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"Non farò come D´Alema"

Testo: 

Il premier a Udine con Bossi, Fini e Follini per lanciare la candidatura della leghista Alessandra Guerra.
Berlusconi: se perdo alle amministrative non mi dimetto

DAL NOSTRO INVIATO
ROBERTO BIANCHIN

UDINE - Prudenti, attenti a pesare le parole, e generosi con i «ribelli» friulani, i quattro leader della Cdl, Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Umberto Bossi e Marco Follini, hanno «consacrato» ieri pomeriggio nel castello di Udine il loro candidato alla presidenza della Regione, la leghista Alessandra Guerra, scelta dopo una lunga "baruffa" che ha spaccato Forza Italia. Due ore di conferenza stampa-cerimonia davanti a giornalisti e invitati (dirigenti della coalizione), con duecento militanti in cortile davanti a un megaschermo (pochi gli applausi), e sparute contestazioni di sindaci della Carnia non invitati («bistrattati come polli da cortile»), di pacifisti e di docenti contro la riforma Moratti.
Appena arrivato sul piazzale del castello, Berlusconi è stato salutato dai militanti della Cdl. Uno gli ha detto: «Presidente, lei è troppo democratico», e lui ha risposto che «quando si ha il 60% della coalizione bisogna essere al servizio di tutti».
Due ore, nell'antica sede affrescata del parlamento friulano, per far digerire ai «ribelli» locali, che non si sono fatti vedere, una decisione contestata. Per dimostrare che la Cdl «è forte e unita». Per nascondere le spaccature («i contrasti si supereranno in fretta», sempre parole del premier) e tentare di convincere tutti che la Guerra «è una candidata con i fiocchi».
Due ore anche per tendere la mano al presidente uscente della Regione sacrificato in nome della coalizione, il forzista ribelle Renzo Tondo, definito «saggio, efficiente, equilibrato ed efficace», e ora chiamato dal premier, in segno di risarcimento, a «far parte della nostra compagine di governo». Ma due ore anche per far dire a Berlusconi, in risposta alle domande, che non farà come D'Alema («intanto sono venuto qui con il mio aereo e non con quello di Stato»), cioè non si dimetterà se la Guerra perderà la partita. E un certo timore ci dev'essere, di Riccardo Illy, se Berlusconi si è spinto fino al punto di ricordare agli elettori che «non ci sarebbe alcuna convenienza, ma solo fatti negativi, ad avere un governo regionale in distonia o addirittura ostile al governo del paese», quando invece con la vittoria della Cdl ci sarebbero per il Friuli Venezia-Giulia «solo sinergie e vantaggi considerevoli». Palla colta al balzo da Alessandra Guerra, secondo la quale i movimenti autonomisti, piuttosto vivaci in questa regione, dovrebbero sentirsi «orgogliosi» di stare al fianco di questo governo.
La prudentissima candidata governatrice, presentata da Bossi come «mamma di due bambini che ha appena finito di allattare», ha messo al primo punto del programma la difesa della famiglia e dei valori tradizionali, ma non ha potuto nascondere che la sua candidatura «non è stata facile» e che era stata sul punto di ripensarci. «Una decisione sofferta» l'ha definita Berlusconi, che l'ha spiegata con la «richiesta accorata e determinata» in questo senso della Lega, «l'unico partito della coalizione a non avere una presidenza di Regione». Bossi ha ringraziato. Fini ha ammesso che c'è stata «un po' di confusione» e Follini che «il metodo è stato un po' laborioso». Ma, ha aggiunto il vicepremier, «scandalizzarsi sarebbe ipocrita».

Data: 
Martedì, 11 March, 2003
Autore: 
Fonte: 
LA REPUBBLICA
Stampa e regime: 
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