IL DIBATTITO
Passa il testo dell'Udc che accoglie l'idea del leader radicale. Ma lui è scontento
ROMA - Alla fine ognuno se n'è andato per la sua strada e il voto bipartisan, che non pochi, sia a destra sia a sinistra auspicavano, non è arrivato.
Risultato: sulla guerra all'Iraq la maggioranza vota da sola la sua mozione, a Senato e Camera. Mentre l'Ulivo da una parte approva un insperato (fino alla vigilia) testo unico, dall'altra si spacca sul sostegno al testo di Rifondazione, con un Bertinotti che incassa più voti dei suoi parlamentari senza cedere nulla in cambio. È la sintesi di una giornata che ha conosciuto momenti di acceso contrasto in entrambe le Aule parlamentari. L'Ulivo era riuscito a ricompattarsi su un documento unitario. Ma metteva nel conto anche una possibile spaccatura sulla risoluzione della maggioranza: di fronte ad un testo che si rifacesse con precisione al documento votato dai Quindici a Bruxelles, Udeur, Sdi e Margherita (forse anche qualche diessino) avrebbero potuto votare a favore. Invece alle 9.30, quando comincia il dibattito a Palazzo Madama, circola un testo di poche righe che cita il Consiglio europeo, ma che impegna il governo «a continuare nell'attività sin qui svolta». Cosa che ovviamente rende difficile se non impossibile un sostegno bipartisan. Mentre la divisione nell'Ulivo si consuma sulla mozione di Rifondazione: votano a favore anche Comunisti italiani, Verdi e Correntone Ds. Il duello a Palazzo Madama è soprattutto tra il diessino Angius e il forzista Schifani. Attacca il primo: «Berlusconi non ha spiegato che cosa vuol dire che il governo non lascerà soli gli Usa». Risponde il secondo: «Noi concepiamo l'uso della forza come estrema risorsa perché siamo senza ipocrisie». Andreotti tende una mano alla soluzione bipartisan con il suggerimento, accolto dal senatore forzista Contestabile, di aggiungere alla risoluzione della maggioranza una coda riguardante la necessità di ottenere «la preventiva autorizzazione del Parlamento» prima di assumere «ogni determinazione».
Alla fine la mozione del centrodestra passa, ma solo con il sostegno della Casa delle Libertà, mentre Prc, che al Senato ha solo 3 seggi, incassa 31 consensi e la non partecipazione al voto (che a Palazzo Madama equivale ad un'astensione) della maggioranza diessina. Respinta anche la risoluzione dell'Ulivo e quella proposta da Cossiga, contrario alla concessione delle basi aeree senza l'autorizzazione del Parlamento.
Alla Camera il discorso non cambia. Nonostante l'annuncio a tarda sera del capogruppo di An Ignazio La Russa e cioè che la maggioranza aveva deciso di aggiungere alla sua risoluzione il fatto che il governo agirà «in piena sintonia» con il testo approvato dal Consiglio europeo. Il ministro degli Esteri Frattini apre il dibattito pomeridiano lanciando un appello all'opposizione: «Ripensate la vostra decisione sul voto: ci avevate chiesto di unire l'Europa sotto una sola voce e lo abbiamo fatto». Ma l'Ulivo non si convince, continuando a diffidare della «conversione europeista» di Berlusconi.
E Rutelli, che viene più volte interrotto dai deputati della Lega e di An, invita la maggioranza a votare il testo dell'Ulivo.
Al momento del voto si riproduce lo scenario del Senato: nessun accordo maggioranza-opposizione. Molti invece i consensi (345 voti), in questo caso bipartisan, alla mozione dell'Udc che riprendeva la proposta di Marco Pannella.
Ma solo sulla parte che riguarda l'esilio per Saddam. Casini abbraccia in Transatlantico il leader radicale: «Da pietra dello scandalo sei diventato un elemento unificante». Lui, però, è assai poco soddisfatto: ha ritenuto troppo limitata la formulazione del testo e non ha apprezzato i chiarimenti di Frattini sull'esilio di Saddam: «Non si è colto che con la nostra proposta si pensa al dopo».
Roberto Zuccolini