delle alleanze in vista delle prossime sfide elettorali. E proprio per questo, alla vigilia dellaconventiondi An che si è tenuta ieri in Fiera, si respirava un'aria di vittoria quasi annunciata. E invece no. Ha vinto l'ala dura.
Il giovane Ciriani (31 anni, laurea in Scienze politiche, attuale capogruppo di An in Consiglio provinciale, fratello minore dell'assessore regionale Luca) era sostenuto dal movimento giovanile e da molti circoli della periferia. Il giovane che nel suo intervento non ha esitato a ricordare Giorgio Almirante e ha esortato tutti a «ritrovare l'anima di destra che stiamo perdendo». «È stata premiata la militanza - ha detto il neopresidente appena eletto - Ed è stata bocciata la linea politica portata avanti dal gruppo dirigente che non apparteneva alla nostra storia». Lapidario il commento dello sfidante sconfitto: «La democrazia è una gran bella cosa e va sempre rispettata». Francesconi non ha voluto aggiungere altro.
Ma che la partita fosse tutta da giocare lo si è capito sin dai primi interventi della mattinata. La platea degli iscritti di Alleanza nazionale appariva spaccata in due. Divisa, su per giù, a metà dopo le relazioni dei due candidati. Naufragata subito l'ipotesi di una terza candidatura, sul palco si è aperto il duello.
Da una parte i sostenitori di Renzo Francesconi, dall'altra i supporter di Alessandro Ciriani. In prima fila nel sostegno dell'assessore provinciale spilimberghese i "padri storici" del movimento finiano. Con in testa il sottosegretario Manlio Contento che si è lanciato in un intervento schieratissimo con l'obiettivo di indebolire Ciriani.
A tifare per Francesconi anche l'ex europarlamentare Gastone Parigi e il collega di giunta provinciale Arnaldo Grandi. A favore dell'elezione di Alessandro Ciriani si sono invece schierati molti giovani del partito. Prima fra tutti l'ex consigliere comunale Flavia Maraston. «Alessandro - ha detto - non ha avuto la "vetrina e i riflettori" riservati a Francesconi. Lui ha scelto la base. Noi vogliano un partito fatto di uomini e non di burocrati».
Due candidati diversi in tutto. E le rispettive relazioni lo hanno dimostrato. Tutta incentrata sull'organizzazione del partito, sulla formazione della nuova classe dirigente e sul rapporto con gli alleati di governo quella di Francesconi. Alessandro Ciriani ha puntato tutte le sue carte sulla storia e sull'identità del partito.
«Perché votare An se la stessa appare come una costola di Forza Italia? Non siamo più riconoscibili, il nostro messaggio risulta opaco». E il giovane consigliere provinciale ha scaldato la platea strappando più di un lungo applauso quando ha detto di non voler rinunciare ad Almirante e a Romualdi. In quel momento si è capito che il congresso poteva prendere un'altra piega. «Ripartiremo dall'abbraccio che Francesconi ha voluto regalarmi alla fine dello scrutinio. C'è molto da lavorare per ricucire lo strappo profondo che si è creato». E non è mancata la polemica in apertura di congresso. Al momento dei saluti da parte degli alleati c'erano tutti (Forza Italia in forze, Callegaro per l'Udc, Santarossa per i radicali) tranne la Lega che ha preferito disertare l'appuntamento con An.
Davide Lisetto